È facile dare la colpa agli altri, ai non-nativi. Perché la società musulmana dovrebbe essere la ragione per cui degli uomini stranieri hanno aggredito le donne qui?
Qui di seguito la mia traduzione di un pezzo di Mira Sigel (QUI l’originale The farce of #Cologne)
Un numero imprecisato di donne sono state violentate e derubate la notte di Capodanno a Colonia. Circa 150 vittime [7 gennaio 2015] hanno fatto denuncia alla polizia, alcune parlano di stupro. Secondo quanto riferito, gli autori erano di origine nord africana e araba. La gente sui social network si divide tra coloro che parlano di accuse razziste, e chi ancora si interroga sul senso del declino dell’Occidente. I politici parlano di “polso duro della giustizia”. Le vittime sembrano scomparire in questo fermento.
Capodanno, una notte diversa dalla norma. Ognuno è in festa, tutti restano in piedi fino a tardi, molti si lasciano andare. A causa della paura di attacchi terroristici, polizia e polizia federale erano in presidio alla stazione ferroviaria di Colonia centrale. Grandi folle si trovano sulla piazza, alcuni gruppi lanciano petardi e fuochi d’artificio tra la folla. Le donne sono state palpate, circondate, minacciate, rapinate e anche violentate. Gli astanti che cercavano di dare una mano sono stati minacciati. Descrizioni concordanti raccontano che gli autori avevano tra i 15 e 35 anni, del Nord Africa e di origine araba. La polizia non si è accorta di nulla. Nella loro relazione sulla situazione hanno detto che il Capodanno è stato pacifico. Le prime notizie di attacchi sono apparse sui social network, in cui le vittime e i testimoni hanno segnalato quello che era successo a loro o ciò che avevano visto. Alcuni quotidiani locali hanno diffuso l’argomento. I mass media hanno cercato di ignorarlo, temendo di suscitare risentimenti razzisti o per non diffondere bufale. Si è scatenato un putiferio, ci sono accuse, assegnazioni di colpa, allarmi. Ma l’intera agitazione è una farsa totale, che prende in giro le vittime.
L’ex ministro della Famiglia, Kristina Schröder, non ci ha messo molto a postare su Twitter a proposito della violenza misogina insita nell’Islam. Gli attacchi di Colonia sono un chiaro risultato dell’immigrazione e della cosiddetta crisi dei rifugiati? È facile dare la colpa agli altri, ai non-nativi. Perché la società musulmana dovrebbe essere la ragione per cui degli uomini stranieri hanno aggredito le donne qui? È ipocrita e ridicolo affermare che noi mostriamo agli uomini migranti come trattare correttamente le donne. Al contrario: arrivano in un paese dove trovano pubblicità pornificata su ogni cartellone e su ogni video. Le donne sono offerte apertamente come un prodotto. L’acquisto di sesso è diventato mainstream da molto tempo e lo stupro è un reato non sempre punito. Tariffe flat e i facial abuse sono alcuni delle individuali e occidentali libertà di cui gode un uomo tedesco in una cosiddetta società civile, e anche i media supportano queste libertà in ogni modo; nessuno vuole riconoscere la violenza sessuale, quando l’uomo medio tedesco eiacula per una donna che viene picchiata e perde i sensi in un film porno. Se qualcuno è ancora in dubbio sulla questione se la prostituzione è violenza sessuale, lui o lei dovrebbe guardarsi intorno un po’ nei forum degli acquirenti di sesso. “Onlyintheass” o “whore destroyer” sono alcuni comuni nickname degli utenti. Si dovrebbe evitare di leggere i messaggi che scrivono, il rischio di reazioni a catena è enorme.
Il più grande tabloid tedesco, il BILD, titola “The sexmob in our cities”, e Alice Schwarzer, sulla rivista femminista EMMA, parlano di stupri di gruppo alla stazione ferroviaria, e chiamano gli autori terroristi. Può sembrare astruso, ma entrambi hanno ragione. Ma non sono i non-nativi, gli altri, i profughi, che producono quel clima, ma la nostra, la società disonesta, che accetta una cultura dello stupro, che la riflette in testi di canzoni, nella pubblicità e in innumerevoli film e articoli, e di una società dove le vittime di stupro sono denigrate e i colpevoli la fanno franca nonostante quello che hanno fatto. La “sexmob nelle nostre città” esiste – giorno dopo giorno – in tutte le grandi città tedesche – in particolare lungo i marciapiedi, nei bordelli, nelle saune-club e negli appartamenti.
Gli uomini stranieri, che provengono da paesi musulmani, di solito non sono abituati a forme di aperto sfruttamento sessuale delle donne. Prostituzione e pornografia esistono anche nei loro paesi, ma sono nascoste e fuorilegge dalla società. C’è una rigida separazione dei sessi, che di solito prevede che la donna, che deve mettersi il velo, rimanga in aree private e si autolimiti. Gli uomini nei paesi musulmani hanno più libertà e anche un concetto di sé diverso. È possibile argomentare se questo sia il risultato della religione o della cultura, ma una cosa è certa: non è nei loro geni. Questi uomini vengono in un paese dove tutto è porno, e questo “tutto è porno” di nuovo riguarda esclusivamente le donne. Sono gli oggetti sui cartelloni pubblicitari, le carni fresche nei bordelli, distese seminude, ornamenti femminili – sono pubblicizzate accessibili e appariscenti. Le donne nella nostra cultura sono una merce, ostentata, disumanizzata, umiliata. Con queste premesse, come possiamo essere sorpresi, che gli uomini provenienti da un contesto culturale diverso, non capiscano fin da subito, che va bene solo per il buon tedesco abusare e assalire le donne in vicoli bui, in metropolitana, al carnevale , nella propria casa o sullo schermo del televisore, ma non in gruppo o in spazi pubblici? Andiamo. Dovremmo garantire un po’ di integrazione. Poi i migranti violenti sicuramente impareranno come possono usare le donne e i loro corpi senza affrontare il tribunale. Milioni di uomini tedeschi mostrano loro ogni giorno come farlo – totalmente legale e senza punizioni.
L’acquisto di sesso è ufficialmente legale in Germania dal 2002 ed è anche accettato. Le donne che si prostituiscono non hanno alcun diritto, nessuna protezione, non ci sono limiti. Anche con la nuova legge a protezione della prostituzione non sembra cambiato nulla. Gli uomini possono fare ciò che vogliono con le donne, purché paghino dieci dollari per questo. Le organizzazioni che gestiscono il commercio di sesso suggeriscono alle prostitute di evitare di indossare sciarpe e orecchini, in modo da non essere ferite facilmente. Le donne come merce sono pubblicizzate alla portata di tutti, gli acquirenti celebrano le loro visite ai bordelli con video dedicati.
Coloro che non vogliono andare in un bordello e pagare per il sesso, possono utilizzare altri modi ed essere abbastanza sicuri che non gli succeda niente, se decidono di commettere violenze sessuali sulle donne. Lo stupro è quasi escluso dalla punizione giudiziaria in Germania, solo una piccola quantità di vittime continua a sporgere denuncia e di quei delinquenti solo un ridicolo 8,4 % viene condannato a pene sempre più ridicole. Prima di andare in tribunale le vittime devono passare attraverso mortificanti verifiche della loro credibilità e nel caso abbiano più di un partner sessuale, l’avvocato della difesa sarà lieto di chiamarle troie. Questo è legale in Germania e questa è la realtà del nostro sistema legale!
Quelli con la voce più forte su Twitter e sugli altri social media che chiedono di punire i colpevoli, sono quelli che di solito prendono in giro le femministe che lottano contro il sessismo e le vittime di violenza sessuale. Sono coloro che di solito sono i primi a pensare che le vittime di violenza sessuale mentano e utilizzino questa menzogna come atto di vendetta. Le vittime di Colonia sono usate da loro per propaganda razzista, non gliene frega niente delle donne, della loro sicurezza o dei loro diritti. Se gli aggressori di Colonia fossero stati i tifosi di calcio tedeschi, le vittime sarebbero state chiamate nazi isteriche e nessuno avrebbe neppure osato credere loro. Non abbiamo bisogno della figura dello straniero, dell’immigrato per far sentire le donne insicure in Germania. Durante il carnevale a Colonia ogni anno accadono numerosi attacchi, ma, in questa occasione, le vittime sono “avvertite” dei rischi del carnevale, che pertanto devono bere di meno e indossare gonne più lunghe. Non riescono a capire quanto queste dichiarazioni siano vicine alla tradizione islamica in cui le donne indossano il velo, entrambe sono forme di #victimblaming.
La sindaca Reker di Colonia ha proseguito sullo stesso versante, quando ha iniziato a dare consigli di comportamento per le donne dopo gli incidenti e di mantenere la distanza di un braccio dagli sconosciuti. Lei stessa è stata attaccata da un delinquente di destra con un coltello solo qualche settimana fa. Invece di prendersi cura della sicurezza delle donne negli spazi pubblici, le donne vengono dichiarate la parte-colpevole per essere state molestate sessualmente. Gli uomini sono scusati, come al solito. Son ragazzi! Molto prima degli incidenti accaduti a Colonia, in Germania, le donne sapevano di non essere sicure di notte, sui trasporti pubblici e negli spazi pubblici. Un terzo delle donne in Europa ha subito violenza sessuale.
La vera beffa per le vittime è, che non esiste una garanzia legale per quello che è successo loro. “Govermare con fermezza”, su cui i politici vogliono esercitarsi ora, non ha nemmeno una base giuridica in Germania. Il Ministro della Giustizia Maas dovrebbe saperlo. Secondo la legge tedesca è stupro, solo se una vita è stata minacciata o è stata commessa una violenza di massa. Un semplice “no” o un “distanza di un braccio” non conta nelle aule dei tribunali tedeschi, l’autore del reato potrebbe aver interpretato questo come parte del flirt. A partire da “Cinquanta sfumature di grigio” un “No” significa “Sì” e la violenza è tollerata con gioia e volontariamente. L’elemento criminale definito come molestie sessuali non esiste nemmeno nel diritto tedesco. Le 150 vittime di Colonia sono lasciate sole con la speranza di un segnale politico, perché Berlino teme per la pace sociale in Germania, legalmente non avranno mai giustizia, proprio come le centinaia di migliaia di altre vittime di stupro in Germania ogni anno.
Le vittime di Colonia non appaiono neppure in questo dibattito per le parti maggioritarie. Alcuni le usano per la propaganda xenofoba, altri temono il razzismo così tanto, che preferirebbero che le vittime tacessero. Entrambi gli atteggiamenti sono atti di codardia, entrambi sono sbagliati. La cosa giusta da fare è quella di riconoscere la violenza sessuale come parte della nostra società. Quindi se vogliamo evitare che gli immigranti la pratichino, dobbiamo prima assicurarci di sanzionarla nel modo giusto. Abbiamo bisogno di ascoltare le vittime, rispettarle e proteggerle. Chi si deve vergognare e chi è fuori legge sono gli aggressori. In tutta questa discussione le vittime vengono trascurate, tutte queste donne traumatizzate, che sono lasciate sole, sono dichiarate colpevoli per quello che gli è successo o sono adoperate per scopi politici. Sono loro che dovremmo ascoltare e a loro dovremmo mostrare la nostra profonda solidarietà. A tutte loro.
Se tu parli di una guerra nel cuore dell’Europa, di una jihad sessuale e generalizzi, esporti/estendi gli attributi di questi uomini violenti a tutti gli stranieri, ai musulmani, chiaramente non potrai perseguire più la politica dell’accoglienza e forse questo ai governi fa comodo. Il fatto che il fenomeno da Colonia sembra estendersi ad altre città europee, indica che questi fatti stanno diventando qualcosa di più, qualcosa su cui giustificare politiche di restrizione in materia di immigrazione. Si parla sempre più di revisione delle procedure di asilo, di limiti al numero di immigrati, di sospensioni di Schengen.
Inoltre, a mio avviso c’è in atto la costruzione di un ingroup e di un outgroup. Se vengono da noi, sostiene Dacia Maraini, devono adattarsi alla nostra civiltà, quindi fatemi capire: se restano da loro possono continuare a fare i violenti, tanto non ce ne frega niente? Allora c’è una differenza ontologica tra le donne occidentali e le altre? Si stanno definendo le caratteristiche dell’ingroup e dell’outgroup, cosa va preservato e cosa va allontanato e ostracizzato, dentro e fuori, civiltà e natura, Noi/Loro.
Spacchiamo il capello cercando di capire il grado e il tipo di misoginia, di sessismo, di violenza, degli atti di molestie, quando sarebbe più utile condannare la violenza contro le donne in toto, senza se e senza ma, senza orpelli e declinazioni di altro tipo. Per me la violenza è tale, punto e basta, gli uomini si comportano così indipendentemente dalla nazionalità, dal livello socio-economico, dalla religione. Se invece si punta a sottolineare un aspetto “etnico”, io sento puzza di “distrazione” dal punto centrale. La violenza contro noi donne è universale, di matrice patriarcale e machista, nessun uomo in teoria ne è immune, si tratta di una questione culturale, ma non cultura occidentale contro le altre culture. Possiamo per favore iniziare a parlare di violenza punto e basta? Dobbiamo per forza rincorrere ciò che ci viene imbeccato da persone che non sanno nemmeno cosa significa discriminazione e le conseguenze di essa? Come donne conosciamo bene cosa sia la discriminazione e la deumanizzazione, quindi mi chiedo se siamo consapevoli dell’operazione in atto, in cui noi donne siamo adoperate e la violenza rischia di passare in secondo piano. Stiamo creando un nuovo ghetto, un Nemico interno, uno straniero che porta inciviltà nelle nostre candide città. Come se violenza, sessismo e misoginia fossero fenomeni alieni a cui i nostri uomini europei/occidentali sono immuni, grazie alle nostre leggi che colpiscono questi reati. Come abbiamo visto, queste sono solo favole. Questa cultura dello stupro e della violenza è dappertutto e va sradicata comprendendone (e nominando) la matrice patriarcale. Mi chiedo davvero tutto questo sostegno all’odio cosa di buono ci può portare. La (non)cultura dello stupro è diffusa ovunque, non mi sembra che sia necessario importarla. Questo dovremmo ripetere e non continuare il racconto xenofobo che si sta facendo. Sì xenofobo, perché quando si arriva a generalizzare e a creare il Mostro, si stanno ponendo le basi per una lotta razzista ed etnica. Io ripeto che non ci sto, ripeto che per me la violenza non ha colore, etnia, religione, ha le radici che ho evidenziato prima.
In Germania ci sono tantissimi bordelli, però delle violenze che gli uomini commettono su queste donne nessuno si preoccupa, siamo ancora alla divisione tra donneperbene e donnepermale, come se dovessimo preoccuparci a compartimenti stagni. La violenza non dovrebbe avere territori in cui è tollerata, le vittime sono tutte uguali e la violenza serve a sottomettere le donne, tutte, a umiliarle, considerandole oggetti di proprietà maschile. Forse si tratta veramente di un backlash del patriarcato che è in crisi e cerca di resistere riproponendo la violenza per ricondurre le donne alla sottomissione.
Dice Ida Dominijanni: “Se cominciassimo a leggere il disordine mondiale nei termini di una crisi planetaria del patriarcato, e non nei termini autorassicuranti di un Eden occidentale della libertà femminile in guerra contro l’inferno patriarcale islamico, probabilmente cominceremmo finalmente a fare un po’ d’ordine, a capodanno e tutti i giorni.”
Una lettura consigliata sulle minoranze e la deumanizzazione di gruppi estranei, Chiara Volpato ”Deumanizzazione – Come si legittima la violenza”
1 commento
no non è colpa dei nostri film e non è colpa della nostra pubblicità e nemmeno di cinquanta sfumature di grigio! Non è colpa della cultura occidentale e laica! Non è colpa della nostra libertà sessuale! E’ colpa della repressione e della rigida divisione tra i sessi che vige nelle società non laiche da cui molti migranti provengono! E’ colpa del fatto che pensano che una dona che mostra mezza caviglia sia una sgualdrina, è colpa del fatto che amano l’alcool dell’occidente ma non la libertà delle donne che c’è in Occidente.
Non centrano i geni, ma centra il fatto che se la maggioranza dei migranti musulmani è brava gente c’è una minoranza rumorosa che rimane attaccata a una cultura sessuofoba e non laica che considera la donna non velata come una senza onore (epperò ogni tanto un cicchetto se lo fanno anche se sarebbe vietato)