Chiunque compia un reato, specialmente come quello incarnato dall’abuso sessuale, deve essere condannato. Senza possibilità di appello.
Le aggressioni subite dalle donne in Germania, Svizzera, Austria, Slovacchia da parte di un consistente gruppo di immigrati di provenienza mediorientale e nordafricana hanno contribuito a far riemergere le antiche problematiche legate alle differenze culturali tra Oriente e Occidente. Soprattutto hanno rimesso in discussione temi cruciali del mondo politico, quali il diritto di accoglienza dei profughi o la necessità di attuare misure atte a favorire l’integrazione sociale degli stranieri.
Ma gli episodi registrati in quei paesi europei (e chissà dove ancora) non paiono affatto riconducibili alle ventilate differenze etnico-culturali evocate dalla maggioranza degli opinionisti che in questi ultimi giorni si sono alternati nei salotti televisivi.
Se da un lato simili vicende vanno ricondotte all’altrettanto annosa questione relativa a una presunta autorità maschile, dall’altro non è possibile ignorare la valenza simbolica insita in ogni singolo gesto oltraggioso. La poca considerazione per il sesso femminile vantata dalla tradizione araba raggiunge la sua massima espressione quando viene perpetrata a danno di vittime inserite in contesti sociali che – al contrario – attribuiscono alle donne una rilevanza analoga a quella degli uomini. Ambienti in cui chiunque può ritenersi libero di agire in base alla propie convinzioni,complice una libertà difficile da comprendere per chi è condizionato da pesanti tradizioni patriarcali.
Resta il fatto che i presunti rifugiati – rei di aver oltraggiato (verbalmente e in alcuni casi persino fisicamente) quelle donne che volevano soltanto trascorrere qualche ora spensierata in attesa di festeggiare l’inizio del nuovo anno – hanno inferto un duro colpo alle convinzioni occidentali. Perchè l’integrazione – una verità inconfutabile – non deriva dall’educazione o dall’istruzione, E non dipende neppure da una ritrovata consapevolezza di sè.
Si tratta infatti di un processo che in sostanza esula dal falsobuonismo e dalla tolleranza. La violenza – va ribadito – non ha colore, nazionalità, identità. La brutalità è un concetto astratto che non può assolutamente essere circoscritto a un’appartenenza etico-religiosa. Chiunque compia un reato, specialmente come quello incarnato dall’abuso sessuale, deve essere condannato. Senza possibilità di appello.