Se i funerali fosserò più umani e affettivamente più partecipi
TRA SERIO E FACETO
Ieri sono stata ad un funerale qui a Milano, rito Ambrosiano ha ripetuto più volte il prete. Rituale arcaico e conduzione routinaria – anaffettivo – disumana, ho pensato io per tutta la durata della cerimonia con considerevole, profondo disappunto.
Già, perché il solo fatto che per i primi 20 minuti l’officiante abbia unicamente ripetuto un generico (e quindi inappropriato a parer mio) “ la nostra sorella” e ci abbia invitato a leggere le arcaiche, generico banali – astratte “ antifone n. 1-2-3”, senza manco sfiorare per oltre mezz’ora qualcosa che vagamente si riferisse alla zia , né il suo nome, né il suo essere stata gran donna e mamma e dama di carità e personaggio vivace e moderno, giovanissima e aperta nonostante l’età anagrafica molto avanzata, nulla.
Antifona dopo antifona e lettura dopo lettura, in 40 minuti abbiamo ascoltato, e ribadito noi stessi ripetendo come dei babbei, in pratica solo che Gerusalemme è “ al centro” della nostra Religione e che la nostra sorella, alias la zia, era arrivata alle porte della “ città di Dio “ dove sarebbe stata accolta a braccia aperte non solo dal Signore ma anche dagli amici e dai parenti che l’avevano preceduta, non essendo la morte la fine della vita ma solo l’inizio di una nuova fase di vita, di un’altra vita diversa da questa terrena. Su quest’ultima parte, fine di una fase e nuovo inizio, invece che fine totale-buio perenne-morte, da “quasi buona” cristiano cattolica cresciuta dalle suore Orsoline diciamo che .. mi piace concordare.
Però, caro prete (e cari tutti che vi siete inventati questi scritti e rituali), come puoi dire “immagina X che sarà accolta nel posto più bello dell’universo”, “ gioisci per X che sarà circondata dagli amici che già stanno là” , come puoi pensare di trasmettere GIOIA , perché GIOIA o almeno leggerezza, lenitivo del dolore e dell’anima, sorriso e SPERANZA dovrebbe essere se davvero sei credente, quando poi parli della persona che sta nella cassa ricoperta di fiori ai piedi dell’altare come di un anonimo signor o signora X ?
Ok, anche i parenti più stretti, figli e nipoti, hanno fatto la loro parte di incapaci imbranati e impreparati ad affrontare l’evento. Avrebbero potuto chiedere al prete di ricordarla loro stessi o di fare qualcosa che avrebbe compiaciuto lei stessa durante la cerimonia, invece nulla.
In effetti la zia, che aveva 92 anni e ne dimostrava circa 20 in meno fisicamente ed era fino a quattro giorni fa più rapida, pronta e brillante di lingua e di ragionamento dei figli sessantenni, pure in quest’occasione ha avuto la meglio, ha fatto tutto all’improvviso, come si augurava, quasi non si è accorta di star male e in dieci minuti ha perso conoscenza e… bye bye gente.
Raro poter dire in tutta onestà e consapevolezza “ ha avuto una vita meravigliosa, praticamente ha fatto tutto e solo quanto aveva voluto e desiderato nel modo e nei tempi che lei stessa aveva deciso, zero problemi nella sua vita.. “, raro ma per la zia in effetti è stato proprio così.
Io l’avevo vista l’ultima volta il 23 dicembre, tutti riuniti a casa sua per gli auguri tra cugini di ogni ordine e grado. Era un po’ meno vispa del solito ma solo a causa di un malanno passeggero, aveva il piglio di sempre e mi diceva “ma dài, stai qui a fumare non uscire che prendi freddo e poi adesso me ne faccio una anch’io, vada nell’altra stanza tuo cognato se a lui dà fastidio il fumo, che vuole ancora.. questa è casa mia e qui si fuma..” .
Così, appena usciti dalla Chiesa e ancora sul sagrato dietro al feretro , io mi sono accesa una sigaretta dicendo a voce alta “ questa è per te, zia! “ .
I suoi figli mi hanno guardata un istante, uno sguardo di gratitudine e un cenno di sorriso mentre gli occhi di tutti noi hanno in quello stesso istante luccicato, e rapidi si sono accesi anche loro una sigaretta, seguiti dagli altri cugini e amici fumatori che in un attimo hanno colto il segno, il vero, solo e unico gesto celebrativo dedicato proprio a lei, la zia, che non rinunciava mai alle sue dieci sigarette al giorno.
Sarà stato pagano, profano o non so che, ma un gesto di saluto “ su misura” per ogni anima e persona che ci lascia per affrontare questo viaggio è a parer mio DOVEROSO, in segno di affetto e di rispetto da parte di chi officia e partecipa al suo funerale.
Vorrei che tutti i preti imparassero, siate per primi voi più affettivi, più comprensivi, più umani.. se celebrate con distacco e freddezza come se foste dipendenti statali del peggior tipo, dediti a recitare formule e timbrar documenti, forse dovreste cambiar mestiere. Trasmettete la percezione dell’infinito nulla glaciale, mentre a parole citate il calore dell’accoglienza della città di Dio. Voi fate male alla Religione e alla Chiesa, oltre che a noi credenti. Non è che dovete autorizzare la sigaretta in Chiesa, no, ma dimostrate che almeno sapete di chi state officiando il funerale. Amen.