“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti.”
“Uguali diritti per tutti – basta con i cittadini di serie B”
di Enrico Andreoli
(fotografie dal sito di Repubblica”)
Questi slogans sintetizzano l’impostazione data dall’Italia Laica alla contrapposizione con l’Italia Cattolica per cui il sesso è un fattore di discrimine per i diritti civili.
Come potete vedere dalle fotografie
che ho scattato in piazza della Scala alla manifestazione “Sveglia Italia” del 23 gennaio c’erano un po’ tutti: belli, brutti, ricchi, poveri, mezzo mezzo, ragazzi, ragazze, gay e bisex, giovani e vecchi; c’era anche Luxuria! Ho visto molta gente che si baciava, si teneva per mano, si sorrideva e si stringeva: insomma gente che, evidentemente, si voleva bene in molte forme e in molti gradi.
Utilizzare nella disputa con i cattolici il vettore “uguaglianza” è uno strepitoso errore strategico.
Infatti chi ha una fede necessariamente non può considerare se stesso uguale o simile all’altro. Chi ha una fede cattolica-giudaica radica il proprio modo di intendere la vita nella Bibbia e non si sente, giustamente, uguale agli altri. Si sente più ricco, più voluminoso, più certo, più intelligente, più giusto, radicato in una tradizione millenaria. La differenza essenziale che lo separa da tutti gli altri esseri umani è l’obbedienza cieca al primo imperativo categorico “crescete e moltiplicatevi”. Parola del Signore.
Dunque non si può chiedere a un fedele di condividere una prospettiva normativa che in qualche misura e vari modi, depotenzia la famiglia come unico “motore” riproduttivo legittimo e legale.
Se le unioni civili fossero uguali al matrimonio verrebbe a configurarsi uno Stato di diritto non più centrato sulla coppia eterosessuale votata alla riproduzione e legata da un vincolo sacro indissolubile (ovviamente per i ceti meno abbienti ovviamente: chiedere al cattolicissimo pluridivorziato Pierferdinando Casini le ragioni di questa strana anomalia).
Per disputare con i cattolici (e con ogni tipo di fedel) bisogna utilizzare gli elementi centrali della loro fede. Pertanto per ridurre al silenzio un cristiano è necessario dare ascolto alla Parola del Figlio e ripeterla: l’amore è il compimento di tutte le leggi.
E dato che gli Ebrei ne hanno 613 per tutti i giorni, più altre 40 per il solo Shabbat, si capisce immediatamente il grande successo popolare del Cristianesimo in terra di Israele.
Che l’amore sia compimento di tutte le leggi non è soltanto una legge a cui conformarsi; una legge da cui derivano inviti come “ama il prossimo tuo come te stesso”, “non fare ad altri ciò che non vorresti che altri facesse a te”, “il mio prossimo sono io (Terenzio)” e, ultimo e maggiormente lacerante: “ama il tuo nemico che ad amare gli amici son capaci tutti anche gli esattori delle tasse” (Mt.5,43-48).
Se l’amore è “compimento” vuol dire che abbraccia una totalità, ovvero che avvolge anche altro oltre al pur complicato “stare al mondo”. Quindi riguarda anche, e soprattutto, come “fare” il mondo, le leggi del fondamento e non solo quelle della fruizione ed utilizzo del mondo, abitanti, animali o risorse che siano.
Come fare il mondo ?
Farlo facile per tutti quelli che si vogliono bene, farlo a difesa e protezione dell’amore a prescindere da sesso, colori e sapori. Se poi verranno bambini… che letizia!
Credete forse, voi fedeli, che Cristo o Buddha o Moshè abbiamo voluto dire qualcosa diverso ?