Nascono ogni mese nuovi Science Club for Girls, o STEM Club for Girls, soprattutto nel mondo anglosassone. Obiettivo di queste comunità è sostenere le ragazze in curriculum e carriere tecno-scientifiche.
Certamente, a causa della sottorappresentazione delle donne e delle ragazze nei curriculum tecno scientifici, è necessaria una politica specifica e ben progettata di promozione. Soprattutto, come nel progetto Roberta, le ragazze scoprono i robot, le ragazze dovrebbero poter fare da sole per un certo periodo, avendo la possibilità di prendere le misure dei problemi posti dallo studio delle scienze, e mettendo le mani sulle macchine e sulle attrezzature, con i loro modi e tempi (magari, senza il solito ragazzino nerd alle spalle che le aiuta).
La parola tinkering indica le esperienze costruttive che sarebbe necessario iniziare da piccole: un modo di sperimentare la scienza costruendola. Tinkering è quell’insieme di azioni che vanno dallo smontare qualsiasi oggetto per vedere che cosa ci sia dentro, o per cercare di capirne il funzionamento, alle attività di costruzione di manufatti utilizzando motorini, interruttori, piccoli circuiti elettrici, parti di pc, parti di stampanti, e così via. Tinkering è quando mamma, papà e bambini si mettono assieme e a progettare, per esempio, le luci dell’albero di Natale. Ma montare e smontare oggetti, tecnologici e non, non è il gioco proposto di solito alle bambine.
Da una certa età, le bambine adottano la mentalità (mindset) della comunità in cui vivono, secondo cui per lo più “le donne non sono portate per la matematica” (nell’immaginario sociale, la “matematica” – o ciò che è identificato come tale, comprende ed esaurisce ogni competenza di pensiero logico e costruttivo). Moltissime donne adulte possono narrare, con i loro ricordi e le biografie intellettuali, che alle prime difficoltà in scienza o matematica qualcuno nella loro comunità intervenne per scoraggiarle a continuare a studiare queste materie, poiché “le donne non vi sono portate”.
Ecco perché sono importanti gruppi di sostegno per le ragazze, perché le loro comunità per lo più le scoraggiano.
L’atout dei Club più attivi è sempre la presenza di un mentor scientist, un sostenitore o sostenitrice che incoraggia le ragazze. Esse devono essere incoraggiate a non “mollare” di fronte ai fallimenti, poiché la capacità di imparare matematica e scienze non è un dono innato.
Il ruolo del mentor scientist per le ragazze è quello di sostenerle nello studio, e soprattutto di parlare degli studi, degli esperimenti tentati, dei successi e dei fallimenti. Così, le ragazze possono adottare verso le materie STEM lo stesso atteggiamento che hanno verso, per esempio, materie umanistiche, che è: provare, lavorarci su, trovare le proprie strade, discuterne con le amiche, scambiare i compiti, disegnare, usare strumenti, scrivere temi, inventare storie.
Per le bambine e le ragazze, l’uso di strumenti anche semplici (es. le macchine semplici di Munari) dovrebbe proseguire oltre la scuola elementare: e invece nelle scuole medie il programma di matematica prende la strada misteriosa e astratta delle “espressioni algebriche”, terreno minato per molti studenti (non solo ragazze). Ma mentre i maschi sono comunque incoraggiati dalle famiglie a giocare con giochi tecnologici, le bambine, dopo vari fallimenti scolastici, abbandonano il campo. In questo caso, sarebbe bene poter recuperare l’interesse verso la scienza sperimentando, in un luogo idoneo (un’aula, un’associazione culturale, una ludoteca, ecc), costruendo con vari materiali: è importante per la bambine e ragazze rafforzare così un’identità costruttivista e sperimentatrice.
Le attività di coding che si stanno espandendo in tutta Italia sono importanti e coinvolgono bambine e bambini. Sarebbe altrettanto importante per le bambine “lavorare con materiali, costruire piccoli circuiti elettrici, macchine con diversi ingranaggi, e anche circuiti elettronici semplici.
Vorrei citare un caso interessante. L’Università del North Carolina a Greensboro (UNCG) ha un Centro per il sostegno agli immigranti rifugiati (Somalia, Birmania, Sudan, Etiopia, Nepal, Ruanda). Infatti, Greensboro ospita la terza più grande comunità di rifugiati delle città degli Stati Uniti, di cui un terzo sotto i 18 anni. Presso il Centro l’Università ha aperto uno STEM Club per le bambine delle famiglie dei rifugiati dove alcuni docenti di scienze della formazione tengono laboratori utilizzando dei kit di circuiti elettronici chiamati Little Bits. Little Bit è formato da blocchetti elettronici colorati che si collegano con magneti e che permettono di costruire un circuito elettronico funzionante.
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