Daniela Domenici intervista Maria Sicari, una donna che può insegnare molto. E non solo la musica.
Ho incontrato de visu Maria Sicari qualche anno fa e per una sola volta a Caltanissetta e mi ha colpito così tanto che a distanza di anni sento il desiderio di rivolgerle qualche domanda.
Maria, sei diventata, qualche anno fa (non diciamo quanti) la prima direttrice d’orchestra siciliana e una delle prime in Italia. Come sei arrivata a questo traguardo così importante? Qual è stato il tuo percorso musicale per di più in un città non grande come Caltanissetta, nel cuore della Sicilia? Ci sono altre/i musicisti in famiglia?
L’inizio della mia carriera lo devo al compianto M° Luigi Marchese, violoncellista al Teatro Massimo di Palermo, con il quale mi dilettavo a suonare in duo come pianista. Mi disse che quando suonavo gli sembravo un’orchestra per cui mi propose nel 1981 (ero già laureata in pianoforte e in composizione di musica corale e direzione di coro) di dirigere un piccolo gruppo da camera di archi. Da quel momento la direzione d’orchestra divenne lo scopo della mia vita artistica: conobbi il grande M° Franco Ferrara che mi spinse a continuare avendo ascoltato la mia direzione dello Stabat Mater di Pergolesi e con il quale continuai a studiare privatamente fino alla sua dipartita avvenuta circa due anni dopo. Seguii anche il master del M° Piero Bellugi a Palermo come unica donna fra gli allievi e arrivai a dirigere l’orchestra sinfonica del Conservatorio di Trapani (79 elementi!) invitata dal Direttore M° Pappalardo, mio grande ammiratore. Purtroppo in seguito alla morte del suddetto e anche del mio Maestro di composizione Eliodoro Sollima abbandonai la direzione per dedicarmi alla composizione pubblicando il mio cd Pensieri in musica con la Fonit di Milano che conteneva tutte mie composizioni da camera per diverse combinazioni strumentali con il mio ausilio come pianista. Nel 1999 vinsi il Primo premio assoluto al Concorso di Composizione Bernardino Giuliana e nel 2005, dopo aver fatto esperienza anche come scrittrice, soprattutto umorista, vincendo diversi concorsi nazionali fra cui il Primo premio del Concorso Sabina Guzzanti a Roma con la messa in scena dei brani premiati e l’Oscar della poesia a Frassino con Canto D’amore dedicato a mio padre, venni invitata a Catania per dirigere La vedova allegra di Lehar. Da quel momento scoprii il mondo dell’operetta che mi dava la possibilità di esprimermi sia come musicista che come commediografa per cui nel 2006 costituii, insieme a mia sorella Floriana (soprano della Compagnia di operetta di Nadia Furlon), la Compagnia Operettistica Siciliana di cui sono il Direttore d’orchestra nonché curatore e rielaboratore dei testi delle operette che mettiamo tutt’ora in scena.
Mio padre, illustre magistrato, aveva una bellissima voce di tenore mentre il suo papà era un basso; la mia mamma era pianista e quindi noi figli abbiamo continuato a coltivare quest’arte: della mia compagnia oltre Floriana, che è la soubrette delle operette, fanno parte anche mio fratello Giuseppe, tenore, i miei nipoti Roberto e Carlo, bassi, e mia nipote Paola, ballerina.
Quando ti ho conosciuto abbiamo parlato del tuo libro di cui poi mi hai fatto avere una copia: “Così fan tutte più ridere”. Vorrei parlare prima di questo; poi siccome lo hai scritto durante la forzata immobilità della tua malattia la domanda seguente riguarderà quel periodo doloroso della tua vita. Allora, raccontaci questa tua opera che è composta da ben cento composizioni in rima e illustrata da rebus di tua creazione…come ti è nata l’idea delle creazioni in rima e perché hai scelto di mettere, novità assoluta, il titolo di ognuna alla fine? Hai sempre avuto la passione per i rebus?
Amo la vita così come ridere; sono un’ottimista e trovo sempre il positivo anche nelle situazioni più drammatiche. Durante la mia immobilità dovevo reagire e trovare qualcosa che mi rendesse sempre presente sia a me che agli altri ed ecco che mi nacque l’idea di scrivere queste barzellette (la maggior parte già note) in rima per renderle più originali. La scelta di scrivere il titolo alla fine ha lo scopo di strappare un’inevitabile ultimo sorriso al lettore. Non sono un’appassionata di rebus ma li ho inseriti nel mio libro per dimostrare anche la mia capacità nel disegno libero.
E ora arriviamo al tasto dolente, la tua malattia che ti ha portato all’invalidità e poi, lentamente, con la tua grande forza di volontà ti ha riportato sul podio, anche se non perfettamente deambulante. Quando e come è iniziata? Quanto tempo sei stata immobile? Come e chi è riuscito a capirla, a formulare una diagnosi e a farti lentamente guarire?
Nel 1991, poiché ero una donna obesa di ben 106 kg mi sono sottoposta all’intervento di diversione bilio-pancreatica del dott. Scopinaro di Genova mediante il quale riuscii a perdere, nei vari anni, circa 53 kg. Purtroppo questo intervento mi portò negli anni all’annullamento totale, nel mio corpo, della vitamina D che produce il calcio alle ossa. La conseguenza è stata una gravissima un’osteoporosi fratturativa che mi ha distrutto le ossa costringendomi su una sedia a rotelle per circa tre anni. Il dramma della situazione consiste nell’essere venuta a conoscenza della diagnosi solo dopo cinque anni dalle prime manifestazioni e quando, dopo anni di dolori lancinanti ed inutili viaggi e visite dai migliori medici italiani, in una sola caduta mi si fratturarono il femore destro, ambedue le anche, 8 costole, 2 vertebre e due dita! E’ stato all’ospedale di Pisa, al Cisanello, che sono riusciti ad individuare la causa e quindi formulare la giusta diagnosi. Dopo mesi di lunghe cure riuscii nuovamente a vivere e a camminare! Oggi sono claudicante, cammino col mio inseparabile bastone, vivo con 100.000 unità di vitamina D da fare ogni mese,ho perso circa cm15 di altezza….ma sono lo stesso felice e vedo nuovamente la vita a colori!
Domanda finale: siccome manco da quasi 5 anni dalla nostra amatissima Sicilia aggiornami su cosa hai fatto in questo periodo in campo musicale e anche come scrittrice. Hai sempre la tua compagnia d’operetta?
In questi ultimi anni, oltre a continuare con la mia compagnia, sono stata invitata come direttore e con la mia orchestra da Claudio Corucci, impresario della Compagnia Italiana d’operetta, per mettere in scena La vedova allegra, Cincillà, Scugnizza, Il paese dei campanelli e La duchessa di Chicago che abbiamo portato oltre che a Palermo (10 recite al Teatro Al Massimo!!!) in giro per tutta l’Italia.
La mia meravigliosa compagnia, di cui fa anche parte il nostro comune amico Nunzio Bonadonna, annovera successi in tutta la Sicilia. Oltre le operette mettiamo in scena numerosi galà (Benvenuta operetta, Mordi, rosicchia, divora…l’operetta, La vedova è sempre allegra, Profumi, boa e champagne… Un cannolu e nu babà ecc) in cui io, autore dei testi e coordinatore dei brani eseguiti, ho il ruolo di presentatrice. Mi diverto moltissimo in questo nuovo ruolo in quanto oltre a delucidare il pubblico sui vari brani eseguiti facendogli conoscere il mondo dell’operetta, alterno la lettura delle mie barzellette suscitando quella ilarità scoppiettante che mi gratifica pienamente e che mi convince che nella vita tutto succede non a caso ma ha sempre una giustificazione: possibilmente se non avessi vissuto quella forzata immobilità, non avrei mai scritto il mio libro e oggi non vivrei la gioia di regalare alla gente minuti di allegria. Viva la vita!!!!