Un blog dal titolo autoironico, per esorcizzare i chili di troppo, che ormai non ha più. E per motivare le altre donne a cambiare, ma soprattutto ad accettarsi.
40 kg persi nell’anno dei suoi primi ‘anta’ e un libro per raccontarlo, Francesca Sanzo è oggi impegnata come comunicatrice, digital coach, storyteller, blogger e autrice di testi. E viaggia per l’Italia per organizzare corsi di narrazione online e far conoscere la sua storia.
A 40 anni, Francesca Sanzo ha deciso che i suoi 102 chili, portati su un viso d’angelo, non le stavano più bene. E, incitata da un commento della figlioletta, che aveva notato che la sua era la mamma più in carne tra quelle delle sue compagne, ha deciso di mettersi a dieta, fino a raggiungere una perfetta forma fisica. Non solo: attraverso il blog Panzallaria, due libri, uno spettacolo teatrale e una serie di corsi e di eventi in tutta Italia, Francesca ha condiviso le sue competenze e la sua esperienza, per essere di esempio ad altre “donne che non si amano troppo”, non necessariamente in sovrappeso.
Nel 2013 hai compiuto 40 anni e hai deciso che, come regalo, desideravi una nuova te, nella quale riconoscerti di più. Così, hai iniziato quello che chiami “un percorso di cambiamento e muta”, grazie al quale hai perso 42 chili, lasciandoti alle spalle l’obesità. Che scoperte ti ha portato, su te stessa e sugli altri, questa esperienza? La nuova Francesca emersa dalla muta è davvero diversa da quella di prima?
Il mio percorso personale è stato un prezioso allenamento per focalizzarmi su me stessa, il mio benessere fisico e mentale e fare in modo che tutto questo avesse un reale riscontro su tutta la mia vita: in questo senso ho parlato di muta e non di dieta, perché sono convinta che il cambiamento, quello vero, che non ammette scorciatoie e che davvero ci fa crescere, possa solo passare da una visione integrata, specie se ha a che fare con il corpo. La nuova Francesca è la somma di tutte le mie esperienze − quindi anche dell’obesità, che mi ha insegnato moltissimo − ma è certamente una persona diversa da quella che era tre anni fa: oggi mi sento forte, il mio corpo mi rappresenta e mi permette di fare molte più cose e mi voglio bene in un modo nuovo. Durante la muta ho scoperto quanto il modo in cui mi narravo prima (fallita, debole, ormai al capolinea) influisse su tutto (lavoro, relazione con gli altri) e fosse il masso che mi spingeva verso il basso. Cambiare la narrazione e l’approccio al mondo è stato fondamentale. Ora non uso più la parola “fallimento” ma “esperienza”.
Sei una comunicatrice digitale, pronta a raggiungere i tuoi obiettivi − e quelli dei clienti che si affidano a te − attraverso una serie di tecniche mirate. Qual è stata la tua strategia per raggiungere la forma fisica? Quanto ha contato, nel tuo percorso, l’appoggio dei familiari, degli amici, di tua figlia, della tua web community?
L’appoggio degli altri è fondamentale, ma non imprescindibile: lo dico perché il valore che diamo alle situazioni dipende sempre da noi e dunque, anche in assenza del sostegno degli altri, possiamo comunque trovare le risorse per volerci bene. Nel mio caso, la positività innescata dalla mia scelta nella cerchia familiare ha avuto un riscontro talmente forte che è stata parte della mia ‘benzina’ e la community online mi ha supportata molto, ma credo sia dipeso anche dal fatto che mettersi in gioco pubblicamente è sempre un ottimo mezzo per essere più obiettivi e ironici su di sé. A livello strategico, ho usato la tecnica dei piccoli passi (da me ribattezzata “Tecnica degli scalini di San Luca”, poiché l’ho visualizzata mentre cominciavo a riprendere contatto con il mio corpo, salendo e scendendo gli scalini che conducono a un santuario in cima a un colle della mia città, Bologna). Avevo un obiettivo, perdere 20 chili, che era tutto sommato raggiungibile e l’ho scomposto in micro obiettivi ancora più raggiungibili:
-
prendere confidenza con un nuovo modo di mangiare
-
cominciare a fare sport moderatamente
-
introiettare il nuovo regime alimentare
-
fare sport sempre di più, man mano che mi allenavo e perdevo chili.
Alla fine ho raggiunto il mio obiettivo e l’ho raddoppiato: di chili ne ho persi 42 in totale.
In 102 chili sull’anima, edito da Giraldi nel 2015, racconti il tuo cammino verso la forma fisica e la salute. Cosa consiglieresti, oggi, a una donna che voglia affrontare una situazione di grosso sovrappeso? Pensi che, per cominciare a liberarsi dei fardelli esteriori, bisogna partire dallo sciogliere i propri ‘nodi’ interiori?
L’obesità, mi preme dirlo, non è tanto un fardello esteriore quanto interiore e credo che con questo ho già in parte risposto alla tua domanda ;-). Non si diventa obesi (se non si tratta di patologia ma di scelta alimentare) per ragioni esteriori, si diventa obesi per nascondersi e per paura, quello esteriore è sempre e solo un effetto.
Nel 2008, dai post del tuo blog hai composto un testo teatrale, portato sulla scena con il titolo La rivincita del calzino spaiato: pensieri di una mamma post moderna. Nel 2010 hai pubblicato in e-book con Siska Editore Lavorare nel paese dei bambini, favola di amicizia e solidarietà per sensibilizzare sul tema della sicurezza nel lavoro. La maternità, per una donna, può essere una grande fonte di ispirazione e di rinnovamento?
La maternità è una fase della vita di cui la nostra società ha perso un po’ la naturalità: viene ammantata di aspettative (positive e negative) tali per cui – a volte – diventa difficile per un neogenitore capire bene che tipo di padre o di madre voglia essere. Può certamente essere fonte di ispirazione, ma anche no: siamo tutti diversi ed essere genitori non ci rende ‘differenti’ dagli altri, cambia radicalmente la vita, ma è parte della vita, per chi può e per chi vuole.
Il tuo manuale, Narrarsi online: Come fare personal storytelling, edito nella collana “Web Marketing” di Area51 Publishing nel 2014, ha raggiunto le posizioni top nella classifica dei bestseller di Amazon, restando per un mese intero il testo più venduto delle categorie “Internet” e “Impresa, strategia e gestione”. Quanto hanno contato, per questo successo, le tecniche di digital marketing che insegni nei tuoi corsi?
Credo abbia contato molto il fatto che – negli anni e grazie al mio lavoro e ai contenuti che metto a disposizione online – mi ero creata un’ottima autorevolezza online che, chiaramente, ha reso disponibili le persone a leggere il mio libro. Oltre a questo, sicuramente Area 51 e le persone coinvolte hanno fatto un buon lavoro promozionale. Poi spero che il libro abbia avuto successo per i suoi contenuti, più che per la promozione che è stata fatta. Sono convinta, e questo insegno, che, se una cosa ha valore, online emerge; se non ha valore, puoi fare tutte le campagne di digital marketing che vuoi, ma alla fine il passaparola è quello che ne sentenzia la qualità.
Nella tua città, presiedi l’associazione di promozione sociale Girl Geek Dinners Bologna, che promuove l’uso di Internet come volano di democrazia, libertà, cultura e valorizza le professionalità digitali femminili. Pensi che i tempi siano maturi per una ‘rivoluzione rosa’, almeno sul Web, o il soffitto di cristallo è ancora solido?
Il soffitto di cristallo è solidissimo, ma noi possiamo aggirarlo e le donne sono sicuramente mature per un approccio differente che sovverta i modelli professionali che fino a qui hanno dominato. Quello che conta è riuscire a fare rete con altre donne e uomini disposti a lavorare sulle competenze e non sulle “differenze di genere”, valorizzando le diversità come valore aggiunto a un progetto professionale.
Come storyteller, hai trasformato la tua vicenda personale in un seminario: Mut-azioni: 3 parole, 3 pensieri e 3 azioni per il cambiamento si rivolge a tutti coloro che vogliono cambiare lo ‘stile narrativo’ della propria vita per trovare occasioni di crescita in quelli che sembrano insuccessi. “Quello che chiami fallimento è l’esperienza che costruisce chi sei oggi e chi scegli di diventare domani”, scrivi infatti. Quali saranno le prossime tappe?
A Mut-azioni tengo moltissimo e sono contenta che Work Wide Women e Google Italia abbiano deciso di investire su questo progetto. Invito tutte le donne che leggono a iscriversi, l’8 marzo a Milano. Metteremo in gioco pensieri limitanti, azioni concrete per il cambiamento e vi racconterò come io ho applicato la “tecnica degli scalini di San Luca” alla mia vita professionale. Il tutto avverrà grazie a potenti strumenti tecnologici: carta, penna, parole e pensieri. Il modo in cui ci narriamo a noi e agli altri è fondamentale per cambiare il nostro approccio al mondo e focalizzarci sul lavoro e nella vita privata.
Per iscrizioni: https://workwidewomen.com/prodotto/mut-azioni-agire-cambiamento-personale-raggiungere-obiettivi-professionali