Soffrire per la mancanza di un figlio? Un dolore che nella nostra società si estingue con la maternità surrogata, cosiddetto : utero in affitto.
Se Andy Wharol negli anni ‘80 ci ha presentato un barattolo di pelati Campbell come simbolo della società moderna nella Pop art , oggi il presagio immaginato si è realizzato. Il barattolo simbolico dell’utero materno è lì sul tavolo, forse il valore della generatività si sta perdendo nell’immediatezza della tecnologia. Le donne sono anche barattoli, se scelgono di concepire per terze persone. Questo gesto sarebbe molto interessante se concepito come un atto di generosità, come nel caso della fecondazione omologa; tuttavia la fecondazione eterologa è molto frequente in tante coppie. La fecondazione si definisce omologa quando il seme e l’ovulo utilizzati nella fecondazione assistita appartengono alla coppia di genitori del nascituro. La fecondazione eterologa si verifica, invece, quando il seme o l’ovulo proviene da un soggetto esterno alla coppia.
In Inghilterra il numero dei bambini nati da madri surrogate è salito negli ultimi 6 anni del 255%. In Italia, la metodica non è possibile ed è considerata legale se l’utero è stato affittato in un paese dove questa pratica è possibile. La legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita vieta la fecondazione eterologa ed il ricorso all’utero in affitto. Dunque, non accettare l’eterologa e consentire l’espatrio è una contraddizione in termini.
La maternità surrogata si può realizzare in due forme omologa ed eterologa secondo varie modalità: affitto di utero,per la prima; surrogazione di ovocita, di utero e gestazionale per la seconda. Per entrare nello specifico della questione bisogna far un distinguo tra fecondazione omologa ed eterologa, quindi comprendere che l’utero può diventare semplicemente un contenitore e la gravidanza stessa un periodo di affitto nel grembo di una donna diversa dalla madre naturale.
L’ “utero in affitto”, con embrioni fecondati in vitro dagli spermatozoi del padre con gli ovociti della madre genetica prevede l’impianto nell’utero della madre surrogata, come di un barattolo in cui si deposita l’embrione per 9 mesi. Questo accade quando la donna ha ovaie funzionanti ed è priva di un utero o ha motivi clinici per “gravidanza a rischio “della propria vita.
La surrogazione di ovocita e di utero prevede gli spermatozoi del padre committente e gli ovociti della madre donatrice, che è la madre biologica e genetica. La surrogazione gestazionale prevede l’ovodonazione, in cui l’ovocita viene donato da una donatrice, diversa dalla madre surrogata. In questa procedura l’ovocita della donatrice sarà fecondato dallo spermatozoo del padre committente.
Tre madri o due per questo bambino? C’è sicuramente una madre genetica/biologica/donatrice, c’è una madre gestante ed esiste una terza madre simbolica uomo o donna, nel caso di coppie omosessuali.
Questa possibilità di nascere al mondo sarà sempre più diffusa, non è dato di sapere se le scuole di bioetica discuteranno approfonditamente e a breve ci sarà un protocollo internazionale per uniformare le leggi in merito a questa materia. Tuttavia, una società che non si è data leggi internazionali omogenee consente di realizzare maternità senza regole. E’giusto vivere senza limiti e con soluzioni immediate dei bisogni, siamo sicuri che questo si chiami amore? Se l’amore è un processo di crescita personale, di accoglienza dell’altro e di condivisione può realizzarsi in varie direzioni, traiettorie lunghe che comportano impegno e responsabilità da parte della coppia o del single. Questa complessità può essere risolta nella ricerca di soluzioni diverse dal barattolo di Campbell?