Taccuino di viaggio nella città di Vicenza, tra donne e immagini.
L’arte di parte
La città di Vicenza è un hortus conclusus di bellezza e rara finezza nelle abitudini di vita. Messa accanto a luoghi straordinari come Venezia e Verona, ha un carattere più riservato e caratteristico. Vi invitiamo a scoprirla attraverso alcune immagini femminili, fra donne e arte, in un sequenza alquanto capricciosa, come in una rapsodia, una forma musicale strutturata su episodi a carattere molto libero, variato e contrastante.
Vicenza racchiude, come profondo segreto identitario, uno dei più bei teatri del mondo, il primo non all’aperto di tutta l’Europa, il famoso teatro Olimpico. La città è quel teatro e il teatro è la città, il suo cuore, il suo fascino. Edificato da un’Accademia di dotti ancora esistente, ebbe bisogno dei contributi dei grandi notabili che ne hanno plasmato la storia e la vita culturale: la scena del teatro, in cui ben si legge uno scorcio architettonico della città stessa, è arricchita dalle effigi statuarie di ricchi notabili vicentini che con questo mezzo autocelebrativo contribuirono economicamente all’ultimazione del monumento. Ma le fattezze maschili – sono tutti uomini – s’innestano su corpi inequivocabilmente femminili, mobili, flessuosi, pieni di grazia, così come furono intesi nella primeva progettazione di Andrea Palladio e nella realizzazione del suo allievo Vincenzo Scamozzi. Da qui la varietà aerea ed estrosa delle forme. I corpi femminili uniti a fattezze maschili donano un carattere peculiare a un luogo davvero rivelatore dell’essenza stessa e della sacralità del Teatro in Occidente.
Ce ne parla una donna, impiegata del teatro stesso, con sui scambiamo quattro chiacchiere. Giusto il tempo per ammirare la partecipazione e l’amorevolezza con cui svolge il suo compito. Rimpiangiamo di non averle chiesto il nome. La vorremmo davvero ringraziare per la cordialità e l’attenzione con cui vigila sul prezioso ambiente. Attraverso di lei, vorremmo rendere giustizia alle tante donne che difendono i nostri preziosi monumenti, con altrettanto rigore e piacevolezza.
Le molte Chiese monumentali di Vicenza sono decorate da cappelle in cui gli aristocratici vicentini danno espressione alla propria ambizione di lustro e grandezza. In una di esse, Santa Corona, scopriamo un’immagine femminile insolita. Una pala di Domenico Zorzi raffigura la Vergine bambina che apprende la lettura dalla madre, Sant’Anna, sotto lo sguardo amorevole del padre. Una scena inconsueta in cui una Madonna lettrice, giovane studiosa, ci stimola a pensare a quante volte abbiamo visto la figura materna della Vergine immobile, in trono a mostrare il Figlio, seduta a scambiare con lui teneri sguardi con o in piedi ad accogliere, quale rifugio immortale, le preghiere dei devoti. Qui, invece, una giovanetta che impara a leggere sulle ginocchia della madre, e una madre assorta nel compito della trasmissione di una conoscenza divina e umana al tempo stesso, da donna a donna, stanno a indicare la necessità di una preparazione per l’alto compito che attende la Vergine. Ci avevate mai pensato? Comprendiamo quanto poco siamo avvezzi a pensare a Maria, la Madonna, come a una donna che studia, che impara, e non soltanto a una madre per vocazione divina e per natura. Quanto avrebbe influito sulla concezione della femminilità dominante, un’abitudine a rappresentazioni consimili?
Vicenza vanta una delle tre sedi nazionali delle Gallerie d’Italia, dovute al mecenatismo culturale di Banca Intesa. Si trova in una delle sue bellissime residenze signorili, il Palazzo Leoni Montanari. Nella sezione dedicata a Dioniso, visitabile fino al prossimo autunno, altri corpi maschili e femminili danzanti rivelano l’ideale e originaria matrice dei corpi rappresentati all’Olimpico. Nella collezione di ceramiche attiche e magno greche, uno stupendo cratere, opera del Pittore di Pronomos, è meravigliosamente illustrato da un supporto multimediale, che rivela con fantasia e fa palpabilmente rivivere i dettagli delle azioni dei personaggi, attrici e attori coinvolti nella rappresentazione sacra.
Al piano superiore del Palazzo Leoni Montanari è visitabile una collezione, di bellezza stupefacente, e di ambientazione sensibile e attenta ai valori spirituali delle immagini, un’esposizione straordinariamente ricca di icone, che copre una vasta estensione temporale e offre un’ampia galleria di ritratti femminili, figure di sante e madonne d’infinita tenerezza e ieraticità. Fra esse ci colpiscono in particolare tre rappresentazioni: una Madre di dio alata, un’altra Madre di Dio e la Madre di Dio di Bogoljubovo. Sono tre donne in piedi, una ha sullo sfondo una città fortificata, indicano con la mano o svolgono un papiro sacro. Quante volte abbiamo visto la Madre di Dio, da sola, in piedi, pronta a indicare un viaggio, i piedi su una strada, attiva e vigile, non soltanto unita al Figlio, che mostra dal proprio trono, ma donna in cammino, che con l’atteggiamento dei piedi e delle mani chiede non solo un atto di adorazione o il rispecchiamento di un elevato sentimento, ma un’operosità salvifica partecipe e pronta? Maria come donna d’azione, non è anche questa un’immagine di cui siamo forse irrimediabilmente orfani nell’iconografia occidentale?
Donne attive, donne in cammino, che costruiscono la propria esistenza e si pongono come modello di azione nel mondo. Come la proprietaria di un bellissimo B&B, Il portico rosso in cui trascorriamo momenti piacevolissimi in questa città già così ricca di piaceri. Si chiama Lucia Camposilvan, incontrandola siamo colpite dalla cultura e dalla ricercatezza di ogni particolare che ispira la meravigliosa casa che ci ospita: dalla cucina all’arredamento, dal gusto della marmellata alla musica di sottofondo e alle suppellettili d’antiquariato, l’amore per la bellezza e la cura di ogni particolare ci toccano. La decorazione artistica delle stanze, la ricerca di essenzialità, il gusto per l’ospitalità e la brillante personalità di questa donna, così simpatica e aperta, nascono da una individualità fuori dal comune e dal contatto con un ambiente cittadino che da secoli propone un savoir vivre. Il suo B&B, uno dei più conosciuti della città, è un progetto che si giova delle passate esperienze professionali della proprietaria, ne esprime le passioni e non trascura la realizzazione di progetti filantropici in Brasile. Per una gita a Vicenza, ve lo raccomandiamo con piacere, insieme alle molte bellezze della città e ai suoi quaranta tipi di Spritz. Ragazze, che Paese stupendo è il nostro!