Quel che conta abita negli interstizi.
Ci dev’ essere qualcosa nel tubo di scarico del mio lavandino.
Non è sicuramente grande perché l’acqua non resta a galla: solo, scende più piano.
“Non ci vuole molto per aggiustarlo”, mi hanno spiegato.
Ma io non ho ancora chiamato nessuno in soccorso…e non penso che lo farò.
Il motivo è che quando apro il rubinetto e l’acqua scende…non appena arriva laggiù risale.
Questo movimento dal basso verso l’alto mi incanta e mi consola.
Che tutto attorno a me ci siano non solo spinte verso il basso, per gravità, mi dà fiducia.
L’illogico non è quello che non è vero. E’ forse solo quello che non sappiamo spiegare.
Per la verità, in questo caso preciso la spiegazione ci sarebbe pure…e in forma logica, non poetica : esisterebbe questo oggetto misterioso che è caduto e che è rimasto lì, non si sa per opera di chi.
E così a me è rimasta la poesia quotidiana di quest’acqua che cambia direzione.
Ho bisogno di questa deviazione che ha mutato la legge, la forza, la logica sicchè ora l’acqua cadendo sale.
Erri De Luca ha scritto e detto di aver imparato che oltre alla legge di attrazione terrestre in natura c’è anche quella di attrazione celeste: la spinta che tira in sù un albero, per esempio.
E così a casa mia io mi tengo il mio danno e non chiamo l’idraulico perché, nell’immensa gravità che tutti i giorni mi vuole tirare giù, quell’intoppo è per me salutare: quel genere di gigantesche piccole cose che, lo confesso, mi salvano la vita.
Filosofia del mio lavandino.
Sono grata a chi e a cosa lo ha bloccato.
( Il riferimento è a un libro meraviglioso quasi così intitolato (La gigantesca piccola cosa, di Beatrice Alemagna, ed. Donzelli ) E questo post è dedicato alla mia Adele, piccola e gigantesca poesia)