Paola Labriola, la psichiatra uccisa a Bari da un paziente nel 2103, uccisa anche in quanto donna, ora dà il suo nome, e la sua memoria, al Centro Antiviolenza dell’associazione Giraffah.
Presso l’Associazione G.I.R.A.F.F.AH! (Gruppo Indagine Resistenza Alla Follia Femminile AH!) Onlus, a Bari, in via Napoli 308, è stato presentato il centro antiviolenza dedicato a Paola Labriola.
Paola Labriola, la psichiatra uccisa a Bari da un paziente nel 2103, uccisa anche in quanto donna, ora dà il suo nome, e la sua memoria, al Centro Antiviolenza dell’associazione Giraffah.
Una scelta che rappresenta un atto di grande significato simbolico e culturale.
Si è annunciato questa scelta in una conferenza stampa ricca di presenze, di contributi e di impegno comune rispetto a un fenomeno tanto pervasivo e complesso come quello della violenza su donne e minori. Erano presenti, oltre alla Presidente dell’associazione Giraffa Onlus, Maria Pia Vigilante, e tutte le donne che collaborano da anni con abnegazione e con volontariato all’associazione, anche :
Vito Calabrese – coniuge di Paola Labriola, Giuseppe Volpe .- Procuratore Repubbilca Bari, De Iesu – Questore di Bari, Francesca Bottalico – Assessore al Welfare Comune di Bari, Rosy Paparella – Garante per i diritti dei minori Regione Puglia, Giovanni Stefanì – Presidente Ordine Avvocati Bari, Giovanna Brunetti – Presidente Comitato Pari Opportunità Ordine Avvocati Bari, Michela Labriola Laterza – Osservatorio Paola Labriola, Giulia Sannolla Caramia – Funzionaria Regione Puglia, Maria Ruccia – Psichiatra Giraffah! Onlus ed ancora Valeria Diana, Lindae Luciani, Claudia Valletta, Anna Paola, Olga Diasparro, Anna Maria Montanaro, Mirella Giannini, Maddalena Giannini, Rasa Tamuliunaite, Belma Tuzi, Ilaria Arbore, Claudia Valletta, Lindae Luciani, Angela Di Liso e tante altre.
In realtà G.I.R.A.F.F.AH! Onlus gestisce già da molti anni il centro antiviolenza, solo che, attualmente, ha richiesto ed ottenuto con atto dirigenziale n. 12 del 2016. l’iscrizione al registro regionale. L’associazione ha deciso di dedicare il centro antiviolenza a Paola Labriola per stigmatizzare che le donne possono essere uccise anche sul proprio luogo di lavoro, dove giornalmente si recano per svolgere la propria attività con dedizione, proprio come è avvenuto per la dottoressa Labriola.
Femminicidi e stupri sono la punta dell’iceberg, quella più drammatica. Tuttavia, la violenza esercitata sulle donne ha molti aspetti, alcuni più evidenti, (tratta – sempre più diffusa – la schiavitù domestica, mgf, ecc). Altri più subdoli, meno individuabili: le molestie, la violenza economica e quella psicologica, ecc, che si consumano tra le mura domestiche e fuori, sotto il comune denominatore della sofferenza e dell’umiliazione.
Maria Pia Vigilante: “Intestare il centro anti violenza a Paola Labriola, vittima di femminicidio in quanto donna e lavoratrice è una grande responsabilità perché è un modo per conservare la sua memoria tramite le relazioni ed azioni improntate alla solidarietà, al riconoscimento reciproco, all’agire per il bene comune.”
Vito Calabrese “Questo riconoscimento va a bilanciare qualcosa, il fatto che Paola continui ad essere ricordata è positivo perché l’intero tessuto sociale continua ad interrogarsi sul fenomeno del femminicidio”. Vito Calabrese, marito di Paola Labriola, e la cugina di Paola, Michela Labriola, erano presenti non solo in qualità di parenti ma anche di Presidente e vice Presidente dell’Osservatorio Paola Labriola che si occupa di mantenere il “giusto ricordo” di Paola attraverso un’azione tesa a contrastare sia la tendenza delle vittime della violenza di genere e chiudersi in se stesse e a sviluppare sentimenti di vergogna sia a contrastare la cultura sociale dell’amnesia e del silenzio rispetto la violenza sulle donne. Gli strumenti che l’Osservatorio si propongono di utilizzare per comprendere e contrastare il disagio e la violenza sono quelli della promozione delle “buone pratiche” esistenti nel nostro territorio, per la promozione di una cultura del legame sociale tra le persone e al rispetto della differenza di genere come un principio fondamentale della convivenza civile.
Per l’Assessora comunale al Welfare, Francesca Bottalico, l’inaugurazione del CAV Paola Labriola, rappresenta il riconoscimento di una realtà importante, attiva già da tempo sul territorio cittadino a tutela dei diritti delle donne vittime di violenza e di tratta. L’associazione G.I.R.A.F.F.AH! Onlus, da anni interlocutrice privilegiata dell’amministrazione comunale è tra le protagoniste della rete delle realtà impegnate quotidianamente a combattere abusi e violenze, sostiene da anni tutte le donne in difficoltà offrendo loro accoglienza e ascolto, assistenza psicologica, sociale e legale. I centri antiviolenza sono presidi irrinunciabili del welfare, ma oggi più che mai dobbiamo ricordarci che è il coraggio delle donne a fare la differenza: ogni donna che trova la forza di denunciare e di chiedere aiuto sceglie di intraprendere la strada della propria rinascita. Alle istituzioni e alle realtà impegnati, sul tema il compito di sostenerle al meglio lungo questo percorso di liberazione.
Il Procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, ha elogiato il lavoro dei centri antiviolenza presenti sul territorio: “Mentre nell’ultimo anno giudiziario si è registrato un sensibile calo degli episodi di omicidi e tentati omicidi, è invece in aumento il dato delle violenze sulle donne. Il numero di episodi di stalking è ancora elevato, supera i 250 per anno. A ciò si aggiungono violenza sessuale, di maltrattamenti in famiglia e una serie di fenomeni che inducono la procura ad essere estremamente attenta e a vigilare ed intervenire anche riguardo gli episodi minori. Per la prima volta una sottoufficiale donna è stata inserita nella sezione di Polizia Giudiziaria e si occuperà di indagini relativa a episodi di violenza contro le donne e minori. Il lavoro svolto dai centri antiviolenza è quindi preziosissimo, quasi indispensabile. Compiono quell’opera di mediazione che consente alle vittime di questi gravi reati di non approcciarsi immediatamente con un’istituzione come la Procura. I centri accompagnano per mano le vittime nel percorso che porta alla denuncia del reato”.