Perché il nuovo ospedale non porta il nome di Maria Bonino?
Poco più di un anno fa il gruppo di Toponomastica femminile, sempre pronto a cogliere e valorizzare i segnali di attenzione verso la memoria delle donne, commentava su queste pagine quella che era parsa una buona notizia: a Biella l’Amministrazione lanciava un sondaggio in rete per consultare la cittadinanza sul nome da dare al nuovo ospedale.
Nella rosa delle intitolazioni proposte c’erano, oltre al vecchio nome, (Ospedale degli Infermi) anche quelli di Nostra Signora di Oropa e di Maria Bonino. Il santuario di Oropa – vi si venera una Madonna nera – è molto noto nella zona; Maria Bonino invece è stata una pediatra biellese che ha dedicato la sua vita a curare bambine e bambini in Africa, dove è morta per avere contratto una malattia simile all’Ebola, e dove per sua volontà è stata sepolta. L’intitolazione a una laica, una medica molto conosciuta e apprezzata a Biella, ci era sembrata un’ottima proposta per una struttura pubblica.
Il sondaggio digitale aveva riscosso grande successo (aveva votato un terzo dell’intera popolazione biellese) e le preferenze, come prevedibile, si erano distribuite tra la Madonna di Oropa e Maria Bonino, che otteneva il 51% dei voti: molte persone nella zona ricordano bene l’opera missionaria della dottoressa.
Ci era particolarmente piaciuto leggere che erano state coinvolte le scuole: ci sembra sempre un’ottima idea quella di invitare le nuove generazioni a partecipare a certe scelte, perché è il modo migliore per avvicinarle alle istituzioni.
Ci aspettavamo quindi che il nuovo ospedale prendesse il nome della dottoressa Maria Bonino e grande è stato il nostro stupore nello scoprire invece che erano stati delusi non solo i sostenitori di questa intitolazione, ma pure quelli che volevano la Madonna di Oropa. Il nuovo ospedale infatti mantiene il vecchio nome, quello di Ospedale degli Infermi.
Tutti scontenti, quindi, e nome decisamente démodé. Un tempo il termine “ospedale” aveva un significato più largo e indicava le strutture assistenziali che offrivano “ospitalità”. Ma oggi l’ospedale è solo il luogo dove si curano i malati, e quel “degli infermi” suona pleonastico.
Ma al di là di questo ci chiediamo che senso abbia avuto lanciare il sondaggio, visto che non si è tenuto conto del risultato. E ci chiediamo anche quale effetto la conclusione della vicenda abbia prodotto sulla cittadinanza biellese, e soprattutto sulle ragazze e sui ragazzi che sono stati coinvolti solo per rimanere delusi, e forse allontanati per sempre da quella “politica” che non a torto sentono lontana da loro.
Un’altra domanda che ci poniamo è questa: come mai la stampa locale non spiega in modo chiaro che cosa è successo? Abbiamo trovato in merito molta reticenza e ce ne dispiace.