C’ERA UNA VOLTA IN FIANDRA UNA CONTESSA DI COSTANTINOPOLI… ANZI DUE
(di Nadia Boaretto)
Forti del dubbio manzoniano che apre l’ottavo capitolo dei Promessi Sposi: «Carneade! Chi era costui?», ci chiediamo anche noi: «Chi saranno mai queste signore? Dame avvolte in serici tessuti esotici con gioielli degni del Topkapi e storie da Mille e Una Notte?».
No, Giovanna di Fiandra (1200 – 1244) e la sorella Margherita (1202 – 1280) sono due nobili nordiche che avevano ereditato il titolo dal padre, l‘imperatore Baldovino di Constantinopoli, morto nel corso della quarta Crociata con la moglie Maria di Champagne.
Data la scomparsa prematura dei genitori, le due giovani orfane ebbero per tutore lo zio, Filippo di Namur, che pensò bene di farle educare alla corte di Francia. In tal modo la loro cultura poté maturare nell’ambiente di Parigi, fulcro intellettuale dell’Europa, ben descritto dal suo motto araldico «Paris sans pair».
Il re era allora Filippo Augusto, che secondo l’usanza del tempo nel 1212 diede la dodicenne Giovanna in sposa a Ferrand del Portogallo con l’intento di rinsaldare l’alleanza. Questa volta però la strategia fallì e Ferrand scelse di schierarglisi contro, in una guerra che si concluse con la battaglia di Bouvines, nella quale il giovane conte fu fatto prigioniero. Giovanna si trovò allora a gestire da sola Fiandra e Hainaut, con il problema non lieve di trovare la cifra richiesta per il riscatto del marito.
Qui si aprono scenari contrapposti. Una teoria asserisce che la sposina titubasse alquanto alla prospettiva di sborsare quel denaro e che Ferrand venisse liberato quando il prezzo era talmente sceso, in mancanza di qualcuno disponibile a pagare, da rendere fantomatica una possibile corsa al rialzo. Forse è una malignità. Dai documenti risulterebbe che nel 1226, il trattato di Melun sottoscritto da Giovanna e dal re Luigi VIII fissasse il riscatto di Ferrand a cinquantamila “livres parisis”, o lire di Parigi, pagabili in due versamenti. Le città di Lille, Douai e Lécluse rappresentavano la garanzia di cauzione in attesa che si racimolasse l’ingente somma. L’accordo vincolava Giovanna a mantenere come sposo Ferrand, pena la scomunica in caso di disobbedienza al re e al diritto feudale. Anche i cavalieri, i rappresentanti di 27 città e 350 aristocratici dovettero prestare giuramento. Infine, nel gennaio 1227, con uno sconto del 50% Ferrand venne liberato, per morire poi nel 1233, seguito a breve nella tomba dalla figlia Maria, unica prole della coppia. C’è chi sostiene che Giovanna erigesse l’Hospice per tener fede a un voto, ma non abbiamo prove.
Se in quell’epoca fosse esistito il giornalismo, una intervistatrice avrebbe potuto chiederle: «Che effetto le fa aver ereditato il titolo di Contessa di Fiandra e di Costantinopoli e qual è il suo bilancio?». È probabile che la risposta sarebbe stata: «Signora mia, non sono tutte rose e fiori. Mi ritrovo una sorella che mi mette i bastoni fra le ruote, un buco nell’erario per il riscatto di un marito prigioniero 12 anni e sepolto poco dopo il rilascio, contee ribelli sobillate da un impostore che dichiara di essere mio padre. Giudichi lei».
Effettivamente, i cosiddetti secoli bui del Medioevo non appaiono inerti sotto una coltre letargica. Numerosi erano i colpi di scena, spesso truculenti. A ben guardare c’è di che far invidia alle sequel televisive.
Nel 1225 un eremita che viveva nella foresta fra Valenciennes e Tournai dichiara di essere il conte Baldovino e rivendica la restituzione delle contee di Fiandra e di Hainaut.
Il re di Francia Luigi VIII manda la zia, Sibilla di Beaujeu, sorella di Baldovino, a incontrare l’eremita e il verdetto è che si tratta di un imbroglione. Il 30 maggio 1225 il re parte per verificare di persona e scopre che il lestofante non riesce a ricordare elementari eventi personali. I vescovi di Orléans e di Beauvais lo smascherano come colui che aveva già tentato di farsi passare per il conte Luigi di Blois, dato per disperso alla battaglia di Adrianopoli (odierna Edirne). Segue una serie di fughe rocambolesche che terminano con la cattura dell’impostore. Giovanna aveva promesso di non ucciderlo, ma poi lo mette alla gogna in mezzo a due cani e infine lo impicca alle porte di Lille.
Si vocifera che Bouchard d’Avesnes, respinto da Giovanna e successivamente interessatosi a Margherita, sia stato l’anima del complotto. Il solito maschietto che si vendica del rifiuto?
Dal punto di vista geopolitico l’Europa era molto diversa da oggi. L’attuale fascia settentrionale sottostante il Canale della Manica era divisa in regioni dai nomi carichi di storia: Artois, Hainaut, Fiandra, Piccardia…
Il sistema di governo era di tipo feudale e l’Île de France sottomessa al re era uno dei tanti territori, neanche poi così grande.
Mappe riferite agli anni 834-1351
Rue Comtesse
Facciata del museo.
Ingresso museo
Erano tempi perigliosi, con un alto tasso di mortalità e aspettative di vita molto brevi, anche per il diffondersi di epidemie come la peste, che decimavano le popolazioni e richiedevano un proliferare di istituti di “soccorso”.
E qui Giovanna assume il suo ruolo più importante, ancor oggi celebrato in molte forme a Lille, che le dedica una via attigua al famoso Hospice Comtesse, attualmente adibito a museo.
Giovanna
Margherita
Siamo nel 1237 e la castellana decide di fondare nella cinta del suo palazzo di Lille l’ospedale Notre-Dame, destinato ad accogliere malati di ogni genere, età e ceto sociale. Nel frattempo si era sposata in seconde nozze con Tommaso di Savoia, per propria scelta, senza intromissioni esterne. Al suo decesso, nel 1244, avrà dotato la città di una sorta di Magna Carta (1235) che ricorda quella del 1215 concessa (forzatamente) da Giovanni Senza Terra, reggente di Riccardo Cuor di Leone in Inghilterra. Questo statuto durerà fino alla Rivoluzione Francese. Il lascito della contessa comprende anche l’ospedale di Saint-Sauveur, l’ospedale di Orchies, lebbrosari e numerosi béguinage (confraternite secolari di pie donne cattoliche).
Nel 1245 i monaci e le suore che formavano la nuova comunità adottarono la regola di Sant’Agostino. In buoni rapporti con i Cistercensi, Giovanna fondò l’abbazia femminile di Marquette-lez-Lille (dove morì e fu inumata), e contribuì alla creazione di numerose altre abbazie cistercensi. Fino al XII secolo si trattava di istituzioni esclusivamente maschili, ma proprio grazie a lei nel XIII secolo sorsero in Fiandra 20 monasteri femminili, tra cui l’abbazia di La Byloke a Gand, e cinque in Hainaut. La sorella Margherita, succedutale al potere, proseguì l’opera assistenziale.
Nel complesso Giovanna ci viene tramandata come feudataria capace di favorire lo sviluppo economico delle sue terre, alle quali concesse numerose carte dei diritti e franchigie. Lille era un centro tessile di fama internazionale e il commercio andava incoraggiato agevolando le imposte e gli scambi. Importante poi il supporto fornito agli ordini mendicanti, alle beghine, alle Vittorine e alle comunità ospedaliere, come pure agli ordini tradizionali. Sotto di lei si moltiplicarono le fondazioni femminili, rare in precedenza, con il risultato che il ruolo delle donne nella società e nella Chiesa assunse maggior peso.
Il poema incompiuto Le Roman de Perceval ovvero il racconto del Graal, di Chrétien de Troyes, fu scritto all’epoca delle crociate, tra il 1175 e il 1190 circa, su committenza di Filippo I d’Alsazia, conte di Fiandra. La cosiddetta Terza continuazione è dedicata a Giovanna di Costantinopoli, come anche la Vita di santa Marta di Wauchier de Denain. Il primo romanzo in lingua neerlandese (olandese-fiammingo), Van den vos Reynaerde, fu redatto da un amanuense del suo entourage.
Che cosa rimane oggi di questa storia di generosità, cultura e lungimiranza?
Soprattutto il Musée de l’Hospice Comtesse, racchiuso fra Rue de la Monnaie et Rue Comtesse. Vi si penetra dalla corte d’onore, cinta da tre corpi di fabbrica. Subito di fronte si stende l’antica sala dei malati. In fondo a destra un portone introduce all’intimità di una casa fiamminga dei secoli XVII-XVIII. L’edificio d’origine è stato distrutto da un incendio. Si visita per prima la cucina, adorna di piastrelle d’epoca nel gusto di Delft, con camino sovrastato da due opposti battenti che nascondono il granaio. A sinistra si percorre un corridoio sul quale affacciano il refettorio, il parlatorio e gli appartamenti della priora, la farmacia, la stireria; più discosta la cappella. Ovunque si ammirano arredi che restituiscono attività e ambienti della vita quotidiana. I bei dipinti raffigurano nature morte in stile fiammingo, scene d’interni e ritratti (impressionante quello cadaverico di un malato che ricorda il Memento Mori di una vanitas). La statuetta della Fille Mal Gardée allude alle servette che si facevano mettere incinte per sventatezza.
La stireria esibisce un torchio per strizzare i panni, a lungo umidi in questi climi nordici.
Anche la farmacia conserva lo spirito d’antan nei bei vasi dei preparati galenici. È prospiciente un cortiletto già adibito a giardino officinale, da cui si ricavavano le erbe medicamentose.
Una scala in legno scandita da maioliche alla parete conduce al piano superiore, ex dormitorio delle religiose. E qui si domina l’insieme delle collezioni: stampe storiche, oggetti di pregio, una serie di mappamondi e ancora galleria di ritratti delle famiglie comitali e nobili a vario titolo.
Ritratti a mezzo busto
Moribondo
La mal gardée
Che cosa affascina? L’atmosfera raccolta, lo spirito di un tempo che fu, le tracce di personaggi ed eventi che seppero far fronte a innumerevoli sbarchi nemici. La zona di Hauts-de-France, Nord-Pas-de-Calais-Picardie è il primo baluardo che difende il territorio settentrionale, quindi tutta la Francia, dalle invasioni.
Fin qui si è parlato di Giovanna. Resta ora da scoprire di più sulla sorella Margherita, che le succede nel 1244 e darà origine a lotte intestine scatenatesi in Fiandra e in Hainaut tra i figli avuti dai suoi due mariti: Bouchard d’Avesnes e Guglielmo di Dampierre. Nel Dictionnaire de Biographie française si legge: «Margherita, che era ben lungi dall’essere una santa…» e questo ci dà una prima idea.
Nel 1213, Margherita sposa Bouchard d’Avesnes, ma il re Filippo Augusto, contrario all’unione, fa sapere al papa Innocenzo III che Bouchard aveva ricevuto gli ordini maggiori come sottodiacono. Al quarto concilio del Laterano (1215) il pontefice annulla il matrimonio. La coppia se ne infischia allegramente e si rifugia presso il duca di Lussemburgo, nel castello di Houffalize, dove nascono i figli Giovanni e Baldovino. Nel 1219, durante una sortita in Fiandra contro Giovanna, Bouchard viene catturato. Due anni dopo sarà liberato, previa promessa di accettare la separazione dalla moglie. Verso la fine del 1223 Margherita sposa Guglielmo di Dampierre.
Tutti gli sventurati avvenimenti della vita della contessa sono illustrati nei Memoriali del pittore e disegnatore seicentesco Antoine de Succa: il matrimonio illegale con Bouchard d’Avesnes; il decesso del secondo marito Guglielmo di Dampierre; la fondazione dell’abbazia di Flines… Sulla querelle per la successione, nel 1240 il re san Luigi fa da arbitro e destina l’Hainaut agli Avesnes e la Fiandra ai Dampierre. Ci voleva: un problema in meno.
La vicenda sottolinea quanto fosse cruciale l’aspetto della discendenza dinastica e delle eredità. Seguendo questo filone nasce una riflessione sul come in quel periodo le figure di Margherita di Fiandra, Eleonora d’Aquitania (1122- 1204, moglie, poi ripudiata, di Enrico II d’Inghilterra, e madre di Riccardo Cuor di Leone e di Giovanni Senza Terra), Alice di Thouars e di Bretagna (1200 – 1221), Maria di Champagne (1174 -1204), dimostrino che quasi tutte le province della Francia erano rette da donne – e che donne! Meno di un secolo dopo a loro sarebbe stato precluso il trono di Francia. Il veto prende forma all’inizio del XIV secolo, dopo la morte dell’ultimo figlio di Filippo il Bello, allo scopo di escludere il re d’Inghilterra dalla successione. Nel XV secolo, alla fine del regno di Carlo V, si «inventa» la legge salica.
In Francia il potere reale è stato precocemente e rigidamente considerato per soli uomini più per ragioni pratiche che teoriche: il monarca deve infatti essere forte e gagliardo, insomma richiede il physique du rôle del guerriero.
Margherita sarebbe perfettamente all’altezza di queste caratteristiche, tant’è che dimostra di sapersi difendere bene all’occorrenza. Prosegue comunque la politica assistenziale della sorella e fonda l’ospizio di Seclin e l’abbazia di Fîmes. Nel 1252 concede importanti privilegi ai mercanti stranieri residenti a Bruges (Lombardi, Veneziani, Spagnoli, Guasconi, Genovesi…).
Il contesto in cui si muove è stimolante. Il re appoggia i nobili e i ricchi borghesi (detti “leliaerts”) che parlano la sua lingua, il francese, e che detengono il potere finanziario. I contadini e gli artigiani (“klauwaerts”) parlano il fiammingo. Le città fiamminghe celebri per l’industria e il commercio dei drappi di tessuto raggiungono la prosperità grazie alla rotta economica Colonia – Bruxelles – Gand e Bruges che scende verso sud e raggiunge il bacino di Parigi. Non meno utili sono la via di comunicazione costiera (Furnes) e quella dell’interno (Ypres, Courtrai, Tournai, Lille, Douai).
Bisogna però assicurarsi una dimensione internazionale e allora sorge l’Ansa fiamminga (detta di Londra), con statuti accordati e ratificati nel 1278 dal re d’Inghilterra, Edoardo I. Ma stiamo già proiettandoci nel futuro.
Tornando alla vocazione “filantropica” di Margherita, non si può non nominare la sua realizzazione più significativa, anche dal punto di vista architettonico. L’ospedale Notre-Dame, fondato nel 1246 a Seclin per accogliere pellegrini e poveri, è monumento storico dal giugno 1932, ma purtroppo l’anno scorso è stato venduto a privati che lo frazioneranno in appartamenti di lusso. Dopo più di sette secoli di presenza, le ultime monache se ne sono andate nell’aprile 2013. Così spariscono molte tracce del passato.
Benché gli edifici attuali coprano un arco temporale che va dal XIV secolo all’inizio del XX spicca la notevole unità architettonica riconducibile allo stile Rinascimento di influsso ispano-fiammingo.
Un viale di tigli precede il giardino alla francese al cui centro si erge la statua della benefattrice. Il cortile a quadrilatero dà accesso alla sala dei malati e l’ala nord racchiude le parti più antiche, tra cui coro e sacristia.
Lo schema è quello dei vari Hôtel Dieu (vedi Beaune in Borgogna), Hospice, Hôpital…
Lille era costellata da strutture di questo genere. Un altro esempio è l’Ermitage Gantois, oggi trasformato in albergo a cinque stelle, ma ancora ben conservato in certe sue parti. Il nome deriva da quello del fondatore Jean de la Cambe detto Gantois, magistrato e uomo di mezzi, che nel 1460 inizia a ospitare 13 vecchi indigenti. Da lì è tutto un evolversi, fino alla Rivoluzione francese.
Lille, fondata nel 640 dai giganti Lidéric e Phinaert (secondo la leggenda), compare negli archivi a partire dall’XI secolo, come feudo dei conti di Fiandra, concupito dal re di Francia. Nel 1369 l’ultima contessa, Margherita di Mâle, si allea con Filippo l’Ardito di Borgogna e Lille diventa borgognona fino alla fine del XV secolo, acquisendo sempre maggior splendore in quanto residenza preferita dei duchi.
Una svolta si verifica nel 1477, quando la figlia di Carlo il Temerario, Maria di Borgogna, sposa Massimiliano d’Austria. Siccome l’impero comprende anche la Spagna, Lille è inglobata nei Paesi Bassi spagnoli.
Anche il Re Sole terrà ben d’occhio questa città di confine e nel 1667, in piena guerra di Devoluzione, vi introdurrà lo stile classico francese. Il suo architetto militare, Vauban, costruisce qui una cittadella a forma stellata, lambita dal fiume Deûle, tutt’ora in perfetto stato di conservazione e considerata una delle sue opere più possenti e belle. La chiamano Regina delle Cittadelle.
La rivoluzione industriale sviluppa i settori chimico, metallurgico e tessile. È di rigore esaltare l’opulenza, così l’assetto urbano si ispira ai boulevard tracciati da Haussmann a Parigi.
Non è bello concludere con il declino causato dalla crisi, soprattutto delle manifatture tessili. Quindi culliamoci nel ricordo dei fasti fiamminghi e delle due contesse la cui presenza aleggia ancora nella città di Lille, già ricca capitale della Fiandra (francese), capitale europea della cultura nel 2004 e sede di una immensa “braderie” che per tradizione nel primo weekend di settembre occupa con le sue bancarelle l’intera metropoli lilloise offrendo di tutto e di più.
Sono stati consultati:
http://www.friesian.com/flanders.htm
http://utan.lille.free.fr/ancienne_Flandre.htm
http://utan.lille.free.fr/personnages_1.htm
https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Jeanne_de_Constantinople
https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Hôpital_Notre-Dame_(Seclin)
http://www.documentazione.info/medioevo-quando-il-cristianesimo-libero-le-donne#sthash.FfZshgUM.dpuf
http://sfhs-rfhs.fr/wp-content/PDF/metman/MargueritedeFlandre.pdf
Le Magazine de l’Ermitage Gantois
La Guida del Musée Hospice Comtesse