Mi guardavo intorno e tutte erano “più” di me: più intelligenti, più belle, più simpatiche, più organizzate.
di Martina Delza
Un senso di inadeguatezza mi circondava come un’aura magica, un’aura oscura che avvolgeva ogni mio pensiero positivo.
Mi guardai nello specchietto retrovisore sezionando il mio viso, cercando un particolare interessante , ma per quanto mi sforzassi nulla del mio volto sembrava poter dare un senso alla mia vita.
Allora provai a guardare le mie mani, tozze e rugose con unghie rosicchiate dalla vita che scorre. Neanche le mani!
Forse le gambe? No, troppo lunghe e magre, due grossi trampoli che mi trascinavano da un angolo all’altro della città.
Oh! Forse i piedi? No, nemmeno.
I capelli?! Sì, i capelli! Ma cosa avevano in più rispetto a quelli delle altre donne che mi svolazzavano intorno? Nulla!
All’improvviso chiusi gli occhi e provai ad ascoltare le parole che uscivano dalle quelle bocche sensuali, bellissime e curate.
Provai a sentire il rumore dei tacchi che incoronavano piedi deliziosi, provai ad immaginare la grazia di due gambe bellissime che si muovono , provai ad immergermi dentro l’immagine di due occhi perfettamente truccati.
Riaprii gli occhi e la sensazione che mi pervasa fu quella di aver assistito ad un teatro di marionette.Mi era rimasta la sensazione di una rappresentazione al quanto grottesca di una realtà laccata e tirata da fili di ipocrisia. Riguardai i miei occhi e vidi me stessa. Ecco cosa avevo più delle altre: me stessa!