La Biciclettata è avvenuta a Milano il 13 marzo guidata da Sumaya Abdel Qader e ad altre 200 donne per lo più musulmane. E’ stata la prima pedalata con il velo, contro la violenza e la discriminazione di genere.
Stavo pubblicando questo articolo quando sono avvenute le azioni terroristiche in Belgio a Bruxelles e mi sono fermata. Direte che una biciclettata pacifica di donne mussulmane a Milano non ha niente a che vedere con le azioni terroristiche che stanno accadendo in Europa e nel mondo. Certo, avete ragione, ma la mia mano si è fermata lo stesso un attimo per capire e forse per stare vicino a coloro che hanno perso la via innocentemente.
Ed è innocente la biciclettata avvenuta a Milano il 13 marzo e guidata da Sumaya Abdel Qader, Sulinda, e ad altre 200 donne per lo più musulmane, per la prima pedalata con il velo, contro la violenza e la discriminazione di genere. Sette chilometri appena, un gesto simbolico, ma molte delle donne che anno partecipato non salivano in biciclette da tempo e e bici messe a disposizione dal bikesharing del Comune – dalla Moschea di via Padova sono state molto utili per coprire la breve distanza tra via Palmanova e Porta Venezia.
Un corteo allegro e spensierato portato avanti con la gioia di potersi muovere da sole, in autonomia. E a nulla sembra sia servito il monito dell’Imam che scherzosamente (così è stata mitigata poi l’affermazione) ammoniva che le donne non devono andare in bicicletta, meglio una cadillac.
Abbiamo voluto intervistare Sumaya, nostra vecchia conoscenza, dai tempi in cui aveva scritto’‘Porto il velo, adoro i Queen”. in cui racconta le sue esperienze di immigrata di seconda generazione.
Sulinda, Sumaya Abdel Qader, nasce a Perugia nel ‘ 78 è figlia di immigrati giordano-palestinesi. E’ laureata in biologia e in lingue e culture straniere. Sta conseguendo una laurea specialistica in sociologia. Collabora con Università e scuole italiane tenendo conferenze, lezioni e corsi su: Islam, mondo arabo-islamico, musulmani europei, immigrazione, nuovi italiani, intercultura, ecc…
E’ Italiana, e porta i velo e questo la rende diversa ma anche lei combatte contro la violenza che sta accanendosi sempre più verso le donne. Quindi la sua diversità si ferma al velo:) perchè fa le stesse cose che una donna dalla sua età con tre bambini farebbe.
Sumaya sembra una donna a cavallo di due mondi. Nata in Italia da genitori giordani a Perugia con tre figli (13, 11 e 6). Abita a Milano 13 anni. Moderna per un verso ma tradizionalista dall’altro, Sulinda iscrive le sue figlie dalle Orsoline ma allo stesso tempo pratica la propria fede musulmana con devozione ma senza per questo trovarsi in contrasto con la cultura italiana.
Le donne islamiche di Milano sono il motore eventi organizzati per affermare con forza i propri diritti. Il Il Caim, coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, Monza e Brianza, presenterà il progetto Aisha contro la violenza e la discriminazione delle donne, in particolare mussulmane.
Come è nata l’idea della biciclettata?
E’ stata casuale. Stavamo progettando un’iniziativa contro la violenza alle donne, non solo mussulmane, quando abbiamo letto che l’Imam condannava l’uso della bicicletta. Da parte delle donne mussulmane hanno protestato vivamente, sentendosi private di un’acquisizione che dava loro più autonomia. Contemporaneamente si è manifestato l’interesse della giornalista Maria Teresa Montaruli che organizza dei corsi di bicicletta per donne di ogni provenienza e la manifestazione ha avuto con grande risonanza anche sulla stampa. L’Imam che voleva dire nella sua affermazione che le donne musulmane non vanno in bicicletta, ma meritano di più una cadillac o una mercede, ha aderito alla biciclettata come centro islamico.
Perchè proprio una bicicletta?
Perchè questa è vista come uno strumento di autonomia. Ma ciò non ha niente a che fare con a religione islamica. I testi sono stati scritti quando la bicicletta non esisteva ancora e le mogli del profeta andavano a cavallo o a dorso di cammello.
Inoltre la bicicletta è il mezzo meno costoso e più ecologico.
Abbiamo anche voluto sostenere la squadra femminile di cicliclismo in Adghanistan.
Vedo sul tuo profilo Facebook, molte giovani laureande ingegnere. Ci sono molte donne che studiano ingegneria a Milano?
Certo, ingegneria civile, fisica, archiettura, ingegneria aereospaziale, chimica e medicina.
Tra i musulmani arabi sono molto in voga le materie scientifiche. E’ una questione di prestigio. Sono molte le ragazze che propendono per materie scientifiche, forse più donne che uomini. Le famiglie si impegnano a far studiare i propri figli e se non ci riescono sono gli studenti stessi ad impegnarsi.
Solo di recente c’è stata una ripresa delle materia umanistiche un tempo messe all’ultimo gradino degli studi universitari. Ultimamente sta prendendo piede anche giurisprudenza
Quindi…ogno mondo e paese. Grazie Sumaya.