La trascendenza è una questione materiale e su whats app assume forme sensibili.
Ricevo messaggi che mi tirano fuori da me quotidianamente.
Per l’esattezza: sono messaggi d’amore.
(Confesso però in partenza che è talmente abusata questa parola che… in quasi venti anni che scrivo e pubblico, questa è solo la prima volta che la utilizzo.
Me ne sono sempre guardata bene: la considero pericolosa, sovente solo retorica fino a darmi la nausea sulla bocca di taluni, quelli dell’amore universale. E no, che l’amore non è universale: è sempre particolare. Di recente ho letto un libro folgorante di Recalcati dove lui lo ripete ogni due pagine, riconoscendone senza sosta la natura incarnata, dove l’amore è malato se non sa guardare il singolo.
E vabbè, chiusa parentesi. Col fiato sospeso ora riprendo la mia condivisione su questa parola affilata).
Ricevo messaggi d’amore particolare: ogni mattina alle 7.00 la mia amica di quando eravamo bambine mi sveglia augurandomi buon giorno. E si è abituata al mio risponderle talvolta anche solo la sera. Nonostante tutto, nonostante i miei silenzi, non si stanca.
Ostinatamente perdura.
Durante il giorno, mentre corrono, mi scrivono su whats app la mia amica che sta a Roma e quella delicata e fortissima che abita a 4 isolati, la mia amica coi capelli riccissimi, quella che ha 73 anni e però è più giovane di me, quella che scopre ovunque tenerezza e quella che ha nel cuore le mie stesse ombre, quella che sta a Milano che è la donna delle meraviglie, quella che ora sta a Canterbury e quella che secondo me è un po’ fata che sta pure lei a Roma. Da Lecce, Terlizzi, Milano, Vigodarzere e da certi vicoli della mia città, fisicamente irraggiungibili, mi raggiungono in molte forme i messaggi d’amore elettronico eppure reale. Anche da quella mia amica che sta a Foligno e non sa usare whats app…: lei mi scrive solo su facebook.
Sicchè inaspettatamente, ostinatamente, arriva l’amore particolare ed è fatto di elettronica.
Ed è reale.
Questo mese la mia rubrica effimera vorrebbe allora provare a raccontare che, a mio insindacabile dogmatico giudizio, penso che Dio stesso non disdegni whats app: a volte mi giunge una tale tenerezza ad ammutolirmi che è la più potente e veritiera esperienza di trascendenza che conosco.
Non è una questione di fede, perché non c’è nulla che non sia visibile o tangibile: la trascendenza su whats app assume forme sensibili.
Che esista una forma che trascende il visibile è così che per me smette di essere un fatto fideistico e diventa un fatto carnale: la mistica è fatta di elettronica particolare.
Due settimane fa è arrivato inaspettato un messaggio che mi diceva così: “se vuoi, vengo a stirare per te”.
E non arrivava da dietro casa, ma da Caserta.
Chi me lo ha scritto è una creatura mistica e di carne: mente e cuore fuori dal comune, scrittrice di letteratura e teatro, ora conduce un corso di scrittura creativa in carcere… ma no, non per “fare del bene”, lei lo fa per imparare: affascinata da chi ramingo cerca il nostro stesso sollievo al tormento, ma lo ha cercato in modo diverso.
Lei è una intellettuale, eppure mi ha sfondato il cuore chiedendomi di fare per me questa cosa, mio Dio, così talmente …materiale eppure così vigorosamente…trascendente.
“Stirare per te”: ecco l’amore particolare di cui leggevo leggendo Recalcati.
Io non ti consentirò mai, amica mia mistica e di carne, di stirare per me: ma per tutta la vita potrò dire che sì, io l’amore l’ho conosciuto. Effimero e forte, è fatto di quotidiana ostinata tenerezza.
Sì, si incarna l’amore, e persino elettronicamente.
E la trascendenza è tutta qua: le parole uccidono, le parole salvano. E questo luogo virtuale può essere un patibolo. Oppure un altare.