Le ragazze viaggiano e continueranno a farlo! Fatevene una ragione.
Di solito mi occupo di stereotipi di genere all’interno di film, fiction e sul web, tuttavia questa volta ho scritto spinta dalle emozioni forti che l’essere al corrente dei recenti fatti di cronaca nera ha suscitato in me.
In una manciata di giorni un bus con a bordo studenti Erasmus è uscito fuori strada in Spagna e poi ci sono stati gli attacchi terroristici in Belgio. E prima ancora avevamo assistito inermi ai fatti di Parigi e a quelli di Colonia, alla campagna #vajosola e ogni santo giorno donne muoiono per mano di partner o conoscenti oppure vengono aggredite in strada e sui mezzi pubblici come è capitato a una ragazza derubata di quindici euro dopo che un uomo le aveva rotto la testa con un martelletto di quelli che si trovano nei treni da usare in caso di emergenza per spaccare i vetri.
Diciamo che il cortocircuito è partito da sé, senza che dovessi restare a rifletterci più di tanto: ma questa società ama davvero le donne? Quando non le invischia in battaglie ideologiche e politiche sul loro corpo, la surrogazione, l’interruzione volontaria di gravidanza o l’accesso ai contraccettivi d’emergenza, cosa si muove realmente per garantire diritti e benessere a coloro che sono cittadine a tutti gli effetti? Me lo chiedevo perché le giovani vite spezzate delle studenti Erasmus coetanee delle due turiste argentine uccise in Ecuador mi hanno colpito più di altri casi analoghi.
Ho letto un articolo pochi giorni fa in cui si annunciava, come rimedio per aumentare la sicurezza delle viaggiatrici, la creazione di speciali scompartimenti per sole donne sui treni tra Lipsia e Chemnitz: parliamo della Germania, non dell’India dove tale provvedimento è stato preso già anni fa e da noi ha suscitato polemiche vivaci. La compagnia dei treni ha tenuto a precisare che non si tratta di una reazione alle molestie sessuali di cui si è parlato, anzi, la decisione è stata presa per accontentare le viaggiatrici e i posti riservati (anche a mamme con prole al seguito) sono vicini a quelli del personale viaggiante ed esistono anche cuccette riservate alle donne.
Ecco, non voglio incorrere in facili e stucchevoli frasi fatte sui cervelli in fuga o in spiacevoli proclami strappalacrime: io penso solo che la comprensione di certi fenomeni passi obbligatoriamente da chi li vive e li sente suoi. Se le serate televisive sono affollate di opinioniste e tuttologi di ogni sorta che pontificano sui casi vari con una nonchalance agghiacciante, a me interessa arrivare a una piccola ma significativa verità.
Così, grazie all’ausilio delle nuove tecnologie, ho fatto una chiacchierata con Ludovica, giovane laureanda in Lettere che vive in Erasmus a Colonia e che è mia amica. Non avrei potuto essere altro che spettatrice, poiché io in Erasmus non ci sono andata, preferendo sgobbare e finire presto gli esami per poi dedicarmi alla tesi che, essendo sperimentale, mi ha portato via un anno e mezzo.
Noi studenti di Filosofia con ottimi voti avevamo pochissime alternative: ci spedivano tutte/i in Germania, a studiare da vicino quei mostri sacri che affollavano i nostri libri e la cosa non mi aveva per niente entusiasmata! Quindi, con enorme curiosità, ho chiesto a lei come e perché abbia scelto proprio questa nazione e cosa la guidi e ispiri. Non voglio essere pedante ma un dato numerico salta agli occhi: le ragazze si laureano prima, di più e con voti migliori dei colleghi maschi. Le ragazze sono quelle che durante questa lunghissima crisi hanno dovuto dire addio a molti sogni: non parlo da una landa desolata, ma ho raccolto molte testimonianze di chi, genitore di due o tre figli, ha dovuto rinunciare del tutto all’idea di far proseguire loro gli studi o, dovendo scegliere, ha preferito investire sul figlio maschio a discapito della figlia. La discriminazione esiste. Sarebbe nocivo e stupido negarlo.
Questa chiacchierata con Ludovica ha avuto il semplice scopo di farmi credere ancora nelle energie positive e concrete delle giovani donne. Come un richiamo per un vaccino fatto anni fa.
Qui di seguito la trascrizione di quanto ci siamo dette. Io le ho posto alcune domande insidiose e dirette e questo è quanto mi ha risposto.
Scelta Erasmus e progetto. Sei stata incoraggiata? I prof hanno avuto lo stesso atteggiamento verso i colleghi nella tua stessa posizione o ci sono state discriminazioni in facoltà? Trovi ancora che il mai dimenticato detto “le donne devono stare a casa a fare la calza” ti sia stato riproposto sotto mentite spoglie?
Tutte le mete scelte nella domanda per borsa Erasmus erano in Germania, la prima era proprio Colonia e mi hanno assegnata all’ateneo di questa città. Sono partita pur non avendo studiato mai tedesco, proprio con la volontà di apprendere questa lingua, poiché nel mio settore di studi è importante almeno saperlo leggere e comprendere, dal momento che i principali studi in ambito filologico si svolgono in Germania ed in Italia. Una volta laureatami alla triennale, ero indecisa se partire per un Erasmus o trasferirmi in un’altra città italiana, perché sentivo la necessità di spostarmi e di costruire una mia indipendenza, di mettermi alla prova e capire quali fossero effettivamente i miei limiti e le mie capacità. Ne ho discusso col mio relatore di tesi, il quale mi ha incoraggiata ad intraprendere un’esperienza all’estero e mi ha consigliato di tentare per Colonia, a causa dell’ambiente stimolante e dell’ottima Università di cui è dotata questa città. I miei genitori hanno appoggiato questa scelta, ritenendo che potesse essere un’esperienza di grande arricchimento ed una possibilità in più per la mia carriera; lo stesso vale per il mio fidanzato, che ha saputo placare il mio umore nei momenti in cui credevo di non farcela e sostenermi in ogni decisione. Siamo risultati vincitori di borsa qui io, una mia collega con cui avevo già condiviso la preparazione della tesi ed un altro ragazzo.
Maggiori raccomandazioni perché sei una ragazza che studia all’estero?
Le raccomandazioni ricevute prima e durante il mio soggiorno qui provengono sostanzialmente dalla famiglia, ma ho potuto testare che, in situazioni come questa, quando si è in Erasmus per tanti mesi lontani da casa, in un paese straniero, queste non hanno distinzione di genere: ho conosciuto molte persone, anche di sesso opposto al mio, a cui sono stati paventati gli stessi pericoli e addossati gli stessi timori da parte di genitori e familiari.
Come hai reagito ai fatti di Colonia e che cosa vi siete dette tra voi ragazze in loco?
Ritengo, dopo ormai sei mesi qui, che la Germania sia davvero una nazione che ha saputo sfruttare la bellezza del multiculturalismo e questo non ha fatto altro che arricchire la sua natura cosmopolita, proprio per questo posso assicurare che raramente è possibile assistere qui a discriminazioni di alcun tipo. Quando ho saputo dei fatti accaduti durante la notte di Capodanno, lo scetticismo verso quanto sentivo in tv o alla radio è stata l’unica reazione possibile: non mi sono mai sentita poco al sicuro, in difficoltà, in pericolo e questa sensazione è stata condivisa con amiche ed amici conosciuti qui.
Ti capita spesso di viaggiare da sola? Quali pensieri ti accompagnano?
Mi è capitato spesso di tornare di sera tardi da sola a casa, così come di spostarmi in treno o in tram a qualsiasi ora: Colonia è una città viva e i mezzi pubblici sono affollati alle 12 come alle 4 del mattino, è un luogo che non ti lascia mai solo e ti fa sentire nel pieno della Mitteleuropa. I controlli sono ovunque e la polizia è onnipresente, quindi ancora non so darmi una spiegazione completa di quanto sia accaduto durante quella notte.
Trovi che certi servizi siano più usufruibili per i maschi? (Sottopassaggi, sale d’attesa etc?)
Non ritengo che i servizi di questa città siano più o meno usufruibili se sei una ragazza o un ragazzo: Colonia è una grande casa, con comuni problemi di una grande e popolosa città, ma un luogo accogliente e che trovo sicuro.
Ti hanno mai chiesto se fossi accompagnata (genitori o persone varie)?
No.