Laura e Paola, due artiste che ci hanno provato ma hanno dimostrato che una tv – se è fatta dalle donne – non piace poi tanto nemmeno alle telespettatrici. Perchè?
la Spettatrice
Ringrazio sempre l’esistenza del web per l’opportunità – niente affatto trascurabile – di poter recuperare spezzoni di programmi, gag o interviste che non si è riuscite a vedere quando erano in onda. Spinta da un articolo incoraggiante di Aldo Grasso su Laura e Paola, mi sono messa all’opera e ho visto parti di questo show, composto da appena tre puntate ma annunciato in pompa magna con spot martellanti sulle reti Rai. Ricordo che le due protagoniste, Laura Pausini e Paola Cortellesi, si erano esibite qualche anno fa insieme e deduco che poi sia nata l’idea di una collaborazione e di un progetto ambizioso quanto questo. Sì, mettere in scena un programma tutto al femminile sulla rete ammiraglia Rai, il venerdì sera, con la concorrenza del sempiterno Ciao Darwin, mi pare eroico!
Contare sulla presenza di una artista a tutto tondo come Cortellesi non è stata garanzia di successo.
In occasione del primo show che credo fosse nato per seguire un concerto di Laura Pausini in qualche location particolare, mi ritrovai con le amiche a parlarne e nessuna di loro lo aveva apprezzato. Io non l’avevo visto, ma mi venne riferito che la presenza della cantante finiva col ridimensionare di molto la qualità dell’attrice e dopo aver guardato alcune clip prese dalle due puntate andate in onda il primo e l’otto aprile, concordo pienamente con questi giudizi datati.
Valutati quali assolutamente eccessivi i paragoni coi grandi varietà degli anni d’oro del servizio pubblico, nei quali primeggiavano stelle del calibro di Mina o Raffaella Carrà, mi viene spontaneo analizzare anche il massiccio calo di ascolti subito nella seconda puntata, pur con la presenza di tantissimi ospiti e numeri degni di nota. Lo spettatore e la spettatrice media amano l’esposizione di tette e culi con cui Bonolis farcisce il suo programma? A giudicare dal successo di audience, parrebbe di sì. Allora dobbiamo metterci l’animo in pace e calibrare su questo tipo di pubblico la produzione futura di show in Italia? No, non arrivo ad affermare questo. Mi sentirei una snob e farei un torto a quanti hanno invece elogiato il lavoro di queste due artiste.
In particolare, i monologhi di Paola Cortellesi sul bullismo e sul femminicidio, li ho visti condivisi decine di volte; non solo, molti numeri canori hanno attirato l’attenzione sulla sua grande ironia e cultura, caratteristiche che aveva sempre mostrato nei suoi programmi “in solitaria”. Ecco, io credo che sia questa accoppiata a non piacere. E non lo dico perché non sopporto Laura Pausini come cantante: non mi è piaciuto il ruolo di spalla (finta, si intende) che una donna di spessore come Cortellesi si è scelta in questo spettacolo. E non mi piace che l’abbia fatto interpretando il ruolo di quella seria, un po’ dimessa, più intelligente ma messa in un angolo dalla incontenibile caciara che l’altra si è limitata a fare per due puntate. Abiti scelti ad hoc: una elegante, l’altra un po’ vestita da tendone da circo. Una disciplinata, l’altra esplosiva e spesso fuori luogo ma in maniera tirata, non spontanea. A un certo punto del cammino (televisivo) è arrivata la compagna di tantissime serate: la noia! Una noia per il già visto, una noia per i siparietti non proprio originalissimi, una noia per il vociare confuso e per una certa tracotanza che mi trovo a definire inutile.
E poi il mio sguardo ha incontrato quello di Margherita Buy, venuta per promuovere il suo film ed esibitasi con tanto di parrucca afro nei panni di una Spice girl. Quella faccia tesa, quel sorriso vacuo, mi hanno fatto pensare a una vittima. Una vittima di un meccanismo dove non si ritrovava per niente a suo agio. Non che sia costretta da contratto a far piangere (i suoi personaggi sono sempre sussurranti, tristi, gravati di problemi) ma le zeppe e la tuta leopardata mi sono sembrate come una spinta in piscina per insegnare a qualcuno a nuotare.
Cosa danneggia le donne che fanno tv? Secondo me, pagano la loro trasparenza: il viso di Paola Cortellesi esprimeva un disappunto tangibile, pur tra cerone e parrucche. Un conduttore di lungo corso come Bonolis, è al di sopra di ogni sospetto e governa il suo regno con uno sforzo minimo. Ripete con saggezza certi cliché e mai se ne discosta. Non stupisce il pubblico, non lo obbliga a spostare le sue posizioni o a cambiare giudizio su fatti e persone. Fa ridere tanto? Nemmeno penso sia questa la sua carta vincente.
Paola e Laura hanno creato un qualcosa di slegato. Tanto è vero che sul sito della rete ne puoi gustare i vari momenti senza sentirti in colpa di aver trascurato qualcosa di importante. Lo sketch funziona, è piacevole. Tuttavia non ci perderesti tre ore a seguirle. E, difatti, la gente ha optato per una radicale virata verso altre reti. Se fosse stato un trionfo, si sarebbe creato un precedente davvero interessante e magari una donna da sola avrebbe condotto presto uno show, avendo realmente gli altri e le altre come spalle. Tutti a dire che i volti della televisione sono tanti e che tante donne hanno successo: sì, però pensiamo brevemente ai ruoli in cui sono ingabbiate. Fanno da contorno a conduttori: le varie ragazzine che sgambettano, parlano poco, annunciano ospiti e pubblicità. Hanno i loro programmi frivoli: finti casi di cronaca, gossip a buon mercato e poco approfondimento. Si occupano di politica: una virago come Gruber, una donna sempre punzecchiata per la sua non avvenenza come Annunziata, qualche altra giornalista relegata in quarta serata. Cucina: la pasticciona che è una casalinga mancata; casi tristi di ritrovamenti e ricongiungimenti familiari: dove basta essere donne per garantire la giusta dose di lacrime ed empatia a buon mercato.
Il quadro che offro è sintetico ma purtroppo quasi esaustivo di tutte le sfaccettature che la nostra tv ci offre.
Ammiro queste due artiste per averci provato e un po’ mi dispiace perché il loro flop ci ha dimostrato che questa televisione di qualità cui tutti inneggiano – se è fatta dalle donne – non piace poi tanto nemmeno alle telespettatrici. E su questo non manco di interrogarmi.