Nel passaggio dal maschile al femminile i nomi di prestigio, come “IL direttore”, ”IL dirigente”, “IL presidente” assumono una valenza peggiorativa, come se i rispettivi termini femminili indicassero mansioni più umili.
di Laura Candiani
Questa volta affrontiamo un tema molto interessante: la “china peggiorativa”, spiegato efficacemente dalla prof. ssa Giuliana Giusti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Cosa si intende? Nel passaggio dal maschile al femminile i nomi di prestigio, come “IL direttore”, ”IL dirigente”, “IL presidente” assumono una valenza peggiorativa, come se i rispettivi termini femminili indicassero mansioni più umili.
Mi rifaccio a un caso personale: ho ricevuto di recente l’invito alla presentazione del libro “Giovanna Cecioni pittrice” (sorella di quel Cecioni che fu amico ed estimatore dei Macchiaioli) presso la Biblioteca Statale di Lucca a cura di Rosanna Morozzi , ”direttore “ dei Musei nazionali di Lucca, e di Vincenza Papini, ”direttore” della sezione Storia e Storie al femminile dell’Istituto Storico Lucchese, due donne che non hanno certo bisogno di vedere riconosciuto il proprio ruolo di assoluto rilievo e di dimostrare la propria preparazione culturale; eppure in questa circostanza hanno preferito il nome maschile, come se “direttrice” risultasse meno prestigioso rispetto al maschile corrispondente.
Prendiamo ancora l’esempio di “segretario” di partito o di sindacato, compito di grande responsabilità: la stessa Susanna Camusso, sul sito ufficiale della CGIL, si definisce proprio così, al maschile, forse perché con il termine “segretaria” ci riferiamo piuttosto a una signora che esegue gli ordini di un capo, scrive al computer e invia lettere, ma solo perché questa è la mentalità diffusa (dovremmo cambiare la testa, non soltanto le parole, ha detto qualcuno!). E’ un altro evidente esempio di “china peggiorativa”.
Un caso assai frequente riguarda i nomi: signore- signora; il maschile nel tempo è diventato un termine piuttosto ricercato, che si abbina al cognome o alla professione: il signor dottore, il signor Rossi; il femminile invece è assai colloquiale: la signora Maria, la signora delle pulizie, la mia signora … D’altra parte “signorino” non si usa più (se non forse in modo scherzoso), mentre “signorina” non è affatto scomparso, tutt’altro.
Curiosamente in Italia si sta molto attenti al “politicamente corretto” : un tempo – per indicare uno straniero venuto per lavorare – si diceva banalmente e in modo approssimativo “marocchino”(oppure “albanese”), poi si è passati a “immigrato” che era corretto e rendeva bene l’idea, ora si preferisce “migrante” : in realtà questo termine si riferisce a una persona di passaggio, non destinata a essere accolta stabilmente. Pensiamo a “diversamente abile”: ma è davvero una definizione così gradevole? Ricordiamo anche “operatore ecologico”: ma è più chiaro e appropriato rispetto a “netturbino” o “spazzino”? A molti sarà sfuggito eppure di recente in Trentino qualche amministratore aveva proposto di usare “sidelki”(nome russo sconosciuto praticamente a tutti!) anziché “badante”, ritenuto vagamente offensivo; in realtà è un normalissimo participio presente del verbo “badare”: colui o colei che bada alla casa, ai bambini, agli anziani, senza valenze negative e modellato esattamente come le forme cantante o utente. Insomma, in nome del “politicamente corretto” ci si arrampica letteralmente sugli specchi: si usano parole straniere o rare, si fa ricorso a sigle, si inventano termini, invece quando si deve ragionare in un’ottica “di genere” nascono mille ostacoli e allora, per semplificare, si ricorre al “maschile inclusivo”. Ma è davvero una buona soluzione?
Autrice: Laura Candiani – laureata in Lettere,ex insegnante-si occupa di studi storici, cinema,l etteratura,ambiente. Dal 2012 è socia e collaboratrice di “Toponomastica femminile” di cui è la referente per la provincia di Pistoia e per cui scrive articoli, biografie,reportage; partecipa a convegni, promuove iniziative e realizza pubblicazioni su tematiche “al femminile”( le balie della Valdinievole, le donne del Risorgimento, le intitolazioni). Collabora con varie commissioni Pari Opportunità ed è consigliera della sezione Storia e storie al femminile dell’Istituto Strorico Lucchese.
1 commento
“Fuori onda, prove di trasmissione”, spettacolo teatrale SERIAMENTE COMICO su donne e stereotipi di genere.
Qui un “promo” dello spettacolo: https://www.youtube.com/watch?v=Evf5IGwk2O4
E qui un paio di OTTIME recensioni:
http://www.lascatoladelleidee.it/teatro-alle-grazie-fuori…/…
http://www.bebeap.com/7948-domina-domna-fuori-onda.html
…che ne pensate?
Segnalateci situazioni e luoghi dove proporre il nostro lavoro! GRAZIE!!! millimateatro@hotmail.it