Il maschile è inclusivo: ma è proprio vero? E’ una soluzione comoda, ma davvero efficace e rispettosa?
di Laura Candiani
Ho preso la pagina di un libro di geografia edito da Zanichelli, adottato nelle scuole medie (classe I); autrice Carla Tondelli, titolo La geografia per tutti, 2015. Vado a pagina 55 in cui si parla della Repubblica italiana e delle prime elezioni successive alla II Guerra mondiale; cito testualmente : ”Il 2 giugno 1946 si è svolto un referendum istituzionale nel quale ogni cittadino maggiorenne ha votato … la maggioranza dei cittadini si è espressa a favore della repubblica … Nella stessa giornata gli italiani hanno eletto anche un’Assemblea Costituente …”
Cosa non va assolutamente in questo testo ? Qui il maschile inclusivo nasconde, annulla, cancella un evento storico eccezionale: quel giorno votarono per la prima volta nella nostra storia le DONNE. Nella stessa pagina si parla anche di cittadinanza: ”Sono cittadini italiani di diritto …. Gli stranieri, se vivono in Italia … L’ingresso dei cittadini stranieri in Italia …. “ : anche qui i cittadini sembrano essere tutti maschi perché di donne straniere non si fa menzione. Del resto parliamo di “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, di “Statuto dei diritti dei lavoratori”, e quando qualche donna ha tentato di aprire un varco – come fece durante la Rivoluzione francese Olympe de Gouges proponendo un’equivalente dichiarazione al femminile – ci ha rimesso la vita sul patibolo. Se leggiamo invece la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” (2000) notiamo subito alcune parole chiave: “indivi-duo”, “esseri umani”, ”tutte le persone”, tuttavia non mancano “lavoratori” e “cittadini”, e mai compaiono citate lavoratrici e cittadine. La strada dell’uguaglianza è dunque ancora lunga.
Esercizi molto utili – anche per una applicazione didattica, ma non solo – consistono nel variare l’ordine delle parole e di operare alcune semplici sostituzioni; vediamo esempi comuni e davvero praticabili senza sforzi. Anziché i “diritti dell’uomo” dire i “diritti umani” (o della persona), anziché “gli uomini primitivi” dire “ le popolazioni/le tribù primitive”( o gli esseri umani), anziché “i Romani” dire “il popolo romano”. Facendo un elenco invertire l’ordine e/o aggiungere il femminile: “i bambini giocavano a palla” diventerà “bambine e bambini giocavano a palla”, “due bambine e due bambini italiani” potrebbe diventare “due bambini e due bambine italiane”, ecc.
Di passaggio, ricordiamo che, parlando di una donna, non è corretto precedere il cognome con l’articolo: (la) Cagnotto, (la) Vinci, ( la) Pellegrini; per analogia – dovremmo allora dire e scrivere: il (Valentino) Rossi, il (Filippo) Magnini, il (Fabio) Fognini… Eppure capita spessissimo di leggere: ”Magnini e la Pellegrini”, ma mai troveremo “Pellegrini e il Magnini”!!! Forma corretta dunque: “Magnini e Pellegrini” (o viceversa).
Ricordiamo nuovamente che il maschile inclusivo fa scomparire le donne, come affermava la grande linguista Alma Sabatini, una pioniera che negli anni Ottanta scrisse l’opera fondamentale Il sessismo nella lingua italiana. Diceva ancora: ” la lingua non solo riflette la società che la parla, ma ne condiziona e ne limita il pensiero, l’immaginazione e lo sviluppo sociale e culturale”.
Autrice: Laura Candiani – laureata in Lettere,ex insegnante-si occupa di studi storici, cinema,l etteratura,ambiente. Dal 2012 è socia e collaboratrice di “Toponomastica femminile” di cui è la referente per la provincia di Pistoia e per cui scrive articoli, biografie,reportage; partecipa a convegni, promuove iniziative e realizza pubblicazioni su tematiche “al femminile”( le balie della Valdinievole, le donne del Risorgimento, le intitolazioni). Collabora con varie commissioni Pari Opportunità ed è consigliera della sezione Storia e storie al femminile dell’Istituto Strorico Lucchese.