Da quando non c’è più quel bugiardo a dirle come sei bella, Marta se lo dice da sola mentendosi consapevolmente.
di Fabrizia Lorusso
Guardandosi gli aloni blu dell’insonnia, Marta quella mattina decide di smetterla di pensare che non dorme da due anni e mezzo perché tanto non lo farà per altrettanti. Sono gli ormoni che le danno la vita a toglierle il sonno, e tra i due la scelta non si pone.
Crema viso, siero, crema corpo, profumo, quale? Pachuli, fondotinta, ombretto, matita nera tanta, rimmel, blush, rossetto. Da quando non c’è più quel bugiardo a dirle come sei bella, Marta se lo dice da sola mentendosi consapevolmente e perdonandosi il peccato mortale con grande leggerezza.
E poi si guarda la cicatrice sul seno, i quattro nevi tatuati a vita della radioterapia, il ventre con le ovaie messe a riposo, il suo corpo quasi dimezzato da quando non serve più essere moglie.
E poi sceglie il colore del pizzo di sottofondo, uno dei tanti nuovi che hanno spiazzato il vecchio con uno sfrontato desiderio di compiacere l’amor proprio e quello nuovo, ammesso che lo meriti.
E poi va prendere i tacchi, perché quando si cammina sul filo di una vita scomposta, bisogna farlo rischiando fino in fondo, sapendo che cadere è il male minore.
A questo punto è pronta a uscire per godersi il tempo da dedicare finalmente a sè stessa di cui non sa cosa farsene; il piacere di una solitudine di cui ha già goduto per anni pensando di non esserlo; l’orgoglio di non dipendere dall’altro di cui ha bisogno come l’aria; la soddisfazione di avere tutto sotto controllo mentre mescola nel vino lacrime e desiderio d’incoscienza.
A questo punto non è pronta ad amare ma lo fa lo stesso perché è davvero l’unica cosa che la tiene viva.