Il rischio del ridicolo e il rischio della vita.
Che cosa può significare avere da poco incontrato la morte eppure…partecipare ad un laboratorio su di un tema che – come ha opportunamente notato un avventore – non-si-capisce-bene-di-che-parla?
Due pomeriggi. Adulte, adulti. Mondi diversi. Storie lontane eppure sfioratesi, ritrovatasi al cospetto di un invito sì, sibillino… eppure incredibilmente proteso a prendersi la parte più viva di ognuno di noi, nelle ore di buio persino:
IL CINICO E IL GIULLARE
Il rischio del ridicolo e il rischio della vita.
Breviario forte e leggero per chisciottimisti
Questo il titolo, questo il gioco: trovare nessi, intelligenze, spinte per legare a doppio filo ragione ed immaginazione. Strampalare la città con un tocco di ..regressione? Oppure no, un tocco di elevazione, chi-lo-sa.
Perché?
Perché c’è un filo che collega don Chisciotte a Calvino…ma anche me a chi sta salendo ora su un gommone. C’è un filo che lega vita a morte, bellezza a strappo.
Ma soprattutto: questo è il filo che io posso scegliere di raddoppiare oppure sfilare, scegliendo di vivere esteticamente oppure anesteticamente.
Ed è una questione di storie individuali. Ma, anche, di… “felicità urbana”.
Abbiamo lavorato, sì, in due pomeriggi di Comunità Creativa, sui nessi tra Rischio, Ridicolo, Cooperazione guidati da ispirazioni cosmicomiche e piccole rischiose, ridicole, cooperanti esperienze di Guerilla Art.
Cominciando così.
Cercando per terra, per strada, persino nei bagni pubblici, la Bellezza che timida ci chiede d’essere inseguita.
E creata. Spargendo parole, soprattutto poetiche.
Bizzarra operazione filosofica.
Sì. E politica.
Io mi sono portata a casa molte cose. Ma soprattutto una: Anna Rosa che mi dice “Sai, a volte quando ti ascolto mi si aprono delle crepe. E non sempre le so ricucire.
Ma sono felice lo stesso: mi tengo le mie crepe spalancate”.
Ho trovato poesia e coraggio in quella affermazione.
Anche io ho le crepe spalancate.
Grazie ai miei Guerrilla Artists, poetici temerari che hanno accettato un laboratorio filosofico-estetico che li ha lasciati… come i personaggi di Chagall: sospesi.
Poiché in questa sospensione c’è la più profonda forma di radicamento.
Alla vita, che è un tuffo.
In alto, in basso.
Cosmicomica meraviglia.
“Si può chiedere aiuto. Sempre. Un aiuto indistinto come i nostri pensieri: fa’ qualcosa per me, rovesciami il mondo addosso, pieno di bisogni che hanno un nome semplice.
Pane, casa, vestiti, coccole.
Si può con un urlo liberato costringere l’altro a sgusciare finalmente fuori di sé e salvarsi. Salvarci.
Anche far nulla, si può. Se non si ha la forza. E restare qui. Essere scrigno per i tesori di chi viene a consegnarceli. “
(Maria Pia Veladiano)