Di violenza sulle donne, sui bambini e sugli anziani se ne parla diffusamente oggigiorno, in Italia ed all’estero, un reato però che colpisce duramente non solo le vittime ma anche i loro famigliari e coloro che stanno a queste vicini.
A proteggerli ed a dare loro voce è arrivata Debora Riccelli con il suo libro ” Nessuno mai potra’ piu’ udire la mia voce” e la sua associazione Oltreilsilenzio.
Quarantenne genovese, la scrittrice, è stata vincitrice del premio della critica al concorso Nazionale di poesia e narrativa dei Forti nel 2011 con le poesie ” Specchio” ” E poi ”
Ottico, iridologo e naturopata, ha creato Oltreilsilenzio rispondendo alla esigenze che sentiva ergersi contro le vittime di abusi, soprusi, persecuzioni, minacce, stalking occupandosi anche dei familiari di vittime di atti criminali violenti di mobbing e disagio lavorativo E’ stata anche autrice dello spettacolo teatrale” Nessuno mai potra’ piu’ udire la mia voce” portato nelle scuole ed al Carlo Felice di Genova dove ha riscosso molto successo con un pienone di spettatori (2000)
http://www.carlofelicegenova.it/index.php/_ita_PGE497.html
“Nessuno mai potrà più udire la mia voce”, Nuova Palomar Edizioni, non è il solito libro inchiesta, ma un vero e proprio romanzo che, ispirandosi alle storie di tante donne vittime di violenza, dà voce proprio a loro, attraverso i pensieri di una protagonista di nome Francesca, che non esiste realmente, ma vive nel cuore di molte.
Deborah Riccelli narra, con delicatezza e sensibilità, tanti anni di esperienza al fianco di donne che devono essere di esempio a tutte noi, raccontando, con uno stile che ha la genuinità delle pagine di un diario e la potenza narrativa del flusso di coscienza, il coraggio che c’è nell’affermazione dei propri diritti
Il tema della violenza sulle donne è affrontato un taglio intimista e la denuncia prende forza con il rimarcare i pensieri d’amore e di dolcezza della stessa vittima..
Di cosa ti occupi oggi?
Da luglio 2015 mi sono fermata sul lavoro da optometrista che svolgevo, per dedicarmi a ciò a cui mi dedico da moltissimo tempo, cioè la violenza sulle donne. Per molti anni mi sono occupata dell’ufficio stampa sell’UDI, ma poi realizzando che non potevo occuparmi anche della fragilità dei parenti anche se maschi perchè per statuto l’UDI lo vietava, ho fondato una mia associazione. Ci occupiamo di tutti i tipi di violenza ma l’85% sono donne violate e noi la seguiamo anche quando torna a casa dopo la denuncia. La persona che ha subito violenza quando rientra non è più la stessa persona ed i rapporti con parenti e amici si modificano.
Come è arrivata questa tua passione di aiuto verso gli altri?
Mi è sempre piaciuto scrivere ma poi ho cominciato ad occuparmi di violenza. Prima con l’UDi. Poi ho deciso di fondare un’associazione. L’associazione ha avuto inizio nel 2011 con una sede dapprincio pagata con il mio stipendio, poi il comune di Geneova ci ha concesso uno spazio gratuitamente comprendendo che era un servizio dato alla cittadinanza.
Parlaci del tuo libro.
E’ il diario di una ragazza inventata, ma dedicato ad una donna vera morta con un colpo alla nuca in provincia di Caserta. Ho deciso per una volta di far parlare la vittima. Di solito si fanno parlare gli altri e le cose che questa ha fatto, detto, indossato etc.. Ambientato durante San Valentino è la voce di Francesca che si ritrova in un fienile e non capisce di essere morta. E pensa a quello che proverà la sua famiglia.
Il libro ha avuto molto successo?
Certo però è andato a ruba col passaparola, ma si trova purtroppo poco in libreria a causa della distribuzione poco efficiente. I diritti vanno tutti all’ Associazioone Veri
Stai scrivendo ancora? E l’associazione si occupa di altro?
Ho due romanzi pronti ma aspetto che mi scada il contratto con la casa editrice attuale.
Sto organizzando percorsi di formazione all’ interno delle scuole. Vado negli istituti, presento il libro e poi chiedo ai ragazzi di rifletterci. Anche perchè il romanzo non è solo la storia di Gabriele e Francesca ma viene trattato anche il tema della giustizia. Inoltre non è solo il mondo della violenza che viene dicusso anche la vita dei famigliari, la violenza psicologica alla quale vengono sottoposti tutti i parenti terrorizzati dal fatto che la vittima possa uscire in breve tempo. Per me questa è una battaglia per le mille famiglie che sono devastate dagli eventi violenti avvenuti. Un vortice che gira intorno alla persona violentata.
Ma non ci sono leggi a favore delle donne contro i maltrattanti?
In Spagna ne esistono, in Italia invece anche se esistono restrizioni, non sono obbligatorie. Sono i parenti che di solito si attivano per l’aiuto ma spesso non hanno consapevolezza delle necessità che i violentati abbisognano.
La violenza sulle donne è cresciuta negli ultimi anni. Con la nuova legge le donne sono prigioniere a casa loro perchè se escono rischiano di incontrare il maltrattante. I 300metri di distanza ai quali si devono tenere i violentatori sono una distanza molto esigua; una donna che ha subito violenza deve essere messa in sicurezza, perchè il violentatore una volta fuori diventa anche più cattivo dopo aver subito la denuncia.
Anche per i bambini vale lo stesso.
Se dopo la denuncia metti il violentatore in galera si può stare tranquili, ma se sei sempre in circolazione il pericolo aumenta.
Perchè secondo te il sesso maschile si sta incattivendo?
Perchè siamo sempre più emancipate e quindi viene fuori il machismo degli uomini. Non posso possederti e quindi ti uccido.
Da dove bisogna cominciare? Dalla scuola?
Sì, ma anche dai genitori che spesso sono più infantili dei ragazzi. Non mi sento di gettare tutta la colpa sula scuola. Spesso non riescono a confidarsi con i genitori e preferiscono farlo con estranei. Come è successo a me durante un incontro.