E’ necessario che le persone sappiano come fare, cosa fare e come comportarsi nei momenti di difficoltà’ che possono preludere ad una crisi matrimoniale.
La teoria della “prevenzione” non riguarda solo gli aspetti relativi alla medicina, è’ giusto parlare di prevenzione anche nel campo del diritto di famiglia, per cui e’ necessario che le persone sappiano come fare, cosa fare e come comportarsi nei momenti di difficoltà’ che possono preludere ad una crisi matrimoniale.
È’ bene sapere che, nell’interesse dei figli, sarebbe innanzitutto opportuno non coinvolgere mai i minori, che devono essere protetti da qualsiasi forma di “coalizione” o, comunque, di strumentalizzazione per combattere l’altro genitore. I figli non devono assistere ai litigi, non devono essere esposti a climi maltrattanti o a momenti di tensione, occorre proteggerli da qualsiasi malsana ingerenza del padre o della madre e tentare, nei limiti del possibile, di creare un ambiente estraneo ai conflitti coniugali, dove i minori possano respirare un’atmosfera calma e serena, a prescindere dalla crisi familiare.
Innanzitutto, occorre sentire un avvocato, possibilmente esperto nel ramo, che possa dare gli opportuni suggerimenti, che sappia consigliare come muovere i primi passi, orientare nei momenti di crisi, spiegare le alternative che si hanno davanti: prima di tutto consapevolezza dei problemi, dei diritti e dei doveri, poi separazione consensuale o giudiziale, affidamento condiviso o esclusivo, quale regime di frequentazione è’ più’ opportuno per i figli; verificare la possibilità’ di chiedere il mantenimento.
Insomma, illustrare al coniuge o al genitore cosa potrebbe fare e come potrebbe muoversi.
E’ anche doveroso che la consulenza riguardi i costi legali, fare un preventivo di spesa relativo alle differenti ipotesi processuali che si possono configurare.
Spiegare alla parte che può chiedere il gratuito patrocinio, qualora il suo reddito non superi le 11.000,00 euro annui, ossia essere assistito da un avvocato che sara’ pagato dallo Stato.
È’ bene sapere che elevare il conflitto non è’ sinonimo di “buona separazione”, c’e’ chi ritiene che quanta piu’ cattiveria si esprima nei confronti dell’altro, tanto più’ la separazione portera’ buoni risultati.
In realtà le parti (coniugi o conviventi) dovrebbero imparare a capire e rispettare le esigenze dell’altro, sia come marito o come moglie, sia come padre o come madre, perché’ solo dal riconoscimento dell’altro si può’ sperare in un una reciprocita’ di comportamenti e, quindi, in una risposta che sia del medesimo contenuto.
Solo così dei coniugi maturi e dei genitori responsabili possono sperare di sottoscrivere un’equa separazione consensuale anzicche’ combattere un’insana guerra giudiziaria dalla quale non escono vincitori, ma solo sconfitti.
È pertanto sempre opportuno inviare una lettera di richiesta di separazione consensuale ed avviare una negoziazione assistita per verificare la possibilità’ di trovare accordi condivisi.