ADELAIDE BERNARDINI CAPUANA quando scriveva, era di parte e, precisamente, dalla parte delle donne, soprattutto di quelle che trovavano il coraggio di ribellarsi
Era la moglie del ben più noto Luigi Capuana.
Nacque in Umbria, a Narni, nel 1876 ma visse la maggior parte della sua vita a Catania, dove morì nel 1944.
Già da giovanissima scriveva poesie e novelle e, in seguito, si cimentò anche nei romanzi. Fra i scuoi scritti ricordiamo: “Colei che tradiva”, “Barca nova”, “La vita urge”, “L’altro dissidio”.
Fu collaboratrice di varie testate giornalistiche tra le quali “Fanfulla della Domenica”, “Giornale d’Italia”, “Ora” e giornali che ponevano l’attenzione al mondo femminile come “Cordelia” e “La Donna”.
Tanti di quelli che hanno tracciato il suo profilo non sono stati benevoli nei suoi confronti e l’accusarono di aver utilizzato per la sua carriera il nome e la fama del marito, in particolare un critico palermitano, Francesco Biondolillo, che stroncava impietosamente le sue fatiche letterarie.
Anche Verga e Pirandello non l’apprezzarono.
Invece i suoi scritti sono ritenuti oggi degni di nota e se ne denuncia la “caduta nell’oblio”.
Adelaide, quando scriveva, era di parte e, precisamente, dalla parte delle donne, soprattutto di quelle che trovavano il coraggio di ribellarsi. Non si limitava a raccontare le ribellioni ma metteva in risalto la trasformazione che era avvenuta nella mentalità femminile: ribellarsi è giusto. “Andar via con l’uomo che si ama è giusto, è giusto ribellarsi ad un marito che tradisce, ad una famiglia che si disprezza, è giusto respingere un concetto di perdono che può diventare catena e umiliazione”.
Possiamo dire che non seguì le scelte letterarie del marito né quelle degli altri “veristi contemporanei”, fu una donna e un’artista autonoma, determinata a tentare di ribaltare i ruoli e i valori assegnati alle donne dell’epoca.
Come le altre scrittrici sue contemporanee, compì una piccola rivoluzione in seno alla tradizione letteraria maschile. Le vicende familiari piene di omicidi, passioni, tradimenti messi in risalto nei suoi scritti evidenziano come nella realtà (e non solo nella sua narrazione letteraria) il marito “padre padrone” non è accettato da tantissime donne.
Quando Luigi Capuana muore, Adelaide continua a scrivere soprattutto opere teatrali che affida alla trasposizione in scena ad Angelo Musco.
Tra Pirandello e Adelaide Bernardini ci fu una famosa “querelle”: la moglie di Capuana accusò il grande drammaturgo di plagio riguardo al primo atto di “Vestire ignudi”, che aveva come trama un racconto scritto da Capuana. In effetti, le vicende narrate nelle due opere coincidono, anche perché il racconto di Capuana era ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1895 e i cui protagonisti erano… Luigi Capuana e Adelaide Bernardini!!! Pirandello ammise sulle pagine de “L’Epoca” del 22 novembre 1922 di essersi ispirato a “un documento umano”, ma il polverone suscitato da quella accusa finì per travolgere Adelaide… sicuramente tra i due il più forte era Pirandello, ma noi che abbiamo letto le trame delle due storie pensiamo che “il grande drammaturgo” in quell’occasione abbia fatto un po’ “il furbetto” e che Adelaide avesse proprio ragione.