Maria Cristina Gribaudi, una donna molte donne: dalla professionista alla mamma, alla donna impegnata nel welfare aziendale alla cultura, all’imprenditrice in azienda e in fondazione.
Quando mi ero proposta di intervistarla, perchè interessata alla sua figura, non pensavo fosse così difficile racchiudere in una chiacchierata tanti aspetti di una persona: dalla professionista alla mamma, alla donna impegnata nel welfare aziendale alla cultura, all’imprenditrice in azienda e in fondazione.
Ci si potrebbe chiedere: chi è Cristina Gribaudi? Sei figli dai 22 ai 30 anni, tutti viventi all’estero dagli Stati Uniti all’Asia, per loro scelta. E Maria Cristina ha trasmesso ai figli la sua curiosità per la vita e per il lavoro. Cinquantatré anni, è l’amministratrice unica di Keyline S.p.A., l’azienda veneta fondata da Prospero Bianchi a Cibiana di Cadore nel 1770, produttrice di chiavi e macchine duplicatrici di chiavi, con sede a Conegliano in provincia di Treviso. Ma e anche presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia e membro del cda di HFarm, azienda da poco quotata in borsa rivolta alle startup all’imprenditoria e alla formazione digitale.
Avere molti ruoli importanti nella società non ti fa mancare i tuoi figli che vivono ora tutti all’estero?
Moltissimo, ma si sa i giovani oggi viaggiano cominciando con l’Erasmus e poi vanno avanti per la loro strada. Mi manca la loro presenza, il loro odore, come molte mamme, ma so che ora sono cittadini del mondo e non li ferma più nessuno. Alcuni dei miei figli inoltre lavorano all’estero per la nostra azienda la Keyline S.p.a
Tu segui tantissime attività dalla fabbrica ai musei civici. Ma come fai? Non sono attività distanti tra di loro?
Con sei figli ho allenato il cervello ad essere multitask. I figli mi hanno aiutato a comprendere il mondo e ad andare oltre.
Cosa hanno in comune azienda e cultura?
Tutto. Io mi occupo di portare il modello di business utilizzato in azienda nella fondazione che è di fatto anch’essa un’impresa.
I giovani partono, imparano e tornano con le esperienze acquisite?
Tutti i ragazzi che partono hanno nostalgia di casa, ma molti si chiedono ”perché tornare’? In un paese che non investe sui giovani…
Non ci aspettavamo una crisi di 10 anni.
Cambieranno anche l’economia queste giovani teste?
Sì, danno più valore alle cose buone e che fanno bene. Noi li abbiamo abituati male. Dobbiamo dare loro ascolto perché il futuro è loro. Quando torneranno avranno un’esperienza enorme.
E di H-Farm? Che cos’è ci racconti?
È una piattaforma digitale nata nel 2005 con l’obiettivo di aiutare giovani imprenditori nel lancio di iniziative innovative e supportare la trasformazione delle aziende italiane in un’ottica digitale.
Prima di tutto è un incubatore di start up e poi si rivolge al territorio. Infine è un sistema di formazione: stiamo aprendo un campus dalle elementari alle superiori. Tipo modello americano. Vogliamo mettere in luce i talenti e creare connessione con realtà che li mettano in contatto con il mondo.
Loro sono il futuro, la nuova generazione di imprenditori che porterà nuovo valore alle imprese del nostro Paese.
Dove si trova Hfarm?
A Roncade vicino all’areoporto di Venezia, ma non siamo aperti solo al territorio bensì a tutto il mondo. Ci sono infatti anche studenti stranieri e per le startup, una delle più promettenti, è quella di alcuni ragazzi fiorentini che mette in collegamento tutti i poli museali.
Nasciamo all’interno di una storica tenuta agricola che si affaccia sulla laguna di Venezia e che da sempre guarda all’estero, con l’obiettivo di affermare il proprio modello attraverso il confronto con i mercati globali.
Favoriamo la nascita di progetti che semplifichino l’utilizzo degli strumenti e dei servizi digitali a persone e ad aziende, supportando queste ultime nella trasformazione dei loro processi in ottica digitale.
Nel corso degli anni siamo cresciuti e abbiamo maturato una presenza internazionale, mantenendo però uno stretto legame con il nostro territorio d’origine dove ha luogo la sede principale, cuore pulsante di tutto l’ecosistema.
Gli oltre 550 ragazzi, che lavorano nelle diverse aziende immerse nel verde della Tenuta di Ca’ Tron, possono godere di un ambiente accogliente, in grado di favorire la contaminazione e la condivisione di conoscenza.
Perchè Hfarm?
La H che forma il nome del progetto significa Human, per sottolineare l’obiettivo di realizzare iniziative volte alla semplificazione dell’esperienza d’uso. Il concetto è esteso anche alle persone che lavorano nel progetto.
E delle giovani donne che ne pensi? Sei stata di recente premiata come”Donne che ce l’hanno fatta”
Le giovani donne sono diverse da come eravamo noi. Inutile parlare loro di quote rosa. Sanno farsi valere ed hanno imparato a fare rete tra di loro, cosa che alle numerose associazioni femminili che esistono sul territorio italiano non sempre è riuscito.
Inoltre penso che fare rete simbolicamente non sia sufficiente. Bisogna coagularsi intorno ad un progetto concreto.
Per esempio La Fondazione Musei Civici di Venezia, da anni impegnata a fare “rete” nelle proprie strutture museali e nella città lagunare, ha deciso di lanciare un nuovo progetto culturale dedicato a “Venezia. La Città delle Donne”.. https://www.dols.it/2016/06/10/venezia-la-citta-delle-donne/
La Fondazione parte dalla specificità dei musei mettendo in luce la storia delle donne che hanno contribuito a creare la città di Venezia nei secoli.
Quindi per te Mariacristina affrontare la crisi vuol dire guardare al mondo?
Il futuro dipende da noi. «Soprattutto quello delle donne lavoratrici, per le quali le difficoltà ci sono e ci saranno sempre, anche se vorrei che cominciassero ad apprezzarsi maggiormente, ponendo in primo piano le proprie qualità e competenze. Inutile opporsi all’onda, meglio cavalcarla.