Nomi di donna – Romanzo di racconti di donne che vivono in luoghi diversi, provengono da situazioni molto lontane, ma che sono accomunate da sentimenti di inadeguatezza e rivelazione delle rispettive esistenze.
L’autore, Gianluca Pirozzi è nato a Napoli ed ha vissuto a Roma, Bruxelles, Parigi, Bogotá, Mumbai e Skopje. I suoi racconti sono stati più volte premiati nell’ambito di rassegne letterarie nazionali e pubblicati in antologie e raccolte narrative. Ha pubblicato la raccolta Storie liquide (2010) e il romanzo Nell’altro (2012). Nomi di donna è il suo terzo libro.
Come mai ha deciso di scrivere un libro sui nomi di donna?
Ho voluto raccontare un modo di sentire il mondo, fatto di singole epifanie – vere e proprie illuminazioni nella vita delle singole protagoniste che ho provato a cogliere proprio negli istanti che immediatamente precedono o accompagnano questa illuminazione. Eppoi mi piacerebbe che Nomi di donna fosse anche una boccata d’aria, un modo di interrogare e sperimentare, emozionalmente, altre vite, altri pensieri, altre emozioni, altre società.
Cosa l’ha spinto a collegarle tra di loro?
Nomi di donna non è stato concepito come raccolta di racconti, ma come un corpo unico – per questo mi piace la definizione di romanzo di racconti – in cui certamente ogni storia può esser letta singolarmente – le storie sono apparentemente autonome e sono sviluppate con tempi, ambientazione e punti di vista diversi. Ma in realtà ogni storia è stata pensata e scritta come parte di un disegno più ampio che potrebbe, perciò, appartenere anche ad una sola donna, oltre che ad ognuna delle tredici eroine che popolano il libro. Le protagoniste del libro sono, infatti, tutte donne che mantengono tra loro un mutuo, sottile e reciproco legame di conoscenza ed il tutto è stato incasellato in una giornata (che non è la stessa per tempi e luoghi), secondo quattro tempi: aurora, giorno, tramonto, notte fonda. Quel che mi è accaduto durante la narrazione è che ciascuna di queste donne ha chiamato un’altra sodale la cui vicenda si è imposta alla mente con altrettanta urgenza, chiedendo di esser raccontata. Le protagoniste di queste storie mi hanno cioè visitato, quasi fossero degli” angeli” – che è un’espressione bellissima che mutuo da una poesia di Emily Dickinson e che ho riportato in esergo al libro. E ciascuna di loro (a differenza degli angeli della Dickinson che non hanno invece un nome) aveva ne già un proprio nome: a differenza di tutti i protagonisti e le protagoniste dei miei libri precedenti, in cui la leva iniziale è stata quella di una situazione, un evento che volevo narrare, ciascuna di queste tredici donne, nel momento in cui ha bussato alla mia mente aveva già il proprio nome e con esso il proprio vissuto specifico che chiedeva di esser raccontato… ho anche sperimentato che nel momento in cui provavo a chiamarle con un altro nome, beh semplicemente, non erano più loro, cioè la storia finiva col perdere di senso e con essa la ragione del narrare.
Le sue donne sono frutto della sua immaginazione oppure sono prese dalla vita reale?
Non voglio sfatare alcuna idea sul legame che c’è tra la vita dell’autore e quella dei personaggi di cui scrive, però oltre all’imprescindibile processo di attingere al proprio vissuto, vorrei anche dire che credo che i personaggi d’un libro prendono inesorabilmente le proprie sembianze. Emergono spontaneamente come fiori di campo, quando si è in grado di guardarsi allo specchio, di analizzare parti di sè rimosse o che sono state per un lungo periodo appesantite dal giudizio, quando cioè si è in grado di ripensare ad esperienze che sono in qualche modo sopravvissute al semplice ricordo. E questo accade quando i personaggi di fantasia che covano in noi si rivelano una volta che si è compresa a fondo la loro natura reale, il vissuto che è rifluito in loro. Da quel momento, non hai più di che accusarli o di che vergognarti. Li accetti, ti accetti. Sei infine pronto alla scrittura. Ecco: Giovanna, Stella, Monica, Edda, Clara, Fabiana e tutte le altre donne di Nomi di donna sono nate così.
Qual’ è il nome di donna cha le piace di più?
Quello di mia figlia, Gaia, che però non è nel libro.
La donna oggigiorno molto bistrattata viene da lei quasi mitizzata. Da dove vien questo suo amore per le donne?
Lungi da me l’idea di mitizzare la figura femminile e la presunzione o il tentativo di riuscire a descriverne la mutevolezza e totalità delle espressioni del suo mondo. Posso semmai rispondere al perché donne ricorrendo ad un aforisma (non so se vero) attribuito Groucho Marx: “gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta”. Più semplicemente, mi affascinava l’idea di esplorare questo universo con la narrazione. Racconto di donne che vivono in luoghi diversi, provengono da situazioni molto lontane, ma che sono accomunate da sentimenti di inadeguatezza e rivelazione delle rispettive esistenze. Ho tratto ispirazione sia da situazioni osservate direttamente, molti anni fa e che, a dispetto alla prima, immediata sensazione, a volte di irrilevanza, ho scoperto con gli anni a venire tornarmi in mente singolarmente o come parallelismo. Altri racconti, hanno poi una diretta fonte nella mia biografia, non è casuale che alcune storie si svolgano a Parigi, Roma, Vietri, Mumbai, etc. tutti posti a cui sono legato o per averci vissuto o perché comunque a me familiari. Altre storie sono legate a suggestioni, cioè sono nate sulle tracce lasciate da persone che non ci sono più o che al contrario sono entrate nella mia vita, per molti versi, inaspettatamente.
Lei è napoletano ma ha girato il mondo. Le donne sono alla fine tutte uguali o conservano il fascino della femminilità?
Ciascuna donna – ma non mi limiterei alle donne, ciascun esser umano, è prima di tutto una persona e come tale racchiude in se una sua unicità e una sua forza indipendentemente dalla situazione, longitudine o altro in cui è immerso; la bellezza consiste nella capacità di leggersi dentro e nella possibilità per gli altri di leggere questo sé e metterlo in contatto col proprio… ed è quello che con Nomi di donna ho provato a fare.
Meglio una donna col velo o una in bikini? Meglio truccata o acqua e sapone?
Meglio una donna, una persona, che stia bene con se stessa, libera di scegliere come sentirsi dentro e come essere fuori indipendentemente da dogmi, stereotipi o altri vincoli e obblighi, siano essi religiosi o derivanti da modelli consumistici.
La donna è l’anello debole della catena umana o la pietra miliare su cui poggia il mondo?
Direi entrambe le cose, per troppo tempo e, tristemente, ancora oggi la condizione femminile è allarmante. Mi pare che continuino a mancare tutti i presupposti per una reale parità di genere e resta inesorabilmente latente l’elemento fondamentale: il rispetto.
Pensa che le rivendicazioni femminili siano arrivate in Europa ed in occidente ad uno stop?
No, non credo che siamo arrivati allo stop, ma credo che bisogna fare di più affinché l’uomo partecipi a questo mutamento perché ancora oggi all’uomo, per deroga di genere, sono consentiti atteggiamenti violenti, arroganti e ostacolanti. Alla modifica dello stereotipo femminile deve corrisponde una altrettanto sincera e reale modifica dello stereotipo maschile.