Ma è il caso di parlare ancora di Pari opportunità? E chi riguardano oggigiorno? Chi le persegue? Hanno cambiato pelle? Ne ho parlato con Nunzia Bernardini, che avevamo intervistato per dols, ma vorrei che a discussione si allargasse a tutte voi.
Ecco la lettera che Nunzia mi scrive e che mi sembra un buono spunto di partenza.
Cara Caterina,
vorrei continuare la riflessione sul futuro delle donne, avviata insieme qualche giorno fa . La stagione che stiamo vivendo giustifica ampiamente la necessità di tenere vivo un dibattito e merita un supplemento di riflessione sullo stato pietoso in cui versa la condizione femminile in Italia e nel mondo.
Vorrei partire da un dato: sono lontani anni luce i tempi in cui le donne sono state le protagoniste di una stagione di rivendicazioni e di diritti, in cui si parlava con grande passione di come rendere effettivo quel bellissimo principio di uguaglianza stabilito nel 1948 grazie all’impegno di un piccolo gruppo di donne elette nell’Assemblea Costituente.
Sembra preistoria il percorso del ‘900, il secolo breve caratterizzato anche dalla “rivoluzione” incruenta delle donne che hanno finalmente ottenuto il riconoscimento di diritti fondamentali a partire da quello del voto.
Del tutto fuori moda i temi sociali che sono stati importanti per la cosiddetta questione femminile, per non parlare dei mille ragionamenti sulla democrazia paritaria.
Si è perso lo spirito che ha animato quella stagione, sembrano smarriti gli entusiasmi e le passioni di poche che, via via, hanno contagiato tutte le altre fino a diventare un “fenomeno” collettivo, un coinvolgimento corale che ha prodotto una stagione di traguardi sia pure con qualche residua zona d’ombra.
Abbiamo consumato e sciupato tante parole: mi riferisco al concetto giuridico che sta dietro il temine di Pari Opportunità .
Non credo sia più di moda e soprattutto non riesce più ad esprimere lo slancio e la passione che hanno animato il lavoro di tante donne negli organismi di Parità che hanno lavorato nelle Regioni, nei Comuni e nelle Aziende.
Ti propongo di “abolirlo” e di ragionare andando oltre.
Mi pare che, a partire dal 2000, lentamente le donne siano “scivolate” pian pianino: sono scomparse dall’agenda della politica e non fanno più notizia!
O meglio fanno notizia principalmente come vittime di femminicidio! Il corto circuito generazionale ha fatto il resto: ha acuito le distanze, cambiato gli orizzonti e stravolto le priorità.
Chi ricorda più le vicende politiche ed umane di donne come Maria Federici, Tina Anselmi, Nilde Iotti e le mille altre a cui dobbiamo sicuramente un grazie per il lavoro compiuto nell’interesse di tutte.
Ma allora mi domando: abbiamo subito una mutazione genetica?
Io credo di si e ti propongo, per caratterizzare questo nostro confronto, di adottare una nuova sigla da aggiungere alle migliaia che usiamo: D.G.M che sta a significare Donne Geneticamente Modificate.
Ti rivolgo una domanda: negli ultimi decenni cosa hanno insegnato molte madri alle loro figlie, quali valori hanno inculcato, quali modelli hanno rappresentato come vincenti? Solo benessere materiale da conquistare a tutti i costi o obiettivi intelligenti come traguardo?
La prospettiva di oggi ha riportato in auge la bellezza come chiave universale per “sfondare” qualsiasi barriera, ha reso famose escort, veline, e “Olgettine” e, infine, ripristinato il mito del Buon matrimonio come ottima “sistemazione”!
Ci resta solo Miss Italia, la vetrina del “Grande Fratello” o quella del programma “Uomini e Donne” come specchio della realtà ?
Sono questi i luoghi per l’elaborazione di un “pensiero femminile” valido per questo nuovo secolo?
Qual è la riflessione da fare per capire chi siamo? Quale prospettiva di futuro stiamo costruendo per le nuove generazioni?
Tralascio volutamente il mega tema della presenza delle donne in politica e lo rinvio alla prossima…volta.
Ti saluto con affetto
Nunzia Bernardini