DONNE DEMOTIVATE MA UNITE A SOSTEGNO DI HILLARY
Gonne lunghe, zoccoli, grinta ed entusiasmo: convinte che il trionfo della democrazia non potesse trascendere dall’uguaglianza sociale, le pasionarie del femminismo hanno lottato a lungo per agevolare il percorso emancipatorio delle generazioni successive. Ma a distanza di quasi mezzo secolo (e a dispetto di ogni aspettativa), la condizione femminile è rimasta pressochè immutata ovunque.
Persino gli Stati Uniti, culla per tradizione dei diritti civili e della democrazia, non sono ancora riusciti ad abbattere le subdole barriere ideologiche del conservatorismo, retaggio di un passato patriarcale apparentemente difficile da dimenticare. Decisamente maggioritarie sul piano della densità abitativa globale, anche le statunitensi stentano insomma a emergere all’interno del sistema.
I dati forniti dalla National Conference of State Legislatures rimandano infatti a quadro di valenza inequivocabile: 20 senatrici (inesistenti fino al 1978) su scala federale e solo sei governatrici (a fronte di un coinvolgimento municipale attestato intorno al 19%). Rispetto al 2005 tra l’altro la presenza femminile ai vertici legislativi pare essere calata in 16 stati su 50.
E sarebbe quasi superfluo rimarcare che a parità di incarichi, le donne continuano tuttora a guadagnare il 21% in meno rispetto agli uomini. Eppure hanno contribuito a promuovere interventi significativi sul piano sociale.
“Ho deciso di candidarmi all’Assemblea del Tennessee nel 1994 proprio perchè sapevo di dovermi confrontare in un teatro esclusivamente maschile. Sembrava una scommessa persa in partenza, invece sono stata eletta e ora, come sindaco di Clarksville (principale città dello stato, n.d.r) mi ritrovo portavoce di tutte le madri lavoratrici “, ha raccontato la 54enne , due figli a carico.
Sarebbe tuttavia l’atavica ritrosia alla competizione il peggior ostacolo all’intraprendenza femminile: “Le mie connazionali devono essere incentivate, altrimenti tendono al ritiro. Sappiamo per esperienza che le opportunità di successo sono identiche per entrambi i sessi “, ha confermato Debbie Walsh, direttore esecutivo del Center for American Women and Politics presso la Rutger University del New Jersey . “Il problema però è che le rinunciatarie alla carriera sono in costante aumento e ciò implica un’ulteriore diffusione del dominio maschile“.
Al fini di fronteggiare una situazione divenuta sempre più penalizzante per l’altra metà del cielo alcuni esperti avevavano quindi suggerito l’introduzione delle cosiddette quote rosa (di controversa memoria): soluzione invisa però ai partiti a stelle e strisce, che alla ghettizzazione virtuale sancita per decreto hanno invece preferito l’ingerenza diretta da parte di organismi indipendenti quali Emily’s List.
Istituito nel 1985 e schierato al fianco del Democratic Party a sostegno del diritto di aborto, il gruppo mira infatti ad allargare il bacino di influenza femminile in seno alle istituzioni. Obiettivo primario è quello di favorire l’ingresso delle donne nei luoghi più strategigi del potere: 19 in Senato, 110 nella House of Representatives, e oltre 700 in strutture statali di alta rilevanza (governatorati inclusi).
Complice un capitale di 400 milioni di dollari, sta cercando di incoraggiare la partecipazione femminile alla vita pubblica offrendo corsi di formazione e supporto informatico-finanziario. “A prescindere dall’estrazione sociale delle candidate, permangono interrogativi a cui noi ci sforziamo di fornire risposte adeguate“, ha sottolineato Marcy Steach.. “Vogliamo aiutarle a rompere il ghiaccio“.
La fitta rete di contatti creata dall’associazione ha consentito a Ellen Rosemblum di ascendere ai vari livelli della magistratura fino a divenre Procuratore Generale dell’Oregon. “I miei mentori sono stati l’ex giudice Betty Roberts e l’ex governatrice Barbara Roberts. Personalità eccezionali che sui di me hanno avutto grande impatto . Nel 2011 sognavo di ampliare il mio raggio d’azione, ma avevo troppi dubbi. Desideravo parlare con altre avvocatesse per essere certa di non sbagliare. Cercavo di capire se fosse possibile. Il loro contribuito è stato decisivo“.
Anche per Hannah-Beth Jackson (alla guida del California Legislative Women’s Caucus) la vicinanza delle attiviste di Emily’s List è stata di rilevanza non secondaria: “Abbiamo sempre bisogno di ricevere conferme dagli altri, siamo perennemente insicure di noi stesse e delle nostre capacità, mentre gli uomini reagiscono in modo diverso“.
Emblematico in un paese che presto potrebbe vantare la prima presidentessa della storia dal 1776. “Non sarà facile dissipare i pregiudizi sessisti, sebbene per alcuni la differenza sia una valore aggiunto“, ha profetizzato l’indoamericana Mary Thomas, aspirante leader del Florida 2nd District sotto l’egida dell’Elefantino.
Resta il fatto che le donne stanno dimostrando una netta preferenza per la democratica Hillary Clinton. Al contrario degli uomini, solidali con il rivale repubblicano Donald Trump. La sfida alla Casa Bianca rischia di trasformarsi in un ennesimo conflitto di genere.