Al Museo PAN di Napoli, dal 9 luglio al 3 settembre, una mostra gratuita celebra, attraverso video, opere artistiche e memorabilia, quattro ‘icone rock’ del nostro tempo: i miti della musica Madonna e George Martin e quelli dell’arte e della letteratura Caravaggio e Shakespeare. E dimostra che anche il bardo di Stratford-upon-Avon può essere rock.
Lei ha venduto più di 300 milioni di album ed è stata inclusa da Time tra le 25 donne più potenti del Novecento. Lui ha prodotto la band più famosa di sempre e ha ottenuto i titoli di cavaliere e di baronetto. E, insieme all’artista tormentato dalla vita avventurosa, che tra una fuga e l’altra dipingeva capolavori, e al letterato misterioso, che raccoglieva folle enormi nei teatri di Londra quando si davano le sue opere, ritornano ad essere più icone che mai nelle sale di palazzo Roccella, oggi Palazzo delle Arti e sede del Museo PAN di Napoli, per spiegare al pubblico che miti si diventa, ma essere rock è uno stato d’animo.
Giunta alla sesta edizione, grazie a un’affluenza che, nelle precedenti occasioni, ha premiato i curatori Carmine Aymone e Michelangelo Iossa con 72.000 visitatori (loro è la rassegna su Pino Daniele del 2015), Rock6! –Icone è molte mostre in una. Si incomincia con “Iconic – Portraits and Artwork inspired by the Queen of Pop”: esposizione di 29 opere di 20 artisti internazionali, in esclusiva per il Sud Italia, curata da Gabriele Ferrarotti, Michele Sacco ed Ettore Ventura in omaggio alla cantante più nota della popular music. Che dai suoi fan è ritratta con le più diverse tecniche, ma sempre in maniera idealizzata, a testimonianza del ruolo di icona che ha assunto dagli anni Ottanta in poi. La sezione dedicata a Mrs. Ciccone include anche, in anteprima mondiale, il documentario girato da Matteo Maccarinelli per celebrare i 33 anni di carriera della star, MAD for Madonna (due nomination al World Music Film Festival), e la mostra fotografica di JD Urban, che immortala la cantante durante il Rebel Heart Tour.
Il tributo a Sir George Martin, il leggendario produttore degli “scarafaggi” di Liverpool, non poteva che essere intitolato “The Fifth Beatle – Il Quinto Beatle”, dal soprannome che Martin, scomparso di recente, si era guadagnato per aver segnato con il suo lavoro la storia dei Beatles. Nella mostra, organizzata da Aymone e Iossa in collaborazione con il Beatles Museum di Brescia e con la Beatlesiani d’Italia Associati presieduta da Rolando Giambelli, sono esposte immagini, fotografie, locandine e poster dei concerti, copertine di 45 e 33 giri in vinile, monografie, alcune delle quali autografate. Per conoscere meglio la storia dei Beatles e del loro produttore, iniziata il 6 giugno 1962 negli EMI Studios di Abbey Road a Londra e destinata a cambiare per sempre il corso della popular music.
E Michelangelo Merisi da Caravaggio, cosa ci fa in un’esibizione dedicata alla musica? Artista tormentato, ribelle, ambiguo, a volte violento, sempre in giro per l’Italia e oltre confine per poter esercitare la sua arte, per gli organizzatori della mostra, i giornalisti e critici musicali Aymone e Iossa, è in fondo un rocker ante litteram, se per rock si intende un modo di essere e di vivere. Al PAN, nella piccola sezione a cura di Roberta d’Agostino intitolata “Caravaggio: luci e ombre del pianeta rock”, alcune riproduzioni dei suoi dipinti più famosi, come la Vocazione di San Matteo o il Martirio di Sant’Orsola. A sottolineare il legame dell’artista con la città: fu proprio la Napoli del Seicento, infatti, con la sua folla disordinata ma accogliente di nobili, plebei e lazzari, a ispirare al pittore alcune sue opere fondamentali.
Si chiama infine “Shakespearock” l’originale sezione che Emiliana Shakes dedica al grande drammaturgo, per farci scoprire la profonda influenza che, tre secoli e mezzo dopo la sua scomparsa, ha avuto sulla musica rock del nostro tempo. A partire dalle copertine dei long playing ispirate agli innamorati più famosi della letteratura: una per tutte, Romeo and Juliet dei Dire Straits. I versi del bardo inglese si riverberano pure nei testi delle canzoni, moltissime, che si sono ispirate alle sue strofe poetiche; non solo nel mondo anglosassone ma anche a Napoli, con l’operazione culturale di Gianni Lamagna (Nuova Compagnia di Canto Popolare): il cd Neapolitan Shakespeare, raccolta di 17 sonetti shakespeariani messi in musica e tradotti in napoletano.
Ma le sorprese di questa mostra fuori dall’ordinario non finiscono qui: i visitatori, già accolti da un’opera extra, la scultura “Rock!” del maestro Lello Esposito, tra una sala e l’altra dedicata ai quattro miti possono visitare la sezione “Rock!’n’Ballet”, a cura di Laura Valente (nota studiosa di performing arts contemporanee), per ammirare sei immagini di protagoniste della danza (Isadora Duncan, Martha Graham – tra i cui allievi anche Madonna -, Pina Bausch, Maguy Marin, Carole Armitage, Twyla Tarp), la cui attitudine ‘rock’ ha modificato il linguaggio del corpo.
Informazioni: Museo PAN, via dei Mille 60, 80121 Napoli; Associazione Rock Mostra, rockmostra@gmail.com.
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