Vivian Maier donna dallo sguardo misterioso, la cui vita è un enigma che ci interpella e mette a disagio, aveva una sensibilità straordinaria per l’immagine, è stata un talento speciale nello studio dei volti e delle fisionomie umane
di Vittoria De Marco Veneziano
Il mio primo contatto, in senso traslato, con Vivian Maier è avvenuto qualche tempo fa dopo aver letto un articolo a lei dedicato su un noto settimanale. Non avevo mai sentito parlare di lei e, sin da subito, fui colpita dalla sua storia particolare e affascinante, di quelle che sembrano delle favole.
Questa donna dallo sguardo misterioso, la cui vita è un enigma che ci interpella e mette a disagio, aveva una sensibilità straordinaria per l’immagine, un talento speciale nello studio dei volti e delle fisionomie umane. Per scattare le sue foto utilizzava una macchina fotografica Rolleiflex. Perlustrava le vie di New York e Chicago realizzando foto che raccontano storie della vita quotidiana come il clochard davanti a un portone, l’edicolante addormentato nel suo chiosco, la signora elegante che esce da un museo.
La sua particolarità e singolarità era quella di osservare la vita di tutti i giorni alla ricerca dell’animo umano e cogliere i segreti della quotidianità.
Tutto quello che scattava era perfetto: l’inquadratura, la luce, la profondità, l’armonia. Anche a se stessa ha dedicato ripetuti ritratti. Si fotografava riflessa nelle vetrine, sulle finestre, negli specchi con uno sguardo ed espressione sempre uguale, lineamenti duri, occhi tristi. Inesplicabile agli altri, forse anche a se stessa. Molte delle sue foto sono “street photos” e può essere considerata una pioniera di questo genere fotogradico.
Oggi Vivian Maier è ritenuta una delle più grandi fotografe mai esistite, al pari di Tina Modotti, Salgado Sebastião, Henry Cartier-Bresson.
Era nata a New York nel 1926, l’anno in cui la scrittrice Grazia Deledda ricevette il Premio Nobel per la Letteratura, fino a oggi l’unica scrittrice italiana ad aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento.
Vivian faceva la bambinaia per le famiglie benestanti di Chicago: mestiere che esercitò per quasi quarant’anni. I bambini, oramai adulti, dei quali si occupava dicono che fosse una persona riservata e misteriosa; l’adoravano, per loro era una sorta di Mary Poppins. Nei giorni lavorativi si impegnava al massimo e in quelli di libertà si eclissava e spariva dalla circolazione. Era una donna solitaria e indipendente. Non teneva un diario e in quanto a vita sentimentale non v’è traccia. Ma una cosa è certa: amava viaggiare e lo faceva da sola. Pare che abbia fatto il giro del mondo.
Una cosa che tutti ricordano di lei è che le piaceva scattare foto; infatti, nei momenti di libertà dal lavoro, girava sempre con la macchina fotografica. Aveva anche la mania di accumulare oggetti e cianfrusaglie di ogni tipo.
Quando, oramai anziana, si mise in pensione andò a vivere un quartiere nella periferia di Chicago. Prese in affitto un piccolo appartamento e – visto che accumulava molto – affittò anche un box dove accatastò scatoloni pieni di varie cose di poco valore, ma anche una grande cassa colma di negativi e rullini non sviluppati.
Vivian Maier non pubblicò mai nulla. Per tutta la vita realizzò la sua arte in privato. Mise insieme una incredibile quantità di fotografie, sovente senza neanche stamparle – pare non avesse i soldi per lo sviluppo o, magari, non le importava vederle, non lo sapremo mai – comunque un giacimento di tesori.
Negli ultimi anni della vita affrontò gravi difficoltà finanziarie, tanto da non riuscire a pagare più l’affitto del box che, nel 2007, fu messo all’asta e acquistato per circa 400 dollari da John Maloof, un giovane agente immobiliare.
Nelle casse accatastate, tra varie cianfrusaglie, John trovò poche foto stampate in piccolo formato e un’infinità di negativi e rullini mai sviluppati: circa centomila fotografie. Si rese conto di aver trovato un prezioso tesoro e da quel momento iniziò a cercare la misteriosa fotografa della quale non sapeva nulla.
Alla fine del 2008 Vivian Maier ebbe un incidente scivolando sul ghiaccio. Morirà pochi mesi dopo, il 21 aprile del 2009 a Chicago, nell’anonimato, senza aver visto la sua fama manifestarsi con grande intensità, con esposizioni nei musei di tutto il mondo. Nel 2013 Maloof fece un documentario su di lei. Un lavoro arduo e complesso perché la vita di Vivian era stata semplice e quasi invisibile. Fu complicato, dopo attente ricerche, rintracciare le persone che l’avevano conosciuta e rimettere insieme i pezzi della sua vita. È venuto fuori un capolavoro di documentario. “Alla ricerca di Vivian Maier”, andato in onda anche su Rai5, ha fatto conoscere al mondo la grande fotografa.
La sua vita, per varie analogie, può essere comparata a quella della poetessa americana Emily Dickinson che ancora oggi incanta noi uomini e donne del terzo millennio. Anche lei non pubblicò mai le sue poesie e molto spesso le nascose in posti inopinati dove furono ritrovate dopo la morte. Vivian è stata una donna schiva e solitaria che ha saputo catturare volti e attimi di vita con un bianco e nero stupendo e con la naturalezza che solo il talento possiede. Lontana anni luce da ogni forma di narcisismo, senza mai cercare valutazioni o impieghi per il suo operato. Una grande fotografa e uno struggente esempio di immortalità.
Mi chiedo, chissà quante Vivian Maier ci sono attorno a noi? In tutta questa storia trovo anche molto interessante il suo scopritore John Maloof che, con tenacia e volontà, ha sintetizzato migliaia di negativi della grande Vivian. Penso che ogni fotografo, in cuor suo, desideri avere accanto una persona come lui, anche in vita e non soltanto dopo.
Vittoria De Marco Veneziano, insegnante, scrittrice, narratrice e saggista ha pubblicato per la Erga edizioni La farfalla dalle ali spezzate (2008), L’isola a forma di quaglia (2010), il saggio Tante Donne (2013), adottato come testo di lettura nelle scuole, e il romanzo …Sensazioni (2016). I suoi libri sono stati presentati presso Biblioteche, Comuni, Librerie, Scuole. É intensa la sua attività di conferenziera. Collabora con quotidiani e periodici. Tiene incontri e testimonianze sulla diversità e lo svantaggio nelle scuole e associazioni.