Di verità sul suicidio di Tiziana Cantone se ne racconteranno molte prima che emerga la verità vera, se mai emergerà. Ma ne frattempo Tiziana non c’è più.
di Roberto Meli
Di verità sul suicidio di Tiziana Cantone se ne racconteranno molte prima che emerga la “verità vera”, se mai emergerà; e non sarà di sicuro una verità processuale perché questa nostra giustizia non è capace quasi mai di produrre una verità come i cittadini la intendono.
Una domanda che secondo me va al cuore del problema è: come mai non si sono suicidati i possessori degli “arnesi” immortalati nei video girati e pubblicati ? La risposta non è che non si vedono in viso. I nomi dei beneficiati dalle attenzioni della ragazza sono noti dai tempi del processo e la loro identificazione non sarebbe stata difficile. Il punto è che lei era la donna del cast. Una donna ripresa in un momento di infedeltà che per i benpensanti maschilisti (anche di sesso femminile, che sono tante) è una offesa e un pericolo terribile. Il maschio può tradire ma non può essere tradito. La femmina che lo tradisce deve essere aggredita e spolpata dal branco solidale nella protezione del ruolo di privilegio maschile. Questa è la mia interpretazione della motivazione alla gogna mediatica (non diversa se non nei modi da quella reale in vigore fino a non molto tempo fa nella storia umana). Se l’uomo fa sesso extraconiugale in pubblico è un ganzo, se lo fa una donna merita il disprezzo più becero.
Finché la nostra cultura non sdoganerà il diritto al sesso come piacere e gioco anche per le donne (almeno a livello di simmetria con gli uomini) non se ne uscirà. Se tradire il partner è male lo deve essere in modo paritetico e se si ha comprensione o addirittura ammirazione quando è lui a farlo deve valere anche per lei.
I social, come spesso avviene, sono solo dei moltiplicatori di effetto: rendono globale un fenomeno locale e rendono gli haters (odiatori) più aggressivi verbalmente. Scappare in un altro luogo non sempre è efficace anche se, sono convinto che Tiziana ce l’avrebbe potuta fare emigrando all’estero, dove gli echi non sarebbero giunti o sarebbero stati tollerati maggiormente. Il problema è che ormai Tiziana era entrata in un altro girone infernale: quello dei processi che anche quando sei vittima o testimone ti possono massacrare per la loro disumanità kafkiana.
Quello che è successo a questa povera ragazza fragile e inesperta dei meccanismi di rete è orribile. Auguro ai suoi “carnefici” di portare nelle loro anime la consapevolezza di essere stati boia ed un dolore perenne che sia una punizione non giuridica per un comportamento che forse non ha particolari rilevanze penali ma che è moralmente spregevole. Ma so già che non sarà così: essi sono sicuramente in grado di costruirsi un framework mentale in cui si staglierà nitida la frase “mi spiace ma se l’è cercata lei”…
Tiziana era una santa ? Ovviamente no, ma nemmeno un mostro di depravazione. Per lo meno non si scosta molto da una nutrita comunità di persone che, nella loro intimità, fanno più o meno le stesse cose. Metà della popolazione sessualmente attiva tradisce il partner ed una buona parte dei possessori di smartphone ha girato, almeno una volta nella vita, video spinti. Lei ha avuto la sfiga di unire le due cose e di confidare in soggetti cerebrolesi.
I “suicidatori” della ragazza sono tutti coloro che ci hanno marciato su, infangandola a furia di insulti e stalking. I mandanti sono i suoi “amici” e, a quanto pare, anche il suo ex… che da parte lesa (il cornuto) sembra, a detta della madre, diventare l’istigatore principale della vicenda.
Ti abbraccio, Tiziana. Non doveva andare così. Sono sicuro che se fossi vissuta ai tempi del Cristo, Lui ti avrebbe salvato dai lapidatori di professione ipocriti e maschilisti.