Il 23 di settembre, è stato proiettato contemporaneamente nei cinema di tutto il mondo “Havana Moon” il film diretto da Paul Dugdale sul concerto a Cuba dei Rolling Stones il 25 marzo di quest’anno.
Un evento “one night only”,una emozione unica condivisa in migliaia di luoghi contemporaneamente .
E cosi e’ stato.
Non c’e’ bisogno di parlare di musica per descrivere quello che e’ accaduto.
In “Havana Moon “ce n’e’, ovviamente, e di ottima.
Quello che resta di questo film,infatti, e’ qualcosa di speciale e meraviglioso che renderebbe questa visione bellissima ,per assurdo, anche senza audio.
Ci sono “loro”, prima di tutto…e un milione e piu’ di persone felici davanti.
C’e’ il clima unico , la svolta storica di un popolo che ascoltava rock di nascosto, se poteva, un popolo per cui “rock” era “liberta” , perche’ vietato dal regime di Castro e
ci sono quattro ragazzi di circa settant’anni che ,sul palco ,rappresentano questo clima..e questa gioia .
Quello che resta , infatti ,non e’ la Musica.
Quello che resta sono i loro sguardi complici in primo piano colti dal regista quella sera ,quelli che ti sorprendono e ti entrano dritti nel cuore.
I sorrisi reciproci, le risate.
Insomma, quello che e’ evidente faccia di questi strani esseri umani il gruppo che e’ da cinquanta anni e piu.
Un legame unico, un legame che la sera di un concerto storico come quello che e’ stato a Cuba , raggiunge l’apice .
In primo piano,” loro” nel film ma, sopra ogni cosa prevedibile, le loro meravigliose , profondissime “rughe”, protagoniste e presenti
Si, le rughe di queste facce scavate da ogni genere di cosa provata nella vita che disegnano orgogliosamente la voglia di esserci e di vivere oltremisura.
Ti appare allora davanti una vecchiaia che non esiste, saltando ogni schema logico.Appare una capacita’ di ridere, scherzare, suonare,muoversi come dei danzatori sul palco, insieme a chitarre o microfoni che siano, che lascia senza fiato.
Davvero, pensi fra te e te guardandoli, che si invecchia solo se e quando si decide davvero di invecchiare.
Mick Jagger e’ un folletto che danza come un pazzo felice e la sua emozione visibile e’ unita alla professionalita’ di sguardi che hanno tutto sotto controllo.
Keith Richards tiene i capelli bianchi raccolti con un foulard colorato, cambia camicie a fiori e suona sorridendo con la gioia negli occhi di un bimbo al quale hanno regalato il suo primo desiderato strumento.
Insomma…”Havana Moon” ti sorprende certamente per la grandiosita’ dell’evento storico che rappresenta ,evento che va molto molto al’ di la’ del semplice concerto,per quanto un concerto degli Stones un semplice concerto non lo sia mai.
Ma sono le rughe , i sorrisi e l’entusiasmo di questi che il nostro Ministro Lorenzin certamente bollerebbe come “cattive compagnie” che ti restano dentro.
Si..sono cattivi gli Stones , si sa.
Ma non invecchiano.
Non invecchieranno mai e ci insegnano e ricordano come non farlo anche noi ,guardandoli.
Ci vuole passione, ci vuole appassionarsi per non perdersi.
Ci vuole sorridere, irridere , divertirsi ogni giorno con quel poco o tanto che capita nella Vita.
Ci vuole anche sostenersi,come ricorda nelle parole finali Keith Richards raccontando di come Mick non abbia mai creduto che Ronnie Wood non potesse non uscire dal vizio del bere in cui era precipitato, recuperandolo con coraggio come amico e come musicista.
Ripeto…il concerto finisce, i brividi di una “ I can’t get no Satisfaction” cantata da un milione e piu’ di persone felici sono ancora sono sulla pelle ma a me inchiodata su una poltrona di cinema inadatta per ballare come sarebbe stato doveroso,rimane nel cuore soprattutto il sorriso da settantenne indomito e sornione di Keith Richards.
Rimangono quei volti solcati da quelle
straordinarie e bellissime rughe,volti che non hanno piu eta’ e strappano a tutti noi ,seduti li a guardarli , l’ennesimo sorriso di incredula,stupefatta meraviglia.
Fantastico