CHIARA GARIBALDI – Esperta in spazi tecnologici sostenibili, Chiara è tra i fondatori di Share Festival, di cui oggi è direttore generale, Share Prize e Action Sharing.
Studiosa dei rapporti tra architettura e natura, tecnologia e sostenibilità nell’era digitale, indaga come new media e società globale influenzino i linguaggi del vivere contemporaneo. Il filo conduttore delle sua ricerca come architetto parte dall’analisi di come le forme del contemporaneo sono influenzate dall’epoca digitale e globale, approdando alla direzione di vere e proprie produzioni multimediali condivise con giovani artisti e ricercatori di settore.
Se dovessi descrivere Chiara la definirei una donna volitiva, fortemente proiettata al futuro ma al contempo estremamente ancorata ai valori della tradizione mediterranea che le appartiene profondamente.
Sei stata incoraggiata dalla tua famiglia nella scelta di studiare architettura?
Né incoraggiata né ostacolata; posso dire che hanno accolto ed appoggiato la mia scelta pur avvertendomi – già negli anni ottanta – che non sarebbe stata una scelta facile: in Italia in quegli anni il boom edilizio era già terminato e si intravedevano le difficoltà successivamente emerse.
Qual è il progetto che ti è rimasto nel cuore?
Non ne ho uno in specifico ma vari che rispecchiano le diverse esperienze professionali
Architetto o architetta?
Architetto ma soprattutto per abitudine. Non credo che l’affermazione di una donna che si occupa di architettura dipenda da una “o” o da una “a”. Certamente per le donne che lavorano con l’architettura, campo prettamente maschile fino a pochi anni fa, è più complicato che per gli uomini.
Cosa significa per te fare architettura oggi?
Non è certo facile fare architettura oggi; penso significhi cercare di migliorare qualità della vita dell’uomo ed andar oltre le grandi opere spesso solo emblematiche
A chi ti ispiri?
Al luogo e alle persone del progetto, non ho un vero è proprio “maestro” in cui identificarmi ma ammiro tutti quei progettisti che hanno saputo inserire la luce come fondamentale elemento progettuale. È la luce a generare le forme, senza la luce gli spazi si appiattiscono, appaiono bidimensionali, la mancanza della terza dimensione mi intristisce.
E cos’è per te la bellezza?
Non facile definire un concetto così sublime, forse qualcosa di armonico e che mi suscita sensazioni positive
Come contestualizzi la sensibilità femminile in architettura?
Si evidenzia fin dai primi approcci per poi emergere nelle forme e negli spazi creati
Affermarsi professionalmente è più difficile per le donne?
Purtroppo si; qualcosa sicuramente è stato migliorato e raggiunto ma diciamo che il cammino è ancora lungo
Sei mai stata discriminata durante la tua carriera?
Penso che nel corso della carriera professionale possa capitare a tutti qualche discriminazione, personalmente ho provato a superare gli ostacoli o a cercare alternative
Cosa pensi dell’attuale situazione professionale delle donne architetto?
È un momento complicato per l’architettura in generale, sia per le donne che per gli uomini ma desidero anche far tesoro della possibilità che durante i momenti più critici possano nascere nuove ed i interessanti situazioni da esplorare
Che rapporto hai, nel tuo lavoro e nel quotidiano, con la tecnologia?
Diciamo normale, con l’avvento della rivoluzione digitale non nego agli esordi i miei dubbi e timori. A quel punto per cercare di afferrare cosa stava realmente accadendo ho provato a capirlo attraverso l’arte, avvicinandomi sempre più a quelle correnti artistiche che utilizzano i nuovi media come strumento artistico. Non più lo scalpello o il pennello per generare un’opera d’arte ma un computer, una telecamera o un gps; è un campo interessante da esplorare e l’arte mi ha aiutato e mi aiuta a capire la rivoluzione digitale che stiamo vivendo.
Come è organizzato il tuo lavoro, cosa riesci a delegare e cosa segui personalmente?
Seguo personalmente l’evoluzione dei progetti sino alle loro realizzazioni.
La vera soddisfazione arriva quando realmente vedi concretizzarsi nella realtà quello che tu avevi immaginato.
Amo molto lavorare in gruppo quindi delego quello che posso molto volentieri
Quale è stato il tuo approccio nella guida del tuo studio?
Cercare consenso per raggiungere gli obiettivi
Che suggerimento daresti alle giovani colleghe? Consiglieresti a una ragazza di iscriversi ad architettura o design?
Tutte le volte che me lo chiedono e non sono poche rispondo che sono gli studi più belli ed interessanti che potrebbero fare. Certo, il lavoro non è immediato…..ma si può tentare!
Un oggetto di design e un’architettura a cui sei particolarmente affezionata
Come non ho un unico maestro ho difficoltà a definire un oggetto o un’architettura che mi corrispondano totalmente.
Non ho nemmeno una sola città, figuriamoci se ho un oggetto o un’architettura unica!
Come riesci a conciliare la tua attività di direttore generale di Share Festival con l’impegno professionale?
Con la flessibilità che la mia personalità e la rivoluzione digitale mi offrono: Share Festival – www.toshare.it – è un altro dei miei progetti che porto avanti con passione, curiosità e perseveranza.
E com’è nato il tuo interesse per l’arte digitale?
Come ho spiegato per cercare di comprendere la rivoluzione digitale in atto.
L’arte in tutti i suoi aspetti mi ha sempre aiutato a risolvere situazioni, alcune volte anche tristi e difficili, quindi perché non perseverare in questi cammini anche rispetto l’arte digitale
Sul tuo tavolo da lavoro non manca mai….
Vari appunti, cartelline e matite non sempre ordinatissime dei “lavori in corso”
Una buona regola che ti sei data?
Ascoltare gli altri e dormirci su almeno una notte quando ho dei dubbi o delle difficoltà
Il tuo working dress?
Non così diverso dal mio vestire quotidiano; diciamo semplice, comodo ma possibilmente femminile
Città o campagna?
Amo molto la natura e ne ho un gran bisogno ma il mio quotidiano è sempre stato urbano e forse sempre lo sarà
Qual è il tuo rifugio?
Un terrazzo possibilmente di fronte alla luna
Ultimo viaggio fatto?
Viaggio vero e proprio, il viaggio in Brasile anche se per lavoro sono spesso fuori sede.
Inoltre ho due città di riferimento, Torino e Siviglia, la prima peri nascita, la seconda, dalla quale sono appena tornata, per scelta: un continuo “volver” al quale non riesco a rinunciare
Il tuo difetto maggiore?
Difetti penso che in generale se ne possano avere anche più di uno, essendo una persona non da unico mi è difficile individuarne uno solo, forse potrebbe essere un pò la superbia
E la cosa che apprezzi di più del tuo carattere?
Forse l’entusiasmo e la perseveranza
Un tuo rimpianto?
Professionale, non avere lavorato nella scenografia dell’opera lirica, potrebbe non accadere mai anche se non è mai detto!
Work in progress….?
Attualmente continuo a occuparmi di Share; la prossima edizione del festival coinciderà con i 10 anni di Share Price: è sempre stimolante arrivare a 10!
E poi i miei cantieri tra le Alpi, restaurare antichi fabbricato d’alta quota mi dà soddisfazione e energia frizzante di montagna da passare ai miei progetti