Mostra fotografica a Torino ”In prima linea. Donne fotoreporter nei luoghi di guerra”, appena inaugurata a Palazzo Madama a Torino e aperta al pubblico dal 7 ottobre.
di Loretta Junck
Significativa la mostra fotografica “In prima linea. Donne fotoreporter nei luoghi di guerra”, appena inaugurata a Palazzo Madama a Torino e aperta al pubblico dal 7 ottobre.
Il bell’allestimento è stato curato da Stefanella Campana, Paola Ruffino e Andreja Restek, ma l’ideazione si deve a quest’ultima, croata d’origine e ora residente nel capoluogo piemontese; già avevamo conosciuto la sua opera di fotoreporter di guerra nella mostra “Il coraggio delle donne”, realizzata in occasione dell’8 marzo 2014 dal Polo culturale Lombroso 16.
Ora, insieme alle sue fotografie, il prestigioso palazzo in Piazza Castello ospita quelle di altre tredici giornaliste e fotoreporter, giovani donne provenienti da Italia, Stati Uniti, Egitto, Romania, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Spagna: ognuna presenta cinque foto, in tutto settanta immagini per lo più a colori che, in modi diversi e con differenti sensibilità, documentano l’impatto delle guerre sulla vita delle persone.
I loro nomi: Linda Dorigo, Virginie Nguyen Hoang, Jodi Hilton, Andreja Restek, Annabell Van den Berghe, Laurence Geai, Capucine Granier-Deferre, Diana Zeyneb Alhindawi, Matilde Gattoni, Shelly Kittleson, Maysun, Alison Baskerville, Monique Jaques, Camille Lepage.
Le donne fotoreporter sono ormai molte, anche se, come scrive Restek, questa attività “è ancora oggi, nell’immaginario di tutti, svolta prevalentemente da uomini. Di fatto non è così”. Dal devastante conflitto siriano alla guerra nella Repubblica Centrafricana tra le forze musulmane al potere e le temibili milizie cristiane, dal feroce scontro russo – ucraino alla dura repressione del dissenso in Egitto, gli scatti delle quattordici professioniste costituiscono una chiara denuncia del dolore provocato dalla violenza e dalle guerre che oggi spingono verso l’Europa decine di migliaia di persone alla disperata ricerca di una via di scampo. Il punto di vista è però quello femminile, e lo sentiamo nella delicatezza di certe inquadrature come nell’interesse per la condizione di donne e bambini.
Un lavoro pericoloso: si resta pensierosi di fronte al pannello che raccoglie le foto di Camille Lepage, uccisa a ventisei anni nella Repubblica Centrafricana dove viveva da tempo, familiarizzando con la gente del posto, facendo la stessa vita e correndo anche gli stessi rischi delle persone riprese dal suo obiettivo. Rischi consapevolmente affrontati tutti i giorni dagli uomini e dalle donne che scelgono la potenza dell’immagine per denunciare la disumanità della guerra.
Sicuramente da vedere, per l’attualità e l’interesse del tema dal punto di vista umano, sociale e politico: l’esposizione alla Corte medievale, a Palazzo Madama, dura fino al 13 novembre.