La coraggiosa donna andina. Máxima Acuña de Champe è una pasionaria contadina peruviana. La sua storia, coraggiosa e determinata, sembra una storia d’altri tempi.
di Vittoria De Marco Veneziano
Lei vive con il marito e due figli a 4.200 metri sulle Ande peruviane nella regione di Cajamarca. Non ha mai imparato a leggere e scrivere ma, per difendere il suo territorio, è riuscita a fermare l’avanzamento di una gigantesca miniera a cielo aperto. La presa di posizione di Máxima si integra in un impegno attivo a tutela dell’ambiente più esteso in Perù nel quale spesso, le donne andine, con la loro audacia, sono protagoniste.
Da diversi anni Máxima combatte, insieme alla famiglia, contro una potente compagnia mineraria per rivendicare il diritto alla terra e all’agricoltura e per difendere i terreni che coltiva da tutta una vita: 25 ettari che appartengono a loro dal 1994.
La lotta e la resistenza non sono rivolte soltanto alla legittima difesa delle sue proprietà – come fa gran parte della popolazione locale – ma è una battaglia contro il progetto della multinazionale che di quei territori vorrebbe fare una base per l’estrazione dell’oro danneggiando in maniera irreversibile l’ambiente, la fauna, l’agricoltura compreso il lago che Máxima, insieme ad altri contadini, utilizza per l’irrigazione dei campi. Pertanto, se passasse il progetto, la vita di buona parte della popolazione del territorio subirebbe un danno irreversibile.
I suoi problemi sono iniziati nel 2010 quando l’azienda Yanacocha – dell’impresa peruviana Bonaventura, dell’americana Newmont e del gruppo Banca Mondiale – mette in atto il suo progetto di espansione sulle Ande a 4.200 metri per estendere la sua miniera d’oro a cielo aperto. Per realizzare tutto ciò era necessario acquistare alcuni terreni dei contadini del luogo e così distruggere, inesorabilmente, l’ecosistema e, in particolare, la splendida Laguna Azul.
La tenace Máxima, nonostante le offerte di elevate somme di denaro, vari tentativi di sfratto, la distruzione dei raccolti e l’uccisione degli animali; nonostante la sua famiglia sia stata denunciata più volte “per aver rivendicato il diritto a coltivare un terreno regolarmente acquistato”; nonostante Máxima e i figli siano stati picchiati più volte, lei non demorde con la sua opposizione gentile ma decisa.
Dopo un processo durato diversi anni il giudice ha dato ragione a Máxima e alla sua famiglia, riconoscendo il diritto di possesso della terra.
Per la tenacia, il coraggio e determinazione a difesa dell’ambiente e della sua terra, Máxima Acuña de Champe ha ricevuto il Premio Goldman 2016, il Nobel dell’Ambiente, istituito nel 1989 dal filantropo americano Richard N. Goldman insieme alla moglie Rhota Hass, assegnato quest’anno a sei attivisti ambientali, provenienti dai vari continenti, che si sono impegnati a difesa dell’ambiente, anche mettendo a rischio la propria vita.
Máxima, ricevendo il premio a San Francisco ha dichiarato: “Chiedo solo di vivere tranquilla coltivando il mio terreno e che non contaminino la mia acqua”. Parole semplici che hanno toccato tutti. La bellezza delle piccole cose destinate a dare vita a grandi rivoluzioni e cambiamenti importanti.
Insieme a Máxima hanno ricevuto il Nobel per l’Ambiente anche l’avvocata slovacca Zuzana Caputova, madre di due figli che, con il proprio impegno, è riuscita a far chiudere una discarica di rifiuti tossici a Pezinok; Destiny Watford di Baltimora, con gli abitanti della sua città si è opposta al progetto per la costruzione di un grande inceneritore che sarebbe sorto a poco più di un chilometro dalla sua scuola; il portoricano Luis Jorge Rivera Herrera impegnato in una battaglia durata sedici anni, che ha portato alla creazione di un sito protetto dove nidificano e si riproducono le tartarughe Liuto, in via di estinzione; Edward Loure, della Tanzania, un Masai laureato in management che si batte per i diritti delle popolazioni indigene locali, e il cambogiano Leng Ouch che ha documentato e denunciato il disboscamento illegale nel suo territorio.
Donne e uomini coraggiosi meritevoli di tutta la nostra ammirazione.
La vicenda di Máxima riporta a un’altra attivista: l’honduregna Bertha Cáceres, vincitrice del Premio Goldman per l’Ambiente nel 2015, per la sua coraggiosa lotta, impegnativa e rischiosa, intrapresa contro il progetto di costruire una centrale idroelettrica nel bacino del fiume Gualcarque che, se attuato, avrebbe inesorabilmente defraudato dell’acqua e delle risorse rurali le popolazioni del territorio. Bertha è stata lasciata sola nella lotta e barbaramente uccisa nella sua casa il 6 aprile 2016.
Máxima e Bertha, due donne coraggiose e fedeli a se stesse che hanno mostrato, e continuano a mostrare, un attaccamento irriducibile ai propri valori e ideali.
Il coraggio delle donne. Un esempio per tutti.
Vittoria De Marco Veneziano, insegnante, scrittrice, narratrice e saggista ha pubblicato per la Erga edizioni La farfalla dalle ali spezzate (2008), L’isola a forma di quaglia (2010) e il saggio Tante Donne (2013) adottato come testo di lettura nelle scuole. I suoi libri sono stati presentati presso Biblioteche, Comuni, Librerie, Scuole. E’ intensa la sua attività di conferenziera. Collabora con quotidiani e periodici. Tiene incontri e testimonianze sulla diversità e lo svantaggio nelle scuole e associazioni.
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