Nuove tecnologie riproduttive : riflessioni sulla complessità delle relazioni umane.
Questo il titolo del partecipato ed intenso incontro presentato ed introdotto dalla Garante regionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Rosy Paparella, organizzato in collaborazione con l’Associazione Undesiderioincomune tenutosi nella libreria Laterza di Maria Laterza. Rosy Paparella si è avvalsa dei contributi e delle riflessioni della giornalista Marina Terragni, autrice del libro: “Temporary Mother. Utero in affitto e mercato dei figli” (Ed. VandA.ePublishing),, di Alessandro Taurino, ricercatore in psicologia clinica / Universita di Bari, autore del libro “2 papà 2 mamme” (La Meridiana Ed.) , e di Barbara Leda Kenny coordinatrice della rivista Ingenere.it
Marina Terragni, milanese, ha cominciato giovanissima la professione di giornalista a Radio Popolare. Ha scritto in seguito per molte testate, fra cui Io Donna, Corriere della Sera, Via Dogana, L’Europeo, Linus, Panorama Mese. È autrice di vari saggi, tra cui Vergine e piena di grazia (Gammalibri 1981), La scomparsa delle donne(Mondadori 2007), Un gioco da ragazze (Rizzoli 2012). Opinionista e conduttrice radio e tv, formatrice sui temi della differenza femminile e della rappresentanza, è stata tra le prime blogger italiane. Fra i numerosi riconoscimenti ha ricevuto il premio Maria Grazia Cutuli (2003) e il Rhegium Julii (2012).
Marina Terragni nel suo libro manifesta apertamente, ma anche nella serata barese, l’avversione alla mercificazione del corpo delle donne per la procreazione per conto terzi a pagamento, GPA gestazione per altri. Una vera “sarabanda” la definisce Invidia dell’utero e espropriazione nei confronti della madre naturale. Retribuzione dei desideri. Sono molte migliaia i bambini che nascono ogni anno da utero in affitto: più di 2 mila solo negli Stati Uniti, con un incremento annuo del 200 per cento. Un business colossale e planetario in espansione costante – oggi il fatturato supera i 3 miliardi – nel quale le donne diventano mezzi di produzione e le creature umane oggetti in vendita.
Quei figli che non ci è consentito di avere possiamo sempre comprarli. Basta pagare.
La riproduzione diventa produzione di cui siamo a un tempo mezzi e destinatari. Un consumismo che si spinge fino all’autoconsumismo, confezionato in forma di neo-desideri e neo-diritti che rivendicano di poter prescindere anche dalla biologia dei corpi e dalla differenza sessuale.
Perché si pretende che la madre “surrogata”scompaia dopo aver portato a termine il suo biolavoro? Si può affittare il proprio corpo e mettere in vendita un essere umano?
Domande urgenti, alla vigilia di un dibattito che sta lacerando l’Europa, ultima roccaforte anti-surrogacy.
Quanto c’è di umano, morale, naturale nell’affittare un utero? Come può una madre accettare di lasciar andare il piccolo che ha appena partorito? Quanto rimarranno segnati psicologicamente quella donna e quel bambino? Tutte domande avanzate dalla Terragni.
La diatriba sull’utero in affitto, tematica complessa e al tempo stesso confusa, è stata affrontata nel libro, valorizzato da un’ampia bibliografia, scritto in modo perentorio e spietato dalla giornalista Marina Terragni, che dice, grazie all’utero in affitto, “quello che ti viene tolto – la libertà di fare i figli quando c’è il desiderio e il corpo è naturalmente fecondo – ti viene riproposto confezionato in forma di neodesideri e neo-diritti: diritto a un bambino anche quando non arriva, diritto alla “genitorialità”, diritto a riprodursi senza contatti con l’altro sesso. Basta che paghi”, regolando il tutto con un pre-contratto che esclude da ogni futuro rapporto la madre naturale, addossandole ogni peso in caso di risultato negativo.
C’è però un altro prezzo, molto alto, da pagare, per la mamma e il bambino: la loro posizione svantaggiata all’interno di una relazione interrotta.
Quando, come nella GPA, si va a toccare il punto madre figlio/a, si tocca il fondamento della civiltà umana, perché si tocca il punto in cui il due è indistinguibile dall’uno. È quello, la “sarabanda infernale” del corpo-a-corpo tra la madre e il figlio, il luogo in cui è lampante la fittizieria dell’individuo, la fallacia dell’uno, la sua sostanziale inesistenza.
Ridurre l’unità di quel due a un uno+uno immediatamente smembrabile e vendibile, fare di quel luogo sede di contrattazione – senza tenere conto dei desideri e dei bisogni di chi è oggetto di contratto –, comporta il rischio di una catastrofe simbolica, perché quello è il posto della verità decisiva del due, in cui il mercato non era mai riuscito a entrare.
Se lasciamo entrare il mercato nella relazione tra madre e figlio, se gli lasciamo slegare anche questo legame, il mondo muore”.
Affrontando senza mezzi termini l’argomento, alla base della maternità surrogata c’è un contratto: “Il contrattualismo ha bisogno di pensarci tutti, – precisa Terragni – uomini e donne, liberi e uguali. Anzi: l’idea è che sia la forma del contratto in sé a produrre parità. Ma una donna povera che offre il proprio utero a pagamento “su base consensuale” suona un po’ strano. Come si può parlare di consenso in presenza di una disparità tanto grande fra i contraenti?
Per i sostenitori di tale pratica sarà fin troppo semplice accusare la Terragni di integralismo ma, di fronte agli scenari privi di etica posti dalla maternità surrogata, probabilmente non si sarà mai troppo duri nel condannarla.
Infertilità può provocare un turismo affettivo.
Barbara Leda Kenny fornisce alcuni dati sul fenomeno ma asserisce che in Italia mancano dati sulle adozioni dal 2007. Per adottare un bambino italiano passano mediamente 3 anni e mezzo, molti di più per un bambino straniero. Su 200 paesi europei solo in 15, tra cui l’Italia, sono possibili solo adozioni di coppie etero regolarmente coniugate. La famiglia nel tempo ha cambiato forma e oggi il 26% dei bambini nascono fuori dal matrimonio ed il 10% delle donne single hanno figli a carico (monogenotorialità). Ora però ci sono famiglie allargate a seguito del divorzio, ma anche per la GPA. Avverte che meno pressione sociale determina più fertilità, ma non è determinante la condizione di maggior lavoro fuori casa delle donne. Prevede future forme di famiglia più allargate formate da una donna ed una coppia gay pariteticamente, od ancora una famiglia costituita da una coppia di lesbiche ed una coppia di gay. In Italia la tratta delle donne e la mercificazione del loro corpo è più diffusa rispetto ad altri paesi perché la prostituzione non proibita per legge.. Regolamentare il mercato, per ogni situazione, significa proteggere i più deboli (donna sfruttata, bambino affittato) . Nel caso dell’utero in affitto, la gestante dovrebbe essere maggiormente protetta con la regolamentazione nel pre-atto che consenta il ripensamento verso la genitorialità della donna.
Alessandro Taurino si presenta oltre che come ricercatore in psicologia clinica, psicoterapeuta e scrittore, anche come uomo e gay, con tutti i limiti e la visione personale e propria della materia che esplicita nel suo libro.
Di genitorialità omosessuale si parla tantissimo, ma se ne parla molto spesso attraverso prospettive discorsive inquinate in partenza, da cui si fanno discendere o derivare concezioni che rinforzano o confermano visioni distorte. Se la genitorialità è una dimensione che implica il rimando a precise competenze, che in linea generale ineriscono la dimensione della cura, secondo quali criteri è possibile pensare che le persone omosessuali possano non avere o non abbiano tale competenza? Perché a livello sociale e culturale sembra persistere e resistere una visione di omogenitorialità come contesto disadattivo e deviante per la crescita dei bambini e delle bambine? Lo scopo del suo libro è quello di inaugurare nuovi saperi che diano adito ripercorrendo simbolicamente un noto paradigma foucaultiano – a nuove forme di potere. Un potere che non è quello negativo legato all’esercizio della forza, al predominio, al controllo, alla coercizione, ma potere positivo della relazione, dell’incontro, dell’apertura e dell’ampliamento degli orizzonti di senso; dell’integrazione dei diversi punti di vista attraverso cui si può guardare alla complessità del reale; potere come abbattimento di chiusure comunicative, confronto dialettico e costruttivo, condivisione di vissuti ed esperienze, destrutturazione del pregiudizio, della discriminazione, della stigmatizzazione, dell’esclusione.
“Due papa’, due mamme – sfatare i pregiudizi” infonde importanza alla cultura alle differenze, guardando alla pluralità come valore, ricchezza ed opportunità. Siamo PERSONE, siamo diverse e nelle nostre diversità dobbiamo incontrarci e unirci per raggiungere l’uguaglianza nei DIRITTI.
Gli usi comuni garantiscono la famiglia tradizionale. Però, secondo Taurino, bisognerebbe di scompaginare i termini codificati negli usi e adeguarli alla realtà, a ciò che realmente accade nel mondo. Bisogna comprendere bene e distinguere i termini genitorialità, maternità e generatività (ovvero procreazione). La GPA dove si colloca ? Spesso ci sono genitori etero che non hanno la genitorialità, come essere genitori adottivi non garantisce la genitorialità. La genitorialità è un processo in itinere e non può essere confusa e ne assicurata con la procreazione. Chiunque può essere un genitore bravo se acquisisce una genitorialità buona. Chiunque è desideroso di attuare un progetto di genitorialità, data dall’affettività, dovrebbe poterlo realizzare. Il rapporto di sangue no garantisce tutto ciò..
Marina Terragni ha incalzato che con la GPA si tende a far scomparire la madre naturale dalla vita del bambino creando danni in entrambe. L’uomo usa la donna come contenitore/committente. Le adozioni vanno bene ma non la mercificazione dell’utero in affitto.
Barbara Leda Kelly suggerisce che bisognerebbe cercare soluzioni collettive invece che individuali, in quanto questa porta invece alla creazione di un mercato. La sfida deve essere libera.
Tanti sono stati gli interventi dal pubblico. E’stata evidenziata l’assenza del Diritto ed una regolamentazione giuridica della materia.
In Italia la “gestazione per altri” è vietata per legge e chi non ha i soldi per andare all’estero si affida alla co-genitorialità. Esiste un sito, scoperto da La Stampa, che fa incontrare coppie omosessuali, ma non solo, per procreare. Basta digitare www.co-genitori.it. I figli nascono da un uomo e una donna delle due coppie omosessuali, poi avranno 2 genitori biologici. Poi, come se la famiglia fosse separata, si ritroveranno a vivere in una famiglia omosessuale. “Con il mio compagno abbiamo capito che questa era la strada più facile – dice Lucio, 37 anni – Adesso abbiamo una bambina che è bellissima e serena. All’asilo nido non abbiamo detto niente, pensano che io e la madre biologica siamo separati e che i nostri compagni sono degli zii delegati anche loro a occuparsene. Ma certo quando Pia crescerà le cose saranno più complicate e la verità verrà fuori perché non abbiamo nessuna intenzione di nasconderla a nostra figlia. In fondo è fortunata, ha 4 genitori e 8 nonni, una rete di affetto che la proteggerà sempre. La stepchild adoption? È importante ma il mondo non si ferma certo in attesa che i politici scendano da Marte”.