Imprenditrici, esperti e mondo delle istituzioni a Roma in un incontro promosso da Pari e Dispare, associazione per la parità di genere.
Per chi vuole fare impresa l’uso di nuove tecnologie e di nuovi modelli di organizzazione del lavoro fa la differenza. Flessibilità, valorizzazione dei talenti, insieme a formazione e telelavoro, diventano obiettivi essenziali e tutto questo si traduce in nuove strategie aziendali e trattamenti paritari di lavoratori e lavoratrici.
L’incontro dal titolo “Le donne nella quarta rivoluzione industriale Occupazione, tecnologie e welfare”, con Valeria Fedeli, vice presidente del Senato, Emma Bonino, presidente onoraria di Pari e Dispare, ha fatto il punto sulle politiche attuate e da promuovere per migliorare l’occupazione femminile in vista di una prospettiva di sviluppo e di crescita che riduca le discriminazioni di genere.
L’Italia soffre di ritardi strutturali e basso tasso di occupazione femminile, scarsi servizi al welfare e tardivo inserimento nel mondo del lavoro, di un difficile accesso al credito e alta tassazione. Ma il dato incoraggiane è che tra coloro che si cimentano con produzioni, fatturati e indici di produzione ci sono le donne, imprenditrici e lavoratrici autonome, che con determinazione si rendono protagoniste di start up e sharing economy.
Tra stereotipi e linguaggi sessisti che da più parti sono contrastati, prende forma un nuovo corso del mondo aziendale sempre più interconnesso e tecnologico, dove si punta alla riscoperta e valorizzazione dei talenti e delle professionalità presenti in azienda, soprattutto quelle di grandi dimensioni, che oggi investono in servizi utili al proprio personale. Nelle aziende piccole, invece, sono la determinazione e il talento femminili, uniti ad intuizioni commerciali vincenti, a movimentare il mercato.
Per l’on. Ivan Scalfarotto, Sottosegretario Sviluppo Economico, “Ogni azienda che si costruisce sul talento delle persone, sulle capacità, la volontà, la professionalità delle persone che vi lavorano, ha sicuramente una chiave di successo in più. Quindi al di là della dimensione aziendale quanto più noi riusciamo a favorire il lavoro delle donne in azienda che rendano a pieno il loro potenziale, tanto più rafforziamo il capitale umano e quindi la performance dell’azienda. E’ chiaro che aziende più grandi hanno la capacità di mettere in atto processi che sono più facili da seguire e vengono monitorati in modo più preciso, però è vero anche che le aziende nelle quali le donne hanno la possibilità di mettere a frutto al 100% il loro potenziale sono aziende che funzionano meglio.”
Il cambiamento 4.0 in azienda porta un cambiamento culturale che all’estero è già cominciato, per esempio in Germania ci lavorano già da quattro anni. Occorre normalizzare il ruolo delle donne, sia come dipendenti sia come lavoratrici autonome, ridurre le discriminazioni, favorire le scelta anche con politiche di sostegno.
Da noi le donne che lavorano continuano a dover gestire il lavoro e la famiglia, ma è tempo che anche le famiglie cambino atteggiamento poiché hanno un ruolo essenziale sia a beneficio delle scelte sia per organizzare meglio la vita di tutti i giorni.
Per la manager Paola Bonomo, “la strada è ancora lunga, ma in azienda abbiamo segnali positivi come l’introduzione degli assegni di maternità e di paternità”. Segnali che consentono di cominciare a condividere il carico della famiglia per arrivare anche in Italia all’Equal Pay come già avviene in America.
“La scorsa estate – ci dice Veronica Diquattro, Spotify – abbiamo firmato insieme ad altre 28 aziende una carta di impegno che è stata promossa dal Presidente Obama nella Casa Bianca affinché ci sia sempre più parità di pagamento tra l’uomo e la donna. Abbiamo un processo interno che monitora in maniera molto precisa quali sono i nostri risultati per arrivare a questo traguardo. L’augurio è che tutti questi spunti che noi portiamo come esempi da parte delle nostre aziende diventino comunque anche ispirazione per chi di dovere deve fare dei regolamenti per tutelare sempre di più l’uguaglianza dei diritti.”
Da un lato uguali diritti tra uomo e donna, dall’altro migliori possibilità di acceso anche al mondo del lavoro.
“E’ ormai provato che senza fare nemmeno uno stage è difficile trovare lavoro. – spiega Eleonora Voltolina, la Repubblica degli stagisti, testata giornalista online che accompagna, ormai da molti anni, i giovani nella transizione dalla formazione al lavoro – Fino ad oggi lo stage non è stato usato in maniera propriamente corretta, in Italia anzi ci sono stati degli scivoloni verso il vero e proprio abuso. Noi diciamo riportiamo lo stage in un giusto contesto in modo che lo stagista sia rispettato, abbia la possibilità di imparare e sia anche messo in condizioni di poter apprendere ricevendo un congruo rimborso spese per poter arrivare ad un vero contratto di lavoro, evitando di diventare stagista seriale.”
Stage, formazione, corsi di aggiornamento restano passaggi utili per tenersi al passo con una tecnologia e un mercato in continua evoluzione con la presenza di aziende estere che portano know-how diversi dal nostro. Si comincia come start up, tra analisi, business plan, e la guida di un mentore per acquisire un metodo di lavoro. Poi si diventa impresa che spesso nasce da un’idea, un‘esigenza personale magari legata a interessi o studi, e si trasforma in servizio utile da condividere, anche su piattaforma online, ovviamente, per essere subito presenti, facilmente raggiungibili e vicini ai clienti.
Fare impresa al femminile ha poi una marcia in più e in Italia ci sono già un milione e 380mila donne imprenditrici. La scrittrice Filomena Pucci che gira l’Italia in cerca di testimonianze di donne che hanno realizzato il loro sogno di impresa, ha parlato del suo libro Appassionate dove sono raccolte 10 storie di imprenditrici italiane per le quali vale la passione, una sorta di regola non scritta ma ugualmente percepita dove “quello che mi piace è quello che so fare meglio”.
“Si. La passione mi sembra di capire che sia il comune denominatore che caratterizza le imprese che “tengono”, al di là dei numeri o dei fatturati. La longevità aziendale, la continuità e il radicamento sul territorio esistono quando la donna che ha creato l’impresa è intimamente connessa con quello che sta facendo. Che sia una start up o un’azienda la motivazione intima del fare una cosa che ha senso è quella che le fa ritornare ogni giorno alla carica, perché sono donne che sentono che quella cosa serve davvero a tanti. Probabilmente la possibilità delle donne di esporsi a voce alta o nello spazio intorno è veramente un ruolo nuovo.”