All’opera triennale di restauro del Darun Aman PaLACE (stimata in 20 milioni di dollari) parteciperà anche un nutrito gruppo di esponenti dell’altra metà del cielo
La costruzione, a circa 16 chilometri da Kabul, di una nuova capitale avrebbe dovuto coincidere con l’inizio di un nuovo capitolo della storia nazionale. O almeno così riteneva re Amanullah Khan, asceso al potere nel lontano 1919 con l’intento di modernizzare l’Afghanistan e moruo in esilio nel 1960.
Un sogno accarezzato a lungo e finalmente in procinto di concretizzarsi in un’iniziativa destinata a imprimere una svolta decisiva a un paese ostaggio del tradizionalismo più radicale. Invece, complice l’ostilità del clero conservatore (da cui venne esautorato un decennio dopo), quell’ambizioso piano di urbanizzazione non venne mai ultimato.
A eccezione del Darul Aman Palace, elegante edificio in stile neoclassico sopravvissuto al tempo ma purtoppo ampiamente devastato dai molteplici conflitti trasversali, (non a caso è stato a lungo ritenuto simbolo della barabrie umana). Uno scempio su cui fino allo scorso maggio (causa la cronica carenza dii fondi) il governo ha sempre preferito soprassedere.
A breve tuttavia il fatiscente palazzo potrebbe tornare a risplendere dell’antico fasto. L’attuale presidente Ashraf Ghani ha infatti deciso di eleggerlo a nuova sede istituzionale, convertendolo in tal modo anche in una potenziale attrazione turistica. E stavolta all’opera triennale di restauro (stimata in 20 milioni di dollari) parteciperà anche un nutrito gruppo di esponenti dell’altra metà del cielo.
“La nostra presenza consentirà di sfatare il tabù sulla debolezza fisica delle donne“, ha puntualizzato Zahra Jafari, laureata in ingegneria elettrica all’ateneo della capitale. “Abbiamo una responsabilità enorme e poiché inseguiamo la perfezione vogliamo ottenere risultati supoeriori alle aspettative. Ci impegneremo molto per dimostrare che siamo in grado di collaborare attivamente all’attuazione dei progetti nazionali. Speriamo che ciò possa convogliare l’opinione pubblica sulle reali capacità femminili“.
Sebbene il numero delle lavoratici risulti in costante crescita, non sono molte le afghane ingaggiate nel settore edilizio. “Il personale è stato selezionato in base a procedure identiche per entrambi i sessi“, ha precisato Sayed Zia Hussaini, consulente del Ministero per lo Sviluppo Urbano nonché supervisore dell’impresa. “Privilegiando l’esperienza dei singoli candidati siamo riusciti ad assemblare un staff di 60 uomini e 20 donne, il 40% delle quali si occuperà dei lavori di manodopera. (le esperte in ingegneria sono infatti attestate al 25%, n.d.r.)”.