Filomena Tucci, un’esperta digitale che viene dal sud per rivoluzionare ”dolcemente” l’Italia. 🙂
Presentare tutte le sue competenze non è facile perché quello che la guida principalmente sono la passione per il suo lavoro e il profondo senso di solidarietà sociale. E’ inarrestabile, piena di energie positive e di idee innovative che non mancano mai di concretezza.
Laureata In Economia con Lode all’Unical nel 2002. Master in Statistica all’Università di Bari nel 2004. Phd Iaspp in Governance Pubblica nel 2014. Policy analist. Segue da oltre 12 anni nel backend Governatori nazionali e locali come analista e esperta di comunicazione, mentor di startup tecnologiche e PMI, è giudice di molte startup competition e ha creato la startup InGreen (della quale è cofounder) di monitoraggio ambientale e ingegneria sostenibile.
Organizza da 3 anni l’opendata day in Calabria e ha lanciato il programma #eskillsforwomen per le competenze digital premiato da AGID con l’assessorato Smart city di Reggio Calabria. Ha contribuito a vari testi economici sull’innovazione e diretto 3 Master universitari di Marketing intelligence.
Nel direttivo dell’Istituto Iassp, discussant centro studi democrazie digitali, è socia di AIDR, Sgi, P4C, partecipa a Stati Generali delle donne e Wister ed è responsabile sud di Confassociazioni.
Coordina lo Smart city tour per lo scambio di buone pratiche tra città ideato da Amerigo l’Associazione degli Alumni italiani dei programmi di scambio internazionale del Dipartimento di Stato americano.
Nata a Cosenza, 39 anni fa è sposata con un marito che condivide le sue scelte lavorative anche se questo vuol dire vederla meno frequentemente. Filomena detta Milly è una vera globe-trotter e non si stanca mai di girare per i molti convegni a cui è inviata a partecipare o che lei stessa organizza …per poi tornare a casa a Reggio Calabria.
A dicembre uscirà il suo primo saggio sulla situazione italiana a cura di Giulio Perrone editore “Soft revolution”.
Cosa vuol dire il titolo che hai deciso di mettere a questo nuovo libro?
Ho scritto il libro perché volevo essere ascoltata. Ci avevo provato altre volte in altri modi ma probabilmente il linguaggio era troppo difficile e il messaggio non arrivava alla gente a cui volevo giungesse.
Dopo aver fatto un dottorato filosofico-politico allo IASSP, di cui sono diventata socia, è nata l’esigenza di rimettere le mani al testo che avevo già completato (ma che alla fine era un testo meramente tecnico) che doveva diventare una guida per i non addetti ai lavori, una specie di manuale pronto per l’uso che arrivava alla fine a concretizzare delle proposte che rimuovessero tutti i blocchi presenti al momento in Italia.
Quindi ho deciso di scrivere questo testo che è ora molto più divulgativo. Volevo farmi capire maggiormente non solo da chi è nelle stanze dei bottoni ma anche da chi sperimenta usando le tecnologie. Infatti vorrei presentare il saggio anche nelle scuole e quindi dovevo dare un taglio di più facile lettura.
Quali sono i blocchi?
Prima di tutto c’è un deficit nella rappresentanza politica italiana che sperimentiamo tutti i giorni in tutti i settori.
Poi una sfiducia da parte del paese ed una profonda disaffezione che porta a non intervenire e non partecipare non solo alla vita politica del paese, ma nemmeno al mondo del lavoro come si vede dall’ aumento delle persone che non lavorano e non studiano come i NEET .
La soft revolution non è una guerra ma una rivoluzione che tocca i vari settori e che mira a sbloccare gli ostacoli che permangono.
Quali sono le caratteristiche del ”rivoluzionario soft”?
La creatività perché è necessario saper creare per trovare delle soluzioni a problemi che sono sempre esistiti ma no mai risolti, introducendo soluzioni nuove e nuovi comportamenti
Il coraggio perché per fare qualcosa di innovativo devi per forza rompere con il preesistente.
La cultura perché senza visione del passato è molto difficile muoversi in ambiti nuovi imparando dagli errori commessi.
La trasparenza perché è necessario quando esiste il cambiamento che ci sia una veridicità che convinca coloro che sono coinvolti nella trasformazione.
L’etica perché è una qualità che si è persa e il vero rivoluzionario non deve fare solo cose per se stesso ma anche che giovino alla comunità.
Poi la bellezza e l’umanità per cui non si costruiscono o fanno cose che si sa che prima o poi potrebbero nuocere a qualcuno.
Di cosa parli nella seconda parte del libro?
Delle rivoluzioni in corso che potrebbero essere in alcuni casi accelerate in altri migliorate.
1 -Per esempio la rivoluzione in corso nella Comunità Europea per cui ci sono alcuni paesi che escono altri che vogliono entrare. Dobbiamo lavorare su quello che ci tiene insieme non su quello che ci divide .
2- Poi la rivoluzione tecnologica. Di questa parlo estensivamente, mettendo in luce i lati positivi e quelli negativi, cioè i benefici e le opportunità da cogliere, ma anche pericoli da cui proteggersi.
3 -La rivoluzione femminile che non fa riferimento al movimento femminista ma ad un sempre maggiore inserimento delle donne nel mondo del lavoro nei ruoli decisionali, ed una maggiore integrazione con il mondo maschile grazie all’ ingresso delle donne in gruppi di lavoro misti.
4 – L’altra rivoluzione di cui parlo è la rivoluzione del Sud perché il territorio è in questo momento in piena agitazione. E questa è molto spesso la rivoluzione più difficile la più faticosa e la più dolorosa.
Perché la più dolorosa?
Perché per esempio oggi per arrivare al mio appuntamento in Puglia ho dovuto prendere dei mezzi che ci hanno messo 10 ore. 1 ora di incontro contro 10 ore di viaggio.
Alcuni rinunciano altri vanno avanti anche superando gli ostacoli che si palesano, mostrandosi resilienti
Questa è un’altra delle caratteristiche del rivoluzionario cioè la resilienza : non abbandonare il progetto davanti alle difficoltà che si frappongono
Quali sono le proposte che esponi nel tuo libro ?
Per esempio la cooperazione internazionale: ho fatto una proposta relativa ai soldi che vengono il più delle volte le spesi per operazioni internazionali, andando spesso ad ingrassare le casse dei dittatori e che invece potrebbero essere utilizzati in Italia per migliorare la vita di persone accolte qui da noi .
Idee molto concrete quindi?
Sì, certo molto concrete come per esempio quando parlo di bellezza : la nostra Italia è cosparsa da buche, soprattutto al Sud, che non migliorano l’aspetto del paese e l’aspetto paesaggistico.
Mettere ”a posto” il paese coinvolgerebbe molte persone e potrebbe servire da ammortizzatore sociale per persone senza lavoro.
Molto interessante ciò che hai illustrato nel libro e quindi sono molto curiosa di leggerlo. Ma quando uscirà? C’è un e-book?
La casa editrice che l’ha pubblicata, Erudita, ha volutamente lasciato tutto su carta.
La prima presentazione si terrà a Roma l’11 dicembre al Teatro Tordinona.