I terremoti sono eventi destabilizzanti di fronte ai quali siamo impotenti ed assistiamo come in un film dell’orrore alla distruzione del nostro mondo.
Solo un mese fa, mentre andavo a Cascia, mi sono fermata a rivedere per l’ennesima volta la cripta della meravigliosa Basilica dei due gemelli santi Benedetto e Scolastica, una vera meraviglia costruita sulle rovine della loro antica casa.
Il respiro trattenuto al pensiero che gli anni non avevano tolto nulla al misticismo del luogo anzi si era aggiunta una patina di mistero al pensiero di questi due fratelli gemelli originari di Norcia sempre uniti e forti nel loro percorso spirituale.
Davanti a me un gruppo di giovanissimi benedettini di varie etnie che pregavano scalzi e con le lunghe barbe in atteggiamento umile e devoto,in un rituale severo.
Improvvisamente la vista di quella simmetria, di quell’ordine armonico,di quei rosoni cesellati dalle mani di grandi artisti viene cancellata dall’immagine di un cumulo di polvere e pietre sconnesse,da un boato terrificante, accompagnato dalle grida dei fuggitivi.
E Norcia, Castelluccio si aggiungono alle rovine di Amatrice, di Accumuli, di Camerino, di Arquata del Tronto paesi stupendi, glorie della nostra immensa tradizione artistica,completamente rasi al suolo con molti morti oltre trecento feriti, migliaia di persone senza più casa,ricordi, foto dei loro cari, oggetti personali, tutto inesorabilmente perduto sotto le macerie.
Un peluche,brandelli di materasso, il corpo ferito a morte di un cagnolino, solo queste immagini spettrali restano di tante storie di vita, di affetti ed emozioni, di momenti.
Il cervello rifiuta una tale condizione di disagio, cerca di accomodare, di riequilibrare, di trovare soluzioni alla devastazione, alla catastrofe di vite distrutte o nel caso migliore private del passato e dal futuro incerto.
Sono eventi destabilizzanti di fronte ai quali siamo impotenti ed assistiamo come in un film dell’orrore alla distruzione del nostro mondo.
Cosi come si vanifica la sicurezza, il controllo e diventiamo fragili, vulnerabili come formiche pestate dalla scarpa di un passante.
Le nostre case sono sinonimo di certezza, rappresentano l’ utero materno, identificano la protezione,il riparo,ma l’intensità della violenza distruttrice fa franare la capacità di reazione, ci si sente perduti, esposti ad ogni calamità.
Si verificano turbamenti intensi, si perde l’equilibrio psicologico e si instaura quella che viene chiamata “Sindrome post traumatica” (Kardiner, 1941; Grinder e Spiegel, 1943),una patologia che insorge di fronte ad eventi traumatici gravi nei quali si rischia la vita e la perdita di persone care o di situazioni stabili.
Occorre prima possibile rielaborare il lutto del vissuto, facendosi aiutare da esperti, parlando insieme, adattandosi temporaneamente a condizioni mutate, senza far diventare la paura un episodio cronico,scacciando il più possibile i ricordi e le immagini devastanti sostituendole,dove possibile con l’aiuto a chi ha bisogno, col fare, con l’attività.
Gli italiani hanno sempre dimostrato di saper rinascere dalle proprie ceneri, dal dopoguerra ad oggi, con caparbietà, orgoglio e voglia di ricostruire…certamente i nostri amici dell’Umbria, delle Marche, dell’Abruzzo, del Lazio non molleranno e quei meravigliosi borghi, le abbazie ,le case di pietra, le torri civiche, storici patrimoni dell’umanità,risorgeranno ancora più spettacolari di prima.