Madeleine Delbrêl è considerata una delle più importanti mistiche del XX secolo. Una donna di straordinaria attualità.
di Vittoria De Marco Veneziano
Una donna straordinaria in equilibrio tra azione e contemplazione, amore per Gesù e attenzione per gli ultimi. Forse meno conosciuta di Ildegarda di Bingen, di Simone Weil ed Edith Stein, tuttavia in lei affiora tutto il fascino emanato dal suo singolare approccio al cattolicesimo e, tutto ciò, l’ha resa una donna di straordinaria attualità.
Madeleine, saggista, poetessa e assistente sociale, nasce nel 1904 a Mussidan, in Dordogna, regione della Francia sud-occidentale. Educata in un ambiente borghese e scristianizzato, a 17 anni si dichiara atea e afferma: “Dio è morto… viva la morte”. Quando ha poco meno di venti anni si trasferisce, con la sua famiglia, a Parigi e in quel periodo incontra alcuni giovani cristiani e Jean Maydieu del quale si innamora. Molto presto questa relazione si interrompe bruscamente perchè Jean decide di entrare come novizio nell’Ordine dei Domenicani. La vita di Madeleine è profondamente sconvolta. Tuttavia l’incontro con i giovani cristiani risulta fondamentale tanto da spingerla a prendere in considerazione la possibilità dell’esistenza di Dio. Da quel momento sceglie di pregare non perchè sia già convertita, ma perchè certa che fosse il solo comportamento fattibile e leale per verificare l’esistenza di Dio.
“Se volevo essere sincera – scrive -, Dio non essendo più rigorosamente impossibile non doveva essere trattato come sicuramente inesistente. Scelsi ciò che mi sembrò meglio tradurre il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare. (…) Dopo, leggendo e riflettendo, ho trovato Dio; ma pregando ho creduto che Dio mi trovava e che è la verità vivente, e che lo si può amare come si ama una persona.” (Madeleine Delbrêl, da Ville Marxiste, terre de mission).
Tramite la preghiera rimarrà, come avrà modo di dire lei stessa “abbagliata” da Dio.
La sua conversione, anche se diversa per molti aspetti, riporta a quella di André Frossard, giornalista e saggista francese, ateo convinto, comunista come suo padre che fu il primo segretario generale del partito comunista francese, non sfiorato da alcun dubbio interiore, a venti anni entra per caso in una cappella del quartiere latino di Parigi per cercare un amico. Quì “in una silenziosa esplosione di luce” trova all’appuntamento un altro amico che prima d’allora non aveva mai conosciuto: Dio.
É possibile pensare che la conversione di Madeleine sia avvenuta nel 1924 e, proprio in quel periodo, decide di entrare nel Carmelo; tuttavia è costretta a rinunciare a causa delle gravi condizioni di salute dei genitori che richiedono la sua attenzione. Da quel momento il mondo diventerà il suo Carmelo. Una scelta coraggiosa quella di Madeleine in un’epoca nella quale l’unica scelta per Dio era all’interno di un monastero.
Dopo avere studiato come assistente sociale nel 1933, assieme ad altre due ragazze, si trasferisce a Ivry-sur-Seine, un sobborgo alla periferia di Parigi, operaio e marxista, in cui c’è una enorme concentrazione di persone che vivono in condizioni fortemente disagiate. Madeleine, insieme alle altre due giovani, percorre le strade delle periferie, ascolta le voci dei più emarginati, vive “gomito a gomito” con la gente del mondo e propone la speranza cristiana. Il loro gruppo religioso chiamato èquipe è una piccola comunità di donne laiche, senza abito religioso, ognuna con un proprio compito, unite dall’intento di imitare la vita di Gesù, seguire il suo Vangelo e portarlo nel mondo. Vanno in mezzo alla gente, si avvicinano a tutti con rispetto e amore.
Madeleine, con la sua presenza leale e spontanea, si conquista il cuore di molti comunisti, ed è apprezzata anche da chi non condivide la sua fede. Il contatto con i marxisti diventa per lei un arricchimento: il loro scetticismo la obbliga a scavare nella sua fede. “É la vita che educa – scrive -, un libro enorme, doloroso, bizzarro, toccante e cinico, si offre ai nostri occhi: ognuno degli esseri che avviciniamo vi aggiunge una riga.”
Col passare del tempo l’esiguo gruppo delle tre giovani diventa una comunità di dieci donne per le quali Madeleine è una guida.
Nel 1945 lascia il servizio di assistente sociale. Viaggia per tutta la Francia, partecipa a conferenze, firma petizioni a favore dei più indifesi e accoglie con estremo entusiasmo la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II a cui contribuisce con delle note preparatorie donando testimonianza della sua vita di comunità e riflettendo sul tema dell’ateismo e dell’evangelizzazione.
Madeleine muore improvvisamente il 13 ottobre 1964 mentre è al tavolo da lavoro nella sua casa in rue Raspail a Ivry-sur-Seine. Al momento della morte è poco conosciuta. Pur avendo scritto molto non lo aveva fatto per la pubblicazione. Le sue molteplici opere in seguito editate come: “Noi delle strade”, “La gioia di credere”, “Indivisibile amore”, sono delle splendide meditazioni spirituali di estrema profondità mistica.
Nel 1990 inizia a Roma la Causa di Beatificazione di Madeleine Delbrêl, la Congregazione per le Cause dei Santi la dichiara Serva di Dio nel 1996.
Una grande mistica del quotidiano – lontana sia dal proselitismo, sia dalla fuga dal mondo – che ha saputo vivere la prodigiosa presenza di Dio nell’ordinario. Faro di luce per noi uomini e donne del terzo millennio.
Vittoria De Marco Veneziano, insegnante, scrittrice, narratrice e saggista ha pubblicato per la Erga edizioni La farfalla dalle ali spezzate (2008), L’isola a forma di quaglia (2010), il saggio Tante Donne (2013), adottato come testo di lettura nelle scuole, e il romanzo …Sensazioni (2016). I suoi libri sono stati presentati presso Biblioteche, Comuni, Librerie, Scuole. É intensa la sua attività di conferenziera. Collabora con quotidiani e periodici. Tiene incontri e testimonianze sulla diversità e lo svantaggio nelle scuole e associazioni.
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