Cristina Obber, giornalista, scrittrice, attivista. Ho deciso di cogliere l’occasione di Rebel da lei organizzato insieme a Luisa Rizzitelli per intervistarla.
Nata a Cismon del Grappa (Vicenza) Cristina vive a Milano. Giornalista e scrittrice, si occupa di diritti con particolare attenzione all’adolescenza. Collabora con Il Sole e 27esimaora.
Cristina ti stai muovendo molto in questo periodo in settori relativi alle fragilità umane che vanno dalla sessualità alla violenza sulle donne, dalla violenza sui bambini all’omofobia. Perché questo aspetto della vita umana è così importante per te? Adesso stai organizzando un convegno a Venezia vero?
Ho organizzato con l’ordine dei giornalisti una giornata formativa a Venezia su omosessualità e transessualità nell’informazione, è importante che chi scrive lo faccia con consapevolezza e responsabilità. Mi occupo di diritti perchèé credo che una società più giusta sia possibile. Quando parliamo di femminicidio, sessismo, omofobia e transfobia stiamo parlando di violazione di diritti umani, di diritti che non vengono tutelati. I diritti umani non vanno concessi, ma rispettati. Sono diritti che acquisiamo con la nascita.
Quindi?
Bisogna saper prendere atto e godere della presenza dell’altro.
Se ti ricordi ne “L’altra parte di me” il personaggio della madre di Francesca cerca le diversità nelle persone omosessuali per capire la propria figlia ma scopre invece che ci sono solo ugualità. Con la conoscenza si libera dalla paura e non diventa soltanto una madre migliore, ma una persona più serena.
Alla radice del patriarcato c’è il potere, che è un potere misero di relazioni e contenuti.
Dobbiamo ridiscutere dei valori, anche quelli cristiani. Questo è il motivo per cui ho voluto al convegno di Venezia partecipasse anche la pastore della Chiesa Valdese che nel suo intervento ha parlato di omofobia e fede.
Anche i principi del cristianesimo si basano sulla bellezza di incontrare l’altro non sulla paura e tantomeno l’odio.
È questo che porto nelle scuole: l’importanza della relazione.
Come sei arrivata a Rebel?
A maggio sono stata a presentare “L’ altra parte di me” a Osimo. Il giorno con Luisa Rizzitelli e Margherita Santicchia, parlando di femminicidio, abbiamo ricordato l’esperienza di Se non ora quando, un movimento in cui avevamo fortemente creduto e che poi si è frammentato e ha disperso la sua forza.
Ci siamo chieste perché non riprendere il filo di quell’esperienza comune per riportare nelle piazze la forza delle donne, imparando dagli errori per non disperderci nuovamente.
Ci ha spinte il bisogno di uscire dai luoghi chiusi come è anche la rete e ritornare a incontrarci guardandoci negli occhi, confrontandoci e trovando forza l’una nell’altra come ci hanno insegnato le femministe degli anni 70. La rete è un luogo splendido che da’ grandi opportunità di comunicazione ma non ci basta.
Ci siamo dette Proviamo a condividere questo nostro sentire e questo nostro desiderio con le altre e così abbiamo fatto.
Quali sono i risultati che avete avuto da Rebel?
Sono venute donne da tutta Italia e di tutte le età, le più giovani erano due 19enni di Matera. Una ragazza è arrivata persino dall’Inghilterra. E’ stato importante ascoltarci su tanti temi, femminicidio, salute, lavoro, diritti lgbt, scuola. È stata una grande fucina di idee che chiaramente bisognerà ora mettere sulla carta per organizzarci al meglio.
Ci sono molti movimenti femminili e ognuno di questi è diverso dall’altro. Spesso si dividono su alcune tematiche, indebolendo il movimento. Non sarebbe meglio che invece si riunissero e lavorassero insieme?
E’ ovvio che ci sia un’ eterogeneità di pensiero. A Rebel abbiamo stabilito di concentraci sui temi che ci vedono unite. Ci sono diversi movimenti femministi, c’è un bel fermento; noi non ci sentiamo in competizione e anzi pensiamo sia importante che ci sosteniamo a vicenda. Per questo noi di Rebel abbiamo aderito alla manifestazione del 26 novembre a Roma, dove andremo per far sentire che le donne sono più unite che mai contro il femminicidio e ogni forma di violenza.
Libri pubblicati da Cristina Obber:
Amiche e ortiche (Baldini Castoldi Dalai, 2008), Primi baci (AttilioFraccaro Editore, 2009), Balilla e Piccole Italiane (AttilioFraccaro Editore, 2010), Non lo faccio più. La violenza di genere raccontata da chi la subisce e da chi la infligge (Unicopli, 2012: il libro ha dato luogo ad un Progetto scuole), Siria mon amour (Piemme, 2013) e L’altra parte di me (Piemme, 2014).