CONVEGNO FEDERAZIONE DONNE EVANGELICHE
di Virginia Mariani
Restituire in plenaria il confronto svoltosi nel gruppo non sempre permette di trasmettere tutto, così come non sempre i tempi a disposizione per i lavori in gruppo consentono di sviscerare tutti gli aspetti di una problematica.
Il Convegno per i quarant’anni della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) organizzato con il Movimento femminile evangelico battista (MFEB) svoltosi a Bari il 19 pomeriggio, comunque, ci ha dato la possibilità non soltanto di rincontrarci numerose ma anche di scoprire a che punto è il nostro percorso di donne e di evangeliche. Sono percorsi che si intrecciano e si fondono, che si dipanano e si raggomitolano, che creano reti sia reali sia virtuali, determinando scelte, stili di vita, identità.
Dopo la presentazione della presidente del MFEB, Lucia Tubito, e la presidente della FDEI, Dora Bognandi, a partire dal libro “Innovatrici, complementari o scomode?”, che attraverso i vissuti personali racconta questi quarant’anni, i quattro gruppi di lavoro su Educazione e Cultura, Fede e Spiritualità, Qualità della vita e Diaconia, hanno approfondito attraverso letture disegni e pensieri condivisi i diversi aspetti.
Ciò che ha accomunato tutti i gruppi è l’aver costatato che come donne siamo e pure da sempre il sesso forte: determinate e capaci riusciamo in tutto. L’uomo ci lascia fare ma fino a quando gli fa comodo dopodiché scatta pure la violenza e lo costatiamo giornalmente, purtroppo, e proprio per ricordare le vittime di femmicidio come in ogni incontro c’è stato anche un “posto occupato”.
Siamo quindi innovatrici perché, per esempio, ci facciamo portatrici nella società e prima ancora nelle nostre chiese di un linguaggio rinnovato inclusivo; siamo scomode poiché il nostro modo di essere innovative e capaci, per esempio, dà fastidio e ci crea non pochi problemi nell’affermarci o semplicemente nell’essere visibili.
Ed ecco che la centralità della Parola tanto cara al mondo protestante, che ha iniziato da questo ottobre le celebrazioni per i 500 anni della Riforma, ridiventa dirompente nella sua centralità: “Ciò che non si dice non esiste” diceva già nel 2008 la linguista Cecilia Robustelli. La Parola crea come ha fatto Dio, il Verbo, nella Genesi e l’uso che si fa della lingua, le parole di tutti i giorni, il maschile e il femminile dei nomi delle professioni, sebbene possa avere parvenza di cacofonia è la modalità attraverso la quale dobbiamo essere complementari.
Un approfondimento importante del Convegno è stato anche quello dedicato all’uso non sessista della lingua italiana, al superamento degli stereotipi di genere e alla collaborazione con Toponomastica femminile che è al suo quarto concorso nazionale “Sulle vie della parità”, concorso che consente a chi vi partecipa e alle Amministrazioni comunali di conoscere figure femminili locali, e non, poco conosciute o per nulla ri-conosciute a cui dedicare le nuove intitolazioni di vie, strade e piazze.
Abbiamo tanto da fare e le sinergie tra di noi nonché le collaborazioni con Associazioni esterne non può che dare valore e consistenza alla nostra presenza nel luogo in cui viviamo e nei luoghi nei quali, anche attraverso la virtualità della rete, possiamo operare.