Se la vita di Lucrezia Tornabuoni fu un’importante eccezione nella condizione femminile del suo tempo, la biografia di sua figlia Bianca è invece significativa al contrario, perché rappresenta perfettamente le limitazioni delle donne del 1400 anche nelle famiglie altolocate.
di Lucrezia Ramacci
Il suo ruolo è quello di una pedina in una partita che non sceglie e non può giocare liberamente, che si piega ai voleri delle famiglie, quella d’origine e quella che la accoglie dopo il matrimonio.
Molto ci dice il fatto che le notizie su di lei siano scarsissime e che, sorella maggiore dei ben più famosi Lorenzo il Magnifico e Giuliano de’ Medici, pochi sappiano anche solo della sua esistenza.
Bianca nasce il dieci settembre del 1445, bambina intelligente ma piuttosto mansueta; studia insieme ai fratelli e alle sorelle le basi della cultura umanistica, seguita principalmente dalla madre che la introduce alla cultura latina svelandole la bellezza di autori come Ovidio e Orazio.
Il destino di Bianca si palesa già dalla prima adolescenza, quando i suoi genitori la scelgono per contrarre un matrimonio di importanza fondamentale non solo per i Medici ma per tutta Firenze: quello con Guglielmo de’ Pazzi.
Nel XV secolo i Pazzi e i Medici sono le due più potenti famiglie di banchieri della città, tra di loro da tempo è in corso una guerra per il primato economico che significa anche potere politico e sociale. Nelle strategie interne fiorentine comincia a diventare centrale l’idea di unire, tramite alleanze, le due casate per preservare la tranquillità cittadina. E quale patto migliore se non quello di stendere un contratto matrimoniale e legarle con vincoli parentali? I prescelti dalle famiglie sono giovani, Bianca ha solo 13 anni, è appena entrata nell’adolescenza, ma su quel legame si fondano le speranze della futura stabilità cittadina.
Eppure è proprio questo matrimonio a permettere l’organizzazione, dieci anni dopo, di quella che sarà ricordata nella storia come la Congiura de’ Pazzi, in cui rimane ucciso il più piccolo dei figli di Lucrezia Tornabuoni, Giuliano de’ Medici. Infatti i nuovi legami parentali e la vicinanza creatasi tra le due famiglie, che comporta la loro compresenza in varie occasioni di ritrovo e di festa, lasciano campo libero alla progettazione dell’agguato e aiutano lo zio e il cugino di Guglielmo, sostenuti da papa Sisto IV e da Siena, nella sua realizzazione. Il primo tentativo, l’avvelenamento di Lorenzo e Giuliano il 25 aprile nella villa a Fiesole, fallisce per puro caso; il giorno dopo, invece, nel Duomo di Firenze la congiura trova il suo tragico epilogo. Giuliano viene pugnalato a morte, Lorenzo rimane solamente ferito.
I colpevoli sono puniti in modo esemplare con la pena di morte e la condanna ricade anche su Guglielmo pur estraneo ai fatti; Lorenzo lo costringe all‘esilio con tutta la famiglia, che comprende anche Bianca, ormai legata in maniera indissolubile al destino del marito; forse la pena si limita all’esilio proprio perché lei è sua sorella.
Da allora le notizie sulla sfortunata donna si fanno pressoché inesistenti: sappiamo che ebbe altri nove tra figlie e figli oltre i sette che già le erano nati prima della congiura; di questi sedici ben quattordici sopravvissero. Anche di loro si conosce molto poco.
Bianca muore nel 1488, a soli 43 anni, lontana da Firenze e da quella famiglia che forse non sentì mai sua.
Il testo è tratto dalla ricostruzione storica pubblicata su “Memorie” nel sito www.toponomasticafemminile.com
Lucrezia Ramacci, 19 anni, dopo la maturità classica comincia a studiare Scienze della comunicazione all’Università RomaTre; nel 2013 ha partecipato al progetto “Sulle vie della parità. Le donne del ‘900 sulle strade di Roma” realizzato da Toponomastica femminile e finanziato dalla Commissione delle elette del Comune di Roma.
Non sa ancora bene cosa fare del suo futuro, ma vuole farsi ascoltare perché sente di avere molto da dire. Le sue grandi passioni sono la natura, gli animali e la letteratura. Ama aiutare gli altri e vedere i sorrisi delle persone. Vive con la nonna e il suo pigrissimo gatto Odino.