Nell’immaginario collettivo, il termine violenza evoca tradizionalmente aggressioni fisiche di matrice variabile ed esiti talvolta imprevedibili. Raramente viene esteso ai pesanti condizionamenti psicologici che a prescindere da eventuali maltrattamenti continuano a scandire l’esistenza femminile.
Specialmente nei contesti a forte impronta patriarcale.
Soprusi che spaziano dalle mere discriminazioni alla sottomissione assoluta, fino a culminare nella privazione delle libertà primarie (di espressione in primis). Oggettivamente impercettibili per carenza di indizi esteriori, ma non certo meno letali.
Sono ancora troppe infatti le donne costrette a soffrire in solitudine, nella più assoluta e bieca indifferenza. Silenziose ed evanescenti, eterne custodi di un dolore inespresso. Apparentemente rassegnate alla condanna impietosamente inflitta loro dal destino ma intimamente in trepida attesa di un cambiamento che ancora tarda a verificarsi.
Un dramma troppo spesso sottovalutato (se non intenzionalmente ignorato) che in Arabia Saudita (e non solo) sta assumendo proporzioni davvero allarmanti. E’ del resto la ragione che ha indotto la fondazione reale Alwaleed Philantrophies a promuovere, in collaborazione con il National Family Safety Program, una propaganda informatica di sensibilizzazone generale contro i crimini costantemente commessi contro l’altra metà del cielo mirante sostanzialemente a demonizzare l’omertà forzosa delle interessate e incentivare il ricorso alla linea telefonica 1919, attivata il 24 luglio scorso dal Ministero per gli Affari Sociali.
“Le vittime di abusi domestici sono spesso restìe a raccontare cià che hanno vissuto” , ha puntualizzato la principessa Lamia bint Majed al-Saud, alla guida della Segreteria Generale. “Temono di sucitare scandali o incorrere nel basimo della società. Siamo una struttura non profit e il nostro ruolo è di aiutare le la popolazione femminile ad acquisire piena consapevolezza dei propri diritti e ribadire l’illegalità di qualsiasi espressione di violenza“.
Istituita con fini caritativi per volontà del principe Al-Waleed bin Talal e della principessa Ameera bint Aidan al-Taweel, l’organizzazione – notoriamente fautrice della parità di genere – non ha mai lesinato il debito sostegno a campagne emancipatorie di rilevanza globale, inclusa ovviamente quella relativa al fatidico appuntamento annuale del 25 novembre, ossia l’International Day for the Elimination of Violence Against Women (l’adesione alla concomitante iniziativa OrangeThe World lanciata dalle Nazioni Unite è stata tra l’altro ribadita mediante l’accensione di luci arancioni sulla Kingdom Tower).
Con l’ausilio di un competente pool di avvocatesse specializzate ha inoltre attuato un progetto (Wa’iyah) finalizzato all’assistenza legale gratuita delle saudite oppresse dalla brutalità maschile e pertnto desiderose di rivalsa.