Riceviamo e volentieri pubblichiamo
LETTERA APERTA AL NEOPRESIDENTE DEL CONSIGLIO ON. PAOLO GENTILONI SILVERI
Onorevole Presidente Gentiloni,
chi Le scrive è il MOVIMENTO OPZIONE DONNA, nato il 25 novembre scorso dall’esigenza di dar voce alle Donne che desiderano e sperano che sopravviva una misura pensionistica più congrua ed adeguata alle proprie aspettative immaginate e coltivate per il futuro nella vita di ognuna. Il Movimento Opzione Donna è attivo nelle sedi virtuali dell’omonimo gruppo e dell’omonima pagina facebook.
Nel ringraziarLa dell’attenzione che vorrà riservare alla presente, La invitiamo ad una particolare riflessione sulla problematica “Opzione Donna” in ragione delle analisi e delle motivazioni esposte, e nella speranza che in merito siano finalmente recepite dal nuovo Governo le istanze e le aspettative di migliaia di donne.
La Legge di Bilancio 2017, approvata con la fiducia, stabilisce ai commi 222-225 dell’articolo 1 la “conclusione” alla data del 31.12.2015 della Sperimentazione c.d. “Opzione donna” di cui all’art. 1, c. 9, della L. 243/2004 e si limita soltanto ad un’estensione del provvedimento alle circa 4000 lavoratrici (del 4°trimestre 57/58) che erano rimaste escluse per effetto dell’incremento dell’aspettativa di vita. L’estensione che è stata prevista NON COSTITUISCE dunque ALCUNA PROROGA della Sperimentazione come contemplata dalla norma. La conclusione della Sperimentazione Opzione Donna decretata con il Bilancio 2017, e dunque con modalità improprie, è da ritenersi arbitraria e contraria alle aspettative di migliaia di Donne, oltre che incoerente con la volontà del legislatore. Tant’è che tali aspettative e tale volontà furono effettivamente recepite in numerose proposte presentate da parlamentari e gruppi politici in sede di discussione del Bilancio 2017. Le dette proposte erano infatti volte a prorogare la sperimentazione al 2018 impiegando le risorse non utilizzate risultanti dall’attività di monitoraggio prevista dall’art. 1, comma 281 della legge 2018/2015, ma, purtroppo, sono state tutte respinte.
Allo stato dunque, per effetto della conclusione della Sperimentazione Opzione Donna, non potranno più avanzare domanda di pensionamento anticipato migliaia di donne lavoratrici, le quali, a decorrere dal 2011, hanno subito una serie di riforme pensionistiche, tra cui l’ultima introdotta dalla legge Fornero, che hanno innalzato senza alcuna gradualità i limiti dell’età pensionabile da quattro a sette anni e più rispetto alle regole previgenti. Tali novazioni hanno del tutto ignorato le forti disparità subite dalle donne, anziché farvi fronte, ed hanno perpetuato tale grave scompenso anche in materia di trattamenti pensionistici.
Le diseguaglianze di genere persistono nelle condizioni di lavoro e del mercato del lavoro, per l’assenza e l’inefficienza di servizi di prossimità alla famiglia ed alle persone che gravano sulle lavoratrici e che provocano, tra l’altro, discontinuità di carriera lavorativa difficilmente sanabili. Il lavoro delle donne andrebbe dunque ulteriormente definito: sappiamo che non è solo quello retribuito. Le Donne lavorano senza riconoscimento su più fronti, sostituendosi del tutto o in parte alle istituzioni: il familiare/domestico ed il sociale/di cura sono già sufficienti a moltiplicare la quantità di ore lavorate. La maggioranza di esse inoltre, aspira ad andare in pensione prima degli inaccettabili tempi imposti dalla Legge Fornero, non solo perché ritiene ciò un diritto da rivendicare e da esercitare, ma anche e soprattutto per necessità. Sperare nella pensione per continuare a svolgere il lavoro di supporto familiare e sociale, sempre più gravoso per il trascorrere degli anni; sperare nella pensione perché si è perso il lavoro, non avendo nessun’altra forma di sostentamento, e si resta atterrite all’idea di trascorrere lunghi anni in povertà assoluta. Arrivare alla pensione esanimi ed in condizioni di indigenza dopo una vita dignitosa e di dignitoso lavoro, è una prospettiva terribile alla quale sono oggi condannate moltissime donne già anziane.
“OPZIONE DONNA” E’ TUTT’ORA UN “BISOGNO” PER MIGLIAIA E MIGLIAIA DI DONNE!
E’ noto che esso sia un regime pensionistico sopravvissuto a tutte le riforme intervenute fino ad oggi e consente alle lavoratrici di applicare le regole più favorevoli in vigore fino al 31 dicembre 2007, ossia di ottenere la pensione con 35 anni di contributi ed almeno 57/58 anni di età e rappresenta l’unica vera misura di flessibilità nell’accesso anticipato delle donne alla pensione, a costo, però, di fortissime penalizzazioni quali: a) la liquidazione del trattamento pensionistico mediante calcolo integralmente contributivo con una riduzione permanente fino al 30% dell’assegno pensionistico, l’esclusione dal computo dei contributi della contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia; b) l’applicazione della misura dell’aspettativa di vita introdotta dalla Legge Fornero c) il differimento della decorrenza della pensione per effetto delle finestre mobili di accesso (12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome).
“Opzione Donna” è “autosostenuta” integralmente dai contributi già versati dalle donne ed è pertanto “A COSTO ZERO” per lo Stato.
Trattandosi di regime sperimentale, il legislatore del 2004 impegnò il Governo ad una verifica entro il 31.12.2015 dei “risultati della predetta sperimentazione al fine di una sua eventuale prosecuzione”; prosecuzione quindi possibile, quale traslazione in avanti della data del 31.12 2015. Ma questo, come ben sappiamo, non è accaduto. Il legislatore dell’epoca riservò una particolare e giusta attenzione alle donne lavoratrici conservando per loro, anche per il futuro, la possibilità di un accesso anticipato alla pensione. QUINDI NON COMPRENDIAMO il perché della deroga a questa volontà, il perché le disposizioni della Legge di Stabilità 2016 e della Legge di Bilancio 2017 siano state finalizzate esclusivamente alla conclusione della Sperimentazione, e nell’interesse di un limitatissimo numero di lavoratrici, rispetto all’evidente BISOGNO di una PROROGA per decine di migliaia di donne. Le ragioni della PROROGA DELLA SPERIMENTAZIONE OPZIONE DONNA erano e sono evidenti; raccomandate nelle relazioni dell’XI Commissione Lavoro presieduta dall’On. Damiano, nelle dichiarazioni della capogruppo del Pd Marialuisa Gnecchi e nelle risposte del Ministro Poletti ai Question Time di luglio 2016. E ancora, nel disegno di legge n. S1843 presentato il 25.03.2015 a firma del Sen. Munerato; nell’Ordine del Giorno 9/00224-A/025 del 09.07.2014, approvato, a firma Gribaudo, Gnecchi, Damiano ed altri. CI CHIEDIAMO perché dunque è stata negata la Proroga al 2018 della Sperimentazione Opzione Donna, lasciando le donne prive di alternative, mentre è stata approvata la tanto controversa “APE”, in via sperimentale dall’ 1.7.2107 al 31.12.2018? E’stata inoltre lasciata in essere, per chi avrebbe potuto ancora accedere ad Opzione Donna, un’ulteriore ingiustizia costituita dall’impossibilità di cumulare i contributi versati in casse previdenziali diverse. Ciò esclude moltissime lavoratrici che sono già “di fatto” in possesso dei requisiti, ma non lo sono “formalmente”. Anche quest’ingiustizia è oggetto della nostra battaglia.
IL MOVIMENTO OPZIONE DONNA, qui rappresentato da centinaia di donne, attende che le recenti rinnovate intenzioni politiche a favore della PROROGA DI OPZIONE DONNA AL 2018 divengano fatti. CHIEDE INOLTRE UN IMPEGNO FORTE DEL GOVERNO E DEL PARLAMENTO A SOSTEGNO DELLE DONNE PER UN PROFONDO ED ORGANICO RIESAME DEL SISTEMA PENSIONISTICO, CHE CONTEMPLI ANCHE IL CUMULO CONTRIBUTIVO.
Egregio Onorevole Presidente Gentiloni,
Lei ha dichiarato che il Suo sarà “un governo di responsabilità che lavorerà, tra le altre cose, sulla legge elettorale e sul piano sociale, per fare di più per il disagio della classe media e per la situazione drammatica del Sud”; pertanto, è a Lei che ora ci rivolgiamo perché siamo fiduciose che saranno finalmente ascoltate le nostre ragioni ed accolte le nostre istanze in favore di migliaia di donne. La invitiamo quindi, come nuovo Capo del Governo, ad assumersi la responsabilità di compiere un atto concreto a fronte di un reale bisogno delle donne, cominciando con il varare la tanto attesa “Proroga Opzione Donna al 2018”.
In attesa di un Suo riscontro, La salutiamo e Le auguriamo buon lavoro.
IL MOVIMENTO OPZIONE DONNA
1 commento
L’attuale normativa in merito di opzione donna è incostituzionale, nel punto il cui fissa il paletto del 31.12.2015 per la verifica dei 35 anni di contributi.
se il requisito 57 + 35 è necessario e sufficiente, deve valere per tutte le aventi tali requisiti, non solo per chi li ha maturati al 2015.
Come se si dicesse che la tale norma vale solo per chi è calvo o ha i capelli rossi: una palese violazione del principio di uguaglianza.
Propongo di prendere il caso di una donna a cui sia stato respinta la domanda per tale mancanza e fare ricorso alla Suprema Corte.