C’era una volta una giovane infermiera di Cesena che un bel giorno si ritrova a visitare il Castello di Gradara. Inizia così la storia, ma non è una fiaba è pura realtà.
Sandra Siroli, amante della lettura (Alcott, Dumas, Ende, Tolkien, Brooks) e della scrittura, è un’infermiera, una donna che si è sempre prodigata nell’aiutare il prossimo. Nel 1999 partecipò giovanissima alla missione umanitaria “Arcobaleno”, della Protezione Civile, in terra di Albania, durante la guerra del Kosovo. E proprio durante questa missione, a Durazzo nel campo gestito dalle Misericordie d’Italia, incontra un giovane volontario campano, che in seguito diventerà suo marito e il padre dei suoi figli. Un anno dopo, in Italia, insieme a lui decide di fare una gita al Castello di Gradara, sul quale aleggia un’importante leggenda. Quella gita romantica cambierà per sempre la vita di Sandra.
La storia della fortezza di Gradara ha origine in quell’affascinante ma, in parte, ancora oscuro periodo chiamato Medioevo. Il Castello posto sulla sommità di un monte, in provincia di Pesaro-Urbino, dominava all’epoca i percorsi tra Emilia e Marche, rivestendo da subito un ruolo strategico importante. Ma il Castello di Gradara è noto anche per essere stata la cornice di una delle più belle storie d’amore della letteratura italiana, narrata per la prima volta dal Sommo Poeta, Dante Alighieri nel suo divino poema. E’ nel girone dei Lussuriosi – V Canto dell’Inferno – che si trovano Paolo e Francesca, i due amanti che hanno reso famosa la Rocca, conferendole un alone di mistero e leggenda.
A proposito di questo amore e dei misteri ad esso legato incontro Sandra Siroli.
Cara Sandra ci spieghi esattamente cosa avvenne in quel giorno di marzo del 2000 durante la tua visita a Gradara?
Con il mio fidanzato decidemmo di andare in gita al Castello di Gradara: la leggenda, legata al luogo, narra che i due amanti danteschi Francesca da Polenta e Paolo Malatesta trovarono la morte proprio lì. Mentre ci avvicinavamo alla Rocca iniziai ad avvertire qualcosa. Oltre alla forte sensazione di familiarità che mi colpì subito alla vista del castello, mi accompagnò anche una sensazione di attesa, di ansia… ricordo che le finestre attiravano molto la mia attenzione.
Entrammo e quando ci trovammo nella stanza di “Francesca” la vidi: una bellissima donna bionda dall’aria triste e preoccupata, con il volto rivolto alla finestra alla sua sinistra… stava, cucendo, seduta davanti a me. I capelli erano raccolti in una lunga treccia che le scendeva sul petto e che le sfiorava il collo adornato da un gioiello, credo fosse uno smeraldo. Poi improvvisamente la donna scomparve ed io guardandomi intorno mi sentii pervadere da un forte senso di confusione. Mi resi conto che nessuno aveva visto, che nessuno aveva percepito quanto mi era accaduto.
Ma realmente cosa mi era successo?
Mi feci questa domanda, diverse volte, ma non riuscivo a darmi una risposta. Ricordo che, quel giorno, una volta a casa decisi di trasferire su un foglio bianco l’esperienza di Gradara.
La vicenda si concluse così o accadde altro?
Innanzitutto devo dire che dopo quanto avvenuto alla Rocca mi documentai sulla vicenda di Paolo e Francesca, volevo capire qualcosa di più; poi una sera, qualche mese più tardi, avvenne un altro fatto molto particolare. Ero ad una festa quando conobbi una signora di nome Marina, non l’avevo mai vista prima eppure avevo l’impressione di conoscerla… provai la stessa forte sensazione di familiarità che mi aveva catturata a Gradara. Parlando con lei, durante la serata, ad un certo punto, Marina, mi fece una confessione: in un’altra vita lei era stata Francesca da Polenta. Quella rivelazione fu uno scossone, qualcosa risuonò dentro di me, ancora sensazioni che venivano da lontano. Dopo un po’ di tempo, riflettendo su tutta la vicenda, decisi di rivolgermi ad uno psicoterapeuta, avevo bisogno di capire… in quel periodo iniziai a maturare il pensiero che in qualche modo io c’entrassi con tutta la storia e che nulla stava accadendo per caso.
Capisco. Cos’è emerso parlando con lo psicologo?
Non abbiamo semplicemente parlato, siamo andati oltre. Decisi di sottopormi ad un’esperienza di regressione e il risultato fu sorprendente. Mi ritrovai catapultata nel ‘200, a Gradara, ero una bambina di dieci anni e il mio nome era Samaritana da Polenta, sorella minore di Francesca.
Che ruolo ha Samaritana in tutta questa vicenda?
La bambina, che viveva alla Rocca, in una notte d’estate, assistette, suo malgrado, all’omicidio dei due cognati.
Quindi tu, che sei stata Samaritana, hai visto… sai cos’è realmente accaduto?
Sì!
Vuoi parlarci di come sono morti Paolo e Francesca?
Di sicuro non come ci racconta Dante. Al momento preferisco non entrare nei dettagli dell’omicidio.
Capisco. Precedentemente, mi hai detto nulla accade per caso… quindi cosa hai dedotto da tutta questa storia?
Con la regressione il cerchio si è chiuso. Ho capito che ero stata scelta per raccontare la verità… quando mi vidi come Samaritana, notai che nella stanza c’era un grande libro antico impolverato, posto su un leggio… il tutto rischiarato da una luce. Una storia stava per svelarsi: in quel momento percepii la sensazione di essere una sorta di “eletta” a cui era affidato il compito di divulgare quello che realmente era accaduto.
Se non sbaglio hai pubblicato un racconto su questa vicenda?
Sì. Nel 2013 sono riuscita a scrivere e a pubblicare un racconto “L’Amore trafitto” che si trova all’interno di un libro “Romagna scrive” edito da Violino edizioni, che comprende una serie di storie scritte da autori romagnoli.
Poi però sei passata anche alla produzione di due cortometraggi. Ce ne vuoi parlare?
La narrazione filmica mi è sembrato il modo migliore per raccontare e per raggiungere più persone possibili. A gennaio 2016 ho sceneggiato e prodotto, grazie all’aiuto di varie persone, tra cui i miei figli, “Il mio amico Dante”, un corto da presentare al Giffoni Film Festival, un modo per avvicinare i giovani alla letteratura attraverso un grande poeta: Dante Alighieri. Il mio intento era dimostrare che non è mai troppo presto per accostarsi a Lui… usando i giusti mezzi lo si può fare. L’arte visiva, l’immedesimazione diretta dei ragazzini, può aiutare a spiegare un grande della letteratura. Purtroppo al Giffoni il corto non è stato scelto, certo se fosse accaduto il contrario sarebbe stato bellissimo dal punto di vista didattico e poi il mio lavoro avrebbe avuto quella visibilità che mi avrebbe potuto permettere di arrivare con più facilità ad un film su Paolo e Francesca, legati indissolubilmente al Poeta.
Questo, però, non ti ha impedito di continuare e di realizzare un altro cortometraggio, molto bello devo dire, sui due amanti di Gradara, l’Unica Verità, giusto?
Sì, questo è il titolo. Come hai detto non mi sono fermata, non mi sono data per vinta. Certo senza danaro nulla è facile, ma poi ad ottobre 2016 con l’aiuto di una serie di persone primo fra tutti Maurizio Nardelli che ha curato la regia, Luca Canale Brucculeri che da Torino ha accettato di partecipare come attore e impersonare Giovanni Malatesta, Rita Rusciano, attrice e grande amica che impersona Francesca e i miei figli tra cui Giulia, la grande, che impersona Samaritana, sono riuscita a realizzare “l’Unica Verità”, un piccolo trailer in cui convogliare alcuni indizi sulla vera storia di quest’assassinio.
Permettimi di ringraziare, oltre alle persone già citate sopra, anche la Confraternita della Fenice per i costumi e le figurazioni e il gruppo “La Rosa d’Acciaio” per gli stunt man.
Con questo progetto la speranza, oggi, è quella di catturare l’attenzione di una buona produzione che incuriosita dalla storia insolita possa farne un film o una mini serie tv di due puntate. So che non sarà facile, ma non mollo.
Sei un’infermiera, una moglie e una madre di tre figli, come fai a conciliare tutto?
L’è dura, cara Valeria, il tempo è sempre poco… è una corsa continua, un combattere contro il sonno e la stanchezza, ma sono una guerriera e quando mi impongo una cosa faccio di tutto per portarla avanti. Le passioni aiutano, in fondo sono ciò che ci fanno sentire vivi, ciò che ci fanno andare il cuore a mille.
Cara Sandra è arrivato il momento di salutarci: io ti ringrazio di aver affidato a me la narrazione di questo tuo percorso di vita, un tantino insolito, devo ammettere. Concludo l’intervista informando i nostri lettori che il trailer dell’Unica Verità è visibile su Vimeo e che attende di essere catturato dalla persona giusta, dalla produzione giusta.
Una delle più famose storie d’amore di tutti i tempi attende giustizia. Ad un’umile infermiera l’importante compito di far luce sulla Verità.