Molte fonti storiche la definiscono la figlia prediletta di Lorenzo il Magnifico, la quarta femmina nata dal matrimonio con Clarice Orsini.
di Barbara Belotti
Prima di lei vengono al mondo Lucrezia, Maddalena e Luisa (o Luigia), che muore a soli 11 anni quando già è promessa sposa a un lontano parente, Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici detto Il popolano.
Contessina nasce il 16 gennaio 1478 a Pistoia dove Lorenzo il Magnifico aveva fatto trasferire moglie, figlie e figli per tenerli al sicuro dal clima irrequieto di Firenze dopo la congiura dei Pazzi. Alla piccola nata venne dato il nome della bisnonna paterna ma il suo nome completo fu Contessina Antonia Romola.
Su di lei si hanno poche notizie, tutte legate alla sfera privata. C’è da credere che, come i fratelli e le sorelle, abbia conosciuto la cultura umanista voluta dal Magnifico.
Contessina è una figura poco conosciuta nella storia del casato fiorentino, almeno fino alla metà del XIX secolo quando cominciarono a essere divulgate notizie su un presunto innamoramento adolescenziale fra lei e il giovane Michelangelo Buonarroti. Nessun documento prova questa passione amorosa, si tratta probabilmente di una leggenda sorta in epoca romantica, ma questa storia è entrata a pieno diritto nel romanzo biografico Il tormento e l’estasi scritto da Irving Stone sulla vita dello scultore toscano.
Lo scrittore statunitense traccia con tocchi lievi e gentili sia il ritratto di Contessina sia gli incontri con Michelangelo che, accolto da Lorenzo de’ Medici nel palazzo di Via Larga a Firenze, studia e disegna nel giardino dell’elegante dimora. ll Magnifico ha un profondo amore per la cultura e ha riconosciuto nel giovane artista la fiamma del genio. Lo protegge, lo accoglie come un figlio e gli dà la possibilità di studiare le sculture antiche acquistate.§
Il primo incontro fra Contessina e Michelangelo avviene, nel romanzo, al cospetto di Lorenzo: «Ora il Magnifico si fermò a chiacchierare con gli apprendisti. Michelangelo volse lo sguardo alla ragazzina che gli camminava accanto. Era una cosina smilza, più giovane di lui; indossava una veste di lana rosa dalle maniche lunghe, con la gonna fluente in ampie e morbide pieghe; sotto il corpetto strettamente allacciato sul davanti spiccava la camicetta di un giallo molto chiaro, dal colletto alto. Pianelle gialle di broccato; sui capelli scuri e folti un berretto di raso incrostato di perle. Era così pallida che nemmeno il rosa della veste e del berretto riusciva ad avvivare di riflesso il visino sottile. […] a un tratto gli occhi di Michelangelo incontrarono quelli della fanciulla. S’interruppe nel suo lavoro. Ella ristette un momento. Il giovane apprendista non poteva staccare lo sguardo da questa esile ragazzina dalla fisionomia intensamente viva; ella a sua volta fu colpita dalla quasi furiosa tensione che egli ancora serbava nel viso, staccandosi per un attimo dal disegno nel quale stava profondendo tutte le sue energie, e una piccola vampata di colore le salì alle guance eburnee. Michelangelo avvertì con un intimo sussulto destarsi tra loro qualcosa».
Michelangelo e Contessina sono quasi coetanei, lui è più vecchio di soli tre anni. La conoscenza sarà certamente avvenuta, visto che vivevano entrambi sotto lo stesso tetto, ma appare poco probabile che sia stato vissuto il sentimento d’amore raccontato nel romanzo; sicuramente non c’è alcuna traccia negli scritti lasciati dallo scultore.
Irving Stone immagina un secondo incontro dopo poco tempo, questa volta di sera: «[Michelangelo] prese l’abitudine di indugiarsi nel giardino la sera, senza che nessuno se ne accorgesse; impugnava lo scalpello e lavorava su frammenti di pietra abbandonati qua e là […] Era per lui la più bella ora della giornata: solo nel giardino, con l’unica compagnia delle statue. […] Come era inevitabile, venne tuttavia scoperto: ma proprio dalla persona che meno avrebbe immaginato potesse coglierlo sul fatto. Contessina de’ Medici veniva ora nel giardino quasi ogni giorno, accompagnata, se non dal padre, dal Poliziano o da Marsilio Ficino o da Pico della Mirandola, i platonizzanti amici di Lorenzo. Si tratteneva a discorrere con il Granacci, il Sansovino e il Rustici, che evidentemente conosceva da parecchio tempo; ma nessuno pensò a presentarle Michelangelo ed ella non gli rivolgeva mai la parola. Il ragazzo sentiva immediatamente, pur senza scorgere la sua vivace figurina né vedere la sua faccia dai grandi occhi, quando ella varcava il cancello ed entrava nel giardino. […] Ella non si soffermava mai a veder Michelangelo lavorare. Andava a collocarsi all’estremità del tavolo del Torrigiani, con il viso rivolto verso di lui, in modo che egli poteva osservare ogni suo movimento e sentirla ridere alle frasi scherzose del compagno». Solo al terzo incontro, d’estate sempre nel giardino, Contessina gli rivolge la parola: «Perché lavori così furiosamente? Non ti stanchi? Io mi sentirei subito sfinita. La fanciulla conosceva la propria fragilità, sapeva del suo male di famiglia: quella consunzione che nello spazio di un anno le aveva portato via la madre e la sorella».
La giovane venne destinata a sposare il Conte Palatino Piero Ridolfi e le nozze furono celebrate nel maggio del 1494, due anni dopo la morte di Lorenzo. I destini delle donne Medici sono tracciati da volontà più grandi di loro e Contessina non è diversa dalle sorelle. Così Irving Stone immagina il dialogo fra la ragazza e Michelangelo sulle future nozze con Ridolfi:
«Contessina lo trovò nella biblioteca, dove stava copiando alcune illustrazioni di un antico manoscritto. Era stata lontana parecchie settimane. e aveva sul volto un pallore cinereo. Egli balzò in piedi.
– Contessina! Siete stata malata? Sedetevi qui.
– Debbo dirti una cosa… – Si lasciò cadere sulla sedia e si protese verso il caminetto spento, come per scaldarsi le mani.
– È stato steso il contratto.
– Quale contratto?
– Per le mie nozze… con Piero Ridolfi. Non volevo che la notizia ti fosse data da altri.
Michelangelo tacque un istante. – Perché dovrei esserne colpito? – domandò bruscamente. – tutti sanno che le figlie dei Medici sono destinate a fare matrimoni politici: Maddalena con Franceschetto Cybo, il figlio del papa; Lucrezia con Jacopo Salviati…
– Non capisco perché tu debba agitarti più di me.
Egli le piantò francamente gli occhi in faccia, per la prima volta. -Questa decisione vi addolora? – le domandò.
– Come sarebbe possibile? Tutti sanno che le figlie dei Medici sono destinate a fare matrimoni politici.
– Perdonatemi, Contessina. La notizia mi ha fatto soffrire.
– Non hai bisogno di scusarti – ella rispose con un malinconico sorriso. – Ormai ti conosco.
– E… quando il matrimonio?
– Oh, ci vorrà ancora un po’ di tempo: sono troppo giovane. Ho chiesto che si lasci passare un anno.
– Comunque tutto è cambiato.
– Non per noi. Restiamo amici.
Un intervallo di silenzio; poi Michelangelo domandò: – Piero Ridolfi non vi renderà infelice? È innamorato di voi?
Contessina, a testa bassa, alzò lo sguardo verso di lui. – Di queste cose non parliamo nemmeno. Io farò tutto il mio dovere. Ma i miei sentimenti sono affar mio».
La giovane donna ebbe due figlie e tre figli e in seguito all’elezione papale di Giovanni de’ Medici, si trasferì a Roma, nuovo centro di potere della famiglia. Anche lei ottenne appoggi e favori da Leone X, come le sorelle Lucrezia e Maddalena, e forse non mancarono fra loro attriti, invidie e gelosie su chi beneficiava maggiormente dell’appoggio e della benevolenza del pontefice. Di sicuro la nomina papale consentì al figlio Niccolò Ridolfi una brillante e rapida carriera ecclesiastica, seguita alla nomina cardinalizia ottenuta nel 1517 a soli 16 anni. «La prima volta ch’egli [Michelangelo N.d.R.] partecipò a un pranzo da lei offerto in onore del papa e della Corte pontificia (Contessina era infatti decisa a diventare la “padrona di casa” ufficiale del vaticano), ella lo condusse in un piccolo studio […] Era sempre la Contessina della sua fanciullezza e della sua gioventù: ma quanto mutata, nello stesso tempo, dal giorno dell’elezione pontificia del fratello! Adesso era “la grande contessa”: non tollerava interferenze da parte delle sorelle maggiori, Lucrezia Salviati e Maddalena Cibo, anch’esse trasferitesi a Roma con le rispettive famiglie; brigava, lottava per procacciare cariche e benefici ai Ridolfi; lavorava in stretto accordo con il cugino Giulio, che controllava gli affari e la politica del Vaticano. Nei suoi spaziosi giardini aveva fatto erigere un palcoscenico per offrire spettacoli e concerti alla nobiltà romana e agli ospiti provenienti da altre città. Sempre più ci si rivolgeva a lei per ottenere uffici e favori»
Contessina morì a 37 anni a Roma, il 29 giugno 1515. Venne sepolta nella chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio.
Il testo è tratto dalla ricostruzione storica pubblicata su “Memorie” nel sito www.toponomasticafemminile.com
3 commenti
La donna del ritratto è Selvaggia Sassetti. Figlia di Francesco Sassetti e Nera corsi
Qui si dice che Contessina nacque “il 16 gennaio 1478 a Pistoia dove Lorenzo il Magnifico aveva fatto trasferire moglie, figlie e figli per tenerli al sicuro dal clima irrequieto di Firenze dopo la congiura dei Pazzi” ma tale congiura avvenne più tardi, il 26 aprile di quell’anno…
Ha perfettamente ragione
Il testo doveva essere “dal clima irrequieto di Firenze che condusse alla congiura dei Pazzi