Vittime delle disparità socioeconomiche e di una cultura basata essenzialmente sulla violenza di genere: la lotta di sopravvivenza delle sudafricane evoca una speranza nel futuro che spesso il mondo occidentale tende a sottovalutare.
Discriminate, denigrate, maltrattate, ignorate dalle autorità, spesso abusate persino da quegli stessi individui in divisa teoricamente preposti a vegliare sulla sicurezza generale.
Sarebbero infatti almeno 150 le donne violentate quotidianamente dagli agenti del South Africa Police Service, responsabili, tra l’altro, della morte della 22enne Noluvo Swelindawo, attivista lesbica della comunità di Driftsands freddata lo scorso dicembre con un colpo di pistola alla testa.
“Sono ancora troppe quelle che tanto in città quanto nelle zone rurali non dispongono delle risorse ideali per avanzare rivendicazioni“, ha osservato Samantha Ngcolomba, avvocatessa 33enne originaria di Bulawayo (Zimbabwe) ormai stabilmente insediata a Johannesburg che dal 2oo7 (anno di conseguimento della laurea), al termine di una proficuo periodo di collaborazione con l’International Organization for Migration di Ginevra e con uno studio di Cape Town, si sta dedicando all’assistenza legale gratuita della popolazione femminile.
Provvidenziale, in tal senso, la decisione di rilevare e rilanciare, nel 2012, la società di consulenza Csi Boutique: mossa che le ha consentito di procedere nell’arco di un biennio, alla fondazione di Lady Liberty, associazione non governativa inizialmente subordinata ma assurta in breve a importanza primaria.
“Odio le ingiustizie. Non pretendo certo di risolvere i problemi legati ad alcoolismo, tossicodipendenza, vagabondaggio, sieropositività all’Hiv, ma so di poter essere incisiva nell’ambito dei diritti umani in cui mi ritengo qualificata, che d’altronde è ciò che mi appassiona“.
Obiettivo della struttura è di sopperire all’inefficacia del metodo adottato dal governo sudafricano (obbligo per ogni esperto in giurisprudenza di dedicare dalle 20 alle 24 ore annue al benessere della collettività) per fronteggiare le emegenze sociali: “Non funziona affatto. La gente arriva e poi se ne va senza aver contribuito a migliorare la situazione. Gli effetti stentano a manifestarsi, perchè il bacino delle urgenze è davvero immenso“.
E’ del resto la ragione per cui ha provveduto a creare un provvidenziale network di avvocati realmente motivati che essendo disposti a trasferimenti continui da un lato all’altro del territorio sono in grado di ovviare alle molteplici carenze del volontariato temporaneo istituzionalmente imposto.
Un ufficio itinerante dunque, del quale – nel corso degli ultimi 24 mesi – hanno già beneficiato oltre 1500 sventurate appartenenti a sette comunità diverse: “Nel prossimo lustro vorrei riuscire a raggiungere quota cinquemila“, ha precisato. “Infatti sto sviluppando una nuova app interattiva che dovrebbe renderci più visibili e accessibili non solo in Sudafrica ma anche altrove. Le donne che si rivolgono a noi acquisiscono consapevolezza di sé, diventano coscienti delle battaglie da condurre. Mi piacerebbe vederne sempre di più, perché capisco che hanno davvero bisogno di aiuto. Purtroppo però i mariti non sono d’accordo: il risultato è che quasi tutte sono dominate dalla paura“.
L’indiscussa supremazia maschile (mera espressione della tirannia patriarcale) e le conseguenti condizioni di perenne asservimento in cui versa l’altra metà del cielo costituiscono infatti i maggiori ostacoli al percorso emancipatorio locale.
“Oltretutto il nostro sistema legale non è accessibile alle masse. Molte persone sono prive di mezzi di trasporto o non dispongono del denaro sufficiente per ricorrere alle normali procedure. Noi le aiutiamo recandoci direttamente sul posto. Abbiamo insomma abbattuto le barriere dell’inaccesibilità. in fondo era una passo indispensabile“, ha ricordato Palesa Lepule, professionista della Norton Rose Attorneys di Sandton.
“Coesione e supporto reciproco: è questo il criterio che seguiamo. Non siamo un organismo di beneficenza e non vogliamo alcuna retribuzione. Deideriamo unicamente godere di piena autonomia operativa“: la 58enne Cristina Seyabelo sta cercando di acquisire la competenza necessaria per ergersi a portavoce della minoranza albina, fortemente penalizzata dalla società.
Su maltrattamenti domestici e stupri si è invece focalizzata l’attenzione di Tholaleke Dube (23 anni), attualmente in forza presso la LifeLine Pietermaritzburg. “Dai membri di Lady Liberty ho imparato parecchio. Adesso potrò avvalermi delle nozioni apprese per orientare le scelte delle connazionali in difficoltà che incontro regolarmente“.